31/10/2006, 00.00
PAKISTAN
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Pakistan: scoppia la protesta popolare per il raid alla madrassah

Il bombardamento ieri di una scuola coranica nel nord-ovest del Paese innesca manifestazioni di leader tribali e dell'opposizione politica, convinti che dietro la morte di 80 innocenti ci sia Islamabad pilotata da Washington. Il governo pakistano risponde: si trattava di militanti terroristi.

Islamabad (AsiaNews/Agenzie) - Migliaia di uomini delle tribù, commercianti e militanti armati, si sono radunati oggi in diverse città del Pakistan per protestare contro il governo e gli Stati Uniti per il bombardamento missilistico di una madrassah (scuola coranica), sospettata di essere un centro addestramento di al-Qaida. Nell'operazione sono state uccise 80 persone. Secondo il governo di Islamabad le vittime erano tutti militanti terroristi, ma i leader tribali e dell'opposizione politica accusano che si trattava solo di studenti e insegnanti innocenti.

Circa duemila persone hanno protestato a Khar, la principale città del distretto nord-occidentale di Bajur, a circa 10 km dal villaggio di Chingai, dove gli elicotteri pakistani ieri hanno lanciato 5 missili distruggendo una madrassah. Dagli altoparlanti i capi, in lingua pashtun, invitavano la gente a combattere una guerra santa come protesta contro quello che definiscono un attacco pilotato dagli Stati Uniti. "A morte Musharraf! A morte Bush!" è lo slogan più gridato dai manifestanti. Altre proteste sono in corso in tutto il Paese da Peshawar, nel nord, a Karachi, nel sud.

Tre funerali si sono svolti uno dopo l'altro nel campo vicino alla scuola colpita, dove i resti di almeno 50 persone giacciono su lettini di legno in fila uno accanto all'altro, coperti con lenzuoli colorati.

Secondo Qazi Hussein Ahmed, leader della Muttaheda Majlis Amal (MMA, alleanza di sei partiti islamici all'opposizione), l'azione di ieri "è stata condotta dagli Usa e il Pakistan se ne è preso la responsabilità, perché sa che se si sapesse la verità scoppierebbe una guerra civile". Sia l'esercito pakistano, che quello statunitense hanno respinto l'accusa.

Il raid alla madrassah è stata l'operazione militare che in Pakistan ha fatto più vittime. Tra gli uccisi risulta Liaquat Hussein, un religioso islamico ritenuto legato ad Ayman al-Zawahiri, il vice di bin Laden. A quanto riferisce il portavoce dell'esercito pakistano, il bombardamento è scattato dopo che Hussein ha ignorato i numerosi moniti del governo a cessare le sue attività.

Con i missili sulla scuola di Chingai sfumano i tentativi del presidente Pervez Musharraf di convincere i leader tribali della zona ad appoggiare il suo governo, allontanandosi dall'influenza di talebani ed al-Qaeda. Un trattato di pace da poco pianificato tra capi tribù ed esercito è stato cancellato già ieri in risposta al raid.

Doietro forti pressioni internazionali, Musharraf aveva ordinato la registrazione di tutte le scuole coraniche entro la fine del 2005 e l'espulsone di tutti gli studenti stranieri. I religiosi musulmani, però,  sono contrari, perché non vogliono perdere il loro monopolio  sull'istruzione. Non si conosce il numero esatto di madrassah in Pakistan: stime approssimative parlano di cifre tra le 10 mila e le 13 mila; di recente i media locali ne hanno calcolate circa 16 mila. Le madrassah vengono finanziate da ricchi privati musulmani e da Paesi islamici come l'Arabia Saudita.

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