07/12/2025, 13.56
VATICANO
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Papa all'Angelus: 'Vicino all'Asia colpita dai recenti disastri naturali'

Prevost ha ricordato i popoli del Sud e Sud-Est asatico colpiti dal ciclone Ditwah: l'invito a sostenerli "con gesti di solidarietà". Tra i fedeli il cartello "Sri Lanka affonda. Non lasciateci soli". Sul viaggio in Turchia e Libano appena concluso: "Insegna che la pace è possibile, e cristiani possono contribuire a costruirla". 

Città del Vaticano (AsiaNews) - Il papa è “vicino ai popoli del Sud e del Sud-Est asiatico, duramente provati dai recenti disastri naturali”. Leone XIV l’ha affermato stamane dopo la recita dell’Angelus, guardando alle devastazioni causate dal ciclone Ditwah e aggravate da irresponsabili interventi umani come i disboscamenti incontrollati. Prevost ha assicurato la preghiera “per le vittime, per le famiglie che piangono i loro cari e per quanti portano soccorso”. Esortando “a sostenere con gesti di solidarietà i fratelli e le sorelle di quelle regioni”. "Sri Lanka affonda. Non lasciarteci soli", dice un cartello tra i fedeli in piazza San Pietro.

Dalla finestra del Palazzo Apostolico Vaticano il pontefice ha ricordato il primo viaggio apostolico appena compiuto, dal 27 novembre al 2 dicembre 2025. In Turchia si è celebrato il 1700esimo anniversario del Concilio di Nicea, insieme a Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli. Un incontro che segue i passi dei predecessori. “Proprio oggi ricorre il 60esimo anniversario della Dichiarazione comune tra Paolo VI e il patriarca Atenagora, che poneva fine alle reciproche scomuniche”, ha ricordato Prevost oggi. “Rinnoviamo l’impegno nel cammino verso la piena unità visibile di tutti i cristiani”, ha aggiunto.

La presenza in Turchia è stata anche occasione “di incontrare la comunità cattolica: attraverso il dialogo paziente e il servizio a chi soffre, essa testimonia il Vangelo dell’amore e la logica di Dio che si manifesta nella piccolezza”. Proprio di “logica della piccolezza” Leone XIV aveva parlato nei suoi discorsi, sottolineando la vivacità delle minoranze cristiane, e indicandola come “vera forza della Chiesa”. Dopo l’Angelus il papa ha ricordato il Libano come “mosaico di convivenza”, Paese ricco di diverse testimonianze.

“Ho incontrato persone che annunciano il Vangelo accogliendo gli sfollati, visitando i carcerati, condividendo il pane con chi si trova nel bisogno”, ha raccontato ai fedeli radunati in San Pietro. “Sono stato confortato dal vedere tanta gente per strada a salutarmi e mi ha commosso l’incontro con i parenti delle vittime dell’esplosione nel porto di Beirut. I libanesi attendevano una parola e una presenza di consolazione, ma sono stati loro a confortare me con la loro fede e il loro entusiasmo!”.

Il tema della pace ha accompagnato il pontefice alla soglia tra Asia ed Europa, prima, e nel turbolento Medio Oriente, poi. “Quanto è avvenuto nei giorni scorsi in Türkiye e Libano ci insegna che la pace è possibile e che i cristiani in dialogo con gli uomini e le donne di altre fedi e culture possono contribuire a costruirla. Non lo dimentichiamo: la pace è possibile!”, ha affermato dal Vaticano.

Prima della recita dell’Angelus papa Prevost ha commentato il Vangelo di oggi, seconda domenica di Avvento. Nel brano dell’evangelista Matteo (Mt 3,1-12), viene annunciata “la venuta del regno di Dio”: lo fa il “precursore” di Gesù, Giovanni Battista. Leone XIV ha rammentato che con le parole del Padre Nostro “venga il tuo regno”, “riconosciamo che il corso della storia non è già scritto dai potenti di questo mondo”. Orientandosi così al “nuovo che Dio ha in serbo per noi”, ha detto oggi il pontefice.

“Mettiamo pensieri ed energie a servizio di un Dio che viene a regnare non per dominarci, ma per liberarci. È un ‘vangelo’: una vera buona notizia, che ci motiva e ci coinvolge”, ha aggiunto. Ricordando che lo stesso Battista, che usava un tono “severo”, si stupì della “mitezza” e della “misericordia” con cui si è manifestato Gesù. Isaia, ha aggiunto, lo paragona a un germoglio, “immagine non di potenza o di distruzione, ma di nascita e di novità”. “Ognuno di noi può pensare a una sorpresa simile che gli è capitata nella vita”, ha detto il papa. Accostando questa “esperienza” a quella del Concilio Vaticano II, concluso 60 anni fa. 

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