29/06/2025, 14.28
VATICANO
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Papa, santi Pietro e Paolo: 'Fare delle diversità un laboratorio di unità'

Leone XIV ha celebrato la messa in San Pietro alle 10:30. Consegnato il pallio a 54 vescovi metropoliti, sette dall'Asia: "Nell’unità della fede cattolica, ciascuno possa alimentarla nelle Chiese locali". L'omelia su comunione ecclesiale e vitalità della fede: "Non cadere nell’abitudine, nel ritualismo". All'Angelus: "Tacciano le armi, si lavori per la pace". 

Città del Vaticano (AsiaNews) - 29 giugno, solennità dei santi Pietro e Paolo. A Roma è festa, si celebrano i patroni della città, con eventi storici come l’infiorata e la Girandola di Castel Sant’Angelo. La messa delle 10:30 nella basilica di San Pietro, presieduta da papa Leone XIV, è stata anticipata dalla veglia di preghiera serale di ieri. La storia di Pietro e Paolo “interpella da vicino anche noi, Comunità dei discepoli del Signore pellegrina in questo nostro tempo”, ha detto Prevost. È l’unione uno dei temi che accompagna la giornata. L’ha ricordato il pontefice nell’omelia: “Impegniamoci a fare delle nostre diversità un laboratorio di unità e di comunione, di fraternità e di riconciliazione”. E all’Angelus: “Esiste […] un ecumenismo del sangue, una invisibile e profonda unità fra le Chiese cristiane”.

Gesto che ha accompagnato la celebrazione è stata la consegna del pallio - stola di lana bianca simbolo dell’unione tra la Chiesa universale e quella locale - a 54 vescovi metropoliti. Un rito ripristinato da papa Leone XIV: il predecessore Francesco si limitava solamente alla loro benedizione durante l’odierna liturgia. “Questo segno, mentre richiama il compito pastorale che vi è affidato, esprime la comunione con il Vescovo di Roma, perché nell’unità della fede cattolica, ciascuno di voi possa alimentarla nelle Chiese locali a voi affidate”, ha detto Prevost. Tra i metropoliti, sette dall’Asia: mons. Fransiskus Nipa (Makassar, Indonesia); mons. Francis Xavier Vira Arpondratana (Bangkok, Thailandia); mons. John Rodrigues (Bombay, India); mons. Udumala Bala Showreddy (Visakhapatnam, India); mons. Varghese Chakkalakal (Calicut, India); mons. Midyphil Bermejo Billones (Jaro, Filippine); mons. Joseph Đặng Đức Ngân (Huê, Vietnam).

Nell’omelia papa Leone XIV si è focalizzato su due aspetti, ispirati dalla testimonianza dei due santi: la comunione ecclesiale e la vitalità della fede. In riferimento alla prima Prevost ha ricordato che Pietro e Paolo hanno vissuto "un unico destino, quello del martirio, che li ha associati definitivamente a Cristo”. Ma questa non è una “conquista pacifica”. I santi vi approdano “dopo un lungo cammino, nel quale ciascuno ha abbracciato la fede e ha vissuto l’apostolato in modo diverso”. “La storia di Pietro e Paolo ci insegna che la comunione a cui il Signore ci chiama è un’armonia di voci e di volti e non cancella la libertà di ognuno”, ha affermato il pontefice. Tale insegnamento porta a interrogarsi sulla comunione nella Chiesa: “Essa nasce dall’impulso dello Spirito, unisce le diversità e crea ponti di unità nella varietà”. Una “fraternità” di cui c’è tanto bisogno. “Ne hanno bisogno la vita pastorale, il dialogo ecumenico e il rapporto di amicizia che la Chiesa desidera intrattenere con il mondo”, ha aggiunto.

Sulla vitalità della fede papa Leone XIV ha affermato che nell’esperienza di “discepolato” si può correre il rischio “di cadere nell’abitudine, nel ritualismo, in schemi pastorali che si ripetono”. La storia si Pietro e Paolo può, invece, aiutare ad “aprirsi ai cambiamenti”, per “cercare strade nuove per l’evangelizzazione a partire dai problemi e dalle domande posti dai fratelli e dalle sorelle nella fede”. Ha quindi continuato: “Come tante volte ci ha ammoniti Papa Francesco, è importante uscire dal rischio di una fede stanca e statica”. Per fare ciò giugnfe in aiuto l’esercizio del discernimento. “Permette alla nostra fede e alla Chiesa di rinnovarsi continuamente e di sperimentare nuove vie e nuove prassi per l’annuncio del Vangelo”, ha detto il Vescovo di Roma. 

Al termine dell’omelia, Prevost ha salutato i membri del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina: “Grazie per la vostra presenza qui e per il vostro zelo pastorale. Il Signore doni la pace al vostro popolo!”. Un appello per la pace è stato condiviso anche dopo la recita della preghiera mariana dell’Angelus, avvenuta come di consueto alle 12 dalla finestra del Palazzo Apostolico Vaticano. “Continuiamo a pregare perché dovunque tacciano le armi e si lavori per la pace attraverso il dialogo”, ha detto il papa. Ricordata anche la tragedia avvenuta al Liceo “Barthélémy Boganda” di Bangui, nella Repubblica Centrafricana, dove 29 adolescenti hanno perso la vita a seguito di un’esplosione. “Il Signore conforti le famiglie e l’intera comunità!”, ha affermato. 

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