28/04/2005, 00.00
PAKISTAN
Invia ad un amico

Pakistan: continuano le proteste per la voce "religione" sui passaporti

di Qaiser Felix

Faisalabad (AsiaNews) – In Pakistan le associazioni per i diritti umani e religiosi continuano le proteste contro il reinserimento della voce "religione" sui passaporti.

Il Centro per lo sviluppo umano (Hdc) a l'Alleanza delle minoranze pakistane (Apma) hanno tenuto lunedì 25 aprile a Toba Tek Singh - nella diocesi di Faisalabad - una conferenza stampa congiunta in cui hanno dichiarato: "Le minoranze religiose del Pakistan rigettano con forza la decisione governativa sui passaporti".

Nel corso dell'incontro hanno annunciato il lancio di una campagna nazionale di protesta.  Nel programma della campagna si legge: "Noi non accetteremo questa decisione, ingiusta e contraria alla democrazia. La risoluzione contro la "colonna delle religioni" verrà presentata a tutti i membri del Parlamento nazionale ed in tutte le Assemblee provinciali del Pakistan".

L'Hdc aveva già organizzato una marcia di protesta pochi giorni prima – a Toba Tek Singh – mentre l'Apma si era radunata domenica 24 a Multan.

P. Bonnie Mendes - direttore dell'Hdc – dice che il passaporto è un documento nazionale ed in quanto tale dovrebbe essere uguale per tutti. Aggiunge che la presenza della voce "religione" nei passaporti è un altro passo verso il settarismo sociale. "Il Pakistan – spiega - ha già subito una grande perdita a causa del settarismo: il governo non dovrebbe aprire nuove porte a questo fenomeno sociale".

Shahbaz Batti - presidente dell'Apma - aggiunge che le minoranze religiose del Paese sono dispiaciute e colpite in modo profondo dalla decisione del gabinetto federale di reintrodurre la voce. "E' una decisione infelice e contraria ad ogni logica, ragione o norma civile, che mostra solamente come il governo ha ceduto, ancora una volta, alle pressioni degli estremisti religiosi". Per lui reintrodurre la voce "ha creato un senso di insicurezza e di sconforto" fra la popolazione in generale e le minoranze religiose in particolare. "Un passaporto non è un certificato di credo religioso: serve solo ad identificare la nazionalità del proprietario".

Michael Javed - uno dei relatori -  ha ricordato Muhammad Ali Jinnah, il padre della patria pakistana. "Lui – dice - aveva dato a tutte le minoranze religiose assoluta libertà. Aveva più volte ricordato che la religione non ha nulla a che fare con gli affari di Stato. L'inclusione della clausola religiosa nel passaporto è un chiaro rifiuto di quell'ideologia".

Parvez Rafiq, un deputato cristiano dell'assemblea del Punjab, ha detto ad AsiaNews: "Insieme ad altri 2 deputati - Natami Saleem e Navid Aamir - abbiamo presentato una risoluzione contro questa decisione e l'abbiamo presentata all'assemblea del Punjab. Il presidente l'ha rigettata".
TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Maria Voce all’Onu: “L’estremismo del dialogo” per sconfiggere la “religione della guerra”
23/04/2015
Cristiani del Pakistan: sui passaporti il governo ha ceduto agli estremisti
25/03/2005
Pakistan: minoranze religiose perseguitate ed emarginate
10/12/2004
Ritocchi inadeguati per la legge sulla blasfemia
02/11/2004
Nelle carceri pakistane saranno creati luoghi di culto non islamici
05/02/2008


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”