20/01/2017, 08.53
SIRIA
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Palmira: lo Stato islamico giustizia 12 persone, quattro per decapitazione

Le altre otto vittime uccise a colpi di pistola. Parte delle uccisioni avvenute all’interno di un museo, poco distante dalle rovine patrimonio dell’umanità. Quattro delle vittime erano insegnanti e impiegati governativi. Gli uomini di Daesh starebbero accumulando esplosivo per distruggere altri reperti antichi. 

 

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Le milizie dello Stato islamico (SI) hanno decapitato quattro persone e uccise altre otto a colpi di pistola nella città-simbolo di Palmira, uno dei luoghi dove la devastazione jihadista si è accanita di più in Siria. Una parte delle uccisioni sono avvenute nel piazzale interno di un museo, poco distante dalle rovine Unesco patrimonio dell’umanità. 

Secondo quanto riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani, le vittime sono quattro fra insegnanti e impiegati governativi; a questi si aggiungono quattro soldati governativi e quattro ribelli, catturati in precedenza. 

A dicembre i jihadisti hanno riassunto il controllo dell’area e a poco sono serviti i bombardamenti dei caccia russi, a sostegno dell’esercito siriano. Lo SI ha risposto con fuoco di artiglieria e attacchi suicidi compiuti da kamikaze. Nei 10 mesi di occupazione del sito di Palmira, patrimonio Unesco con duemila anni di storia alle spalle, Daesh [acronimo arabo per lo SI] ha distrutto molti monumenti e giustiziato il direttore delle antichità. La zona riveste un’importanza strategica per i miliziani a causa dei numerosi giacimenti di petrolio presenti nel sottosuolo.

Secondo il gruppo attivista Palmyra Monitor, alcune delle uccisioni sarebbero avvenute all’interno dell’anfiteatro romano. 

Le milizie jihadiste sono riuscite a riconquistare l’area, sfruttando il pieno coinvolgimento delle forze governative del presidente Bashar al-Assad nella battaglia madre di Aleppo. Fonti russe nell’area affermano che gli uomini di Daesh [acronimo arabo per lo Stato islamico] starebbero accumulando enormi quantità di esplosivo nella zona per distruggere altri reperti antichi. 

Le violenze jihadiste emerse in queste ore potrebbero essere un tentativo di risposta dei miliziani, che continuano a perdere terreno sia in Siria che nel vicino Iraq. 

Secondo uno studio della IHS Markit, società del Regno Unito esperta di analisi in tema di sicurezza e difesa, lo scorso anno le milizie di Daesh [acronimo arabo per lo SI] hanno perso circa un quarto del territorio dall’inizio della loro avanzata, nell’estate del 2014. Il gruppo jihadista ha ceduto un’area di circa 18mila kmq e oggi controlla “solo” una superficie attorno ai 60.400 kmq, un’estensione pari alle dimensioni della Florida (Usa).

Commentando l'offensiva dell’esercito irakeno e dei gruppi combattenti su Mosul, iniziata a metà ottobre, gli esperti britannici affermano che essa potrebbe concludersi con un esito positivo entro la metà del 2017. Dallo studio IHS Markit emerge che nel 2016 lo SI ha visto una riduzione del 23% del proprio territorio; un calo più vistoso rispetto al 14% dell’anno precedente, che mostrava già i primi segni rispetto all’avanzata incontrastata della seconda metà del 2014. Il movimento jihadista, sottolineano gli esperti, ha perso “aree vitali” rispetto al “progetto” iniziale che mirava alla (ri)nascita del Califfato islamico. 

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