02/12/2023, 11.54
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Papa alla COP28: scegliamo la vita per proteggere il pianeta

Il discorso del pontefice letto dal card. Parolin alla Conferenza Onu sui cambiamenti climatici: “I tentativi di scaricare le responsabilità sui poveri e sul numero delle nascite sono tabù da sfatare con fermezza”. L’appello ai leader politici: “Il clima impazzito è un avvertimento a fermare il delirio di onnipotenza. Non rimandate più gli impegni, il 2024 sia un anno di svolta”.

Dubai (AsiaNews) – “A nulla giova conservare oggi un’autorità che domani sarà ricordata per la sua incapacità di intervenire quando era urgente e necessario”. È il duro monito che papa Francesco ha rivolto ai governi del mondo riuniti a Dubai per la COP28, l’annuale Conferenza dell’Onu sulla lotta ai cambiamenti climatici. A poche settimane dalla pubblicazione dell’esortazione apostolica Laudate Deum, citata più volte nel suo intervento, il pontefice avrebbe voluto esserci di persona per chiedere a ciascuno di ascoltare “il gemere della terra” e “il grido dei poveri”. L’infiammazione respiratoria l’ha costretto a restare a Roma; ma le sue parole sulla necessità che “il 2024 sia l’anno della svolta” sono state comunque lette nella grande sala dell’Expo City di Dubai dove sono riunite le delegazioni di tutto il mondo dal cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin.

“La devastazione del creato è un’offesa a Dio - ammonisce Francesco - un peccato non solo personale ma strutturale che si riversa sull’essere umano, soprattutto sui più deboli, un grave pericolo che incombe su ciascuno e che rischia di scatenare un conflitto tra le generazioni. Sono con voi per porre la domanda a cui siamo chiamati a rispondere ora: lavoriamo per una cultura della vita o della morte?”.

Definisce “acclarato” il fatto che i cambiamenti climatici in atto derivino dal surriscaldamento del pianeta, causato principalmente dall’aumento dei gas serra nell’atmosfera, provocato a sua volta dall’attività umana. “L’ambizione di produrre e possedere - commenta - si è trasformata in ossessione ed è sfociata in un’avidità senza limiti, che ha fatto dell’ambiente l’oggetto di uno sfruttamento sfrenato”. Il clima impazzito per il papa è “un avvertimento a fermare il delirio di onnipotenza. Torniamo a riconoscere con umiltà e coraggio il nostro limite quale unica via per vivere in pienezza”.

Critica il fatto che persino di fronte a questa grande sfida globale prevalgano gli interessi nazionali sul bene comune. Stigmatizza chi pretende di giustificarsi citando quanto fatto da altri in passato. Ma soprattutto si dice colpito dai “tentativi di scaricare le responsabilità sui tanti poveri e sul numero delle nascite. Sono tabù da sfatare con fermezza”. “Sono in realtà le vittime di quanto accade: pensiamo alle popolazioni indigene, alla deforestazione, al dramma della fame, dell’insicurezza idrica e alimentare, ai flussi migratori indotti. E le nascite non sono un problema, ma una risorsa: non sono contro la vita, ma per la vita, mentre certi modelli ideologici e utilitaristi che vengono imposti con guanti di velluto a famiglie e popolazioni rappresentano vere e proprie colonizzazioni. Non venga penalizzato lo sviluppo di tanti Paesi, già gravati di onerosi debiti economici – chiede -. Si consideri piuttosto l’incidenza di poche nazioni, responsabili di un preoccupante debito ecologico nei confronti di tante altre. Sarebbe giusto individuare modalità adeguate per rimettere i debiti finanziari che pesano su diversi popoli anche alla luce del debito ecologico nei loro riguardi”.

Francesco ribadisce la sua preoccupazione per la crisi del multilateralismo, l’indebolirsi dell’idea che apparteniamo a un’unica famiglia umana. “Vale per la cura del creato così come per la pace – ricorda -. Quante energie sta disperdendo l’umanità nelle tante guerre in corso, come in Israele e in Palestina, in Ucraina e in molte regioni del mondo: conflitti che non risolveranno i problemi, ma li aumenteranno”.

Sollecita come risposta al cambiamento climatico un cambiamento politico: “È essenziale un cambio di passo che non sia una parziale modifica della rotta, ma un modo nuovo di procedere insieme”, spiega. Chiede alla COP di Dubai di essere un punto di svolta: “manifesti una volontà politica chiara e tangibile, che porti a una decisa accelerazione della transizione ecologica, attraverso forme che siano efficienti, vincolanti e facilmente monitorabili. E trovino realizzazione in quattro campi: l’efficienza energetica; le fonti rinnovabili; l’eliminazione dei combustibili fossili; l’educazione a stili di vita meno dipendenti da questi ultimi”.

“Si tratta di non rimandare più - aggiunge - di attuare, non solo di auspicare, il bene dei vostri figli, dei vostri cittadini, dei vostri Paesi, del nostro mondo. Siate voi gli artefici di una politica che dia risposte concrete e coese, dimostrando la nobiltà del ruolo che ricoprite, la dignità del servizio che svolgete”.
Ricorda al mondo, infine, che proprio nel 2024 ricorreranno gli 800 anni dal giorno in cui Francesco di Assisi compose il Cantico delle creature. “Lo fece dopo una nottata trascorsa in preda al dolore fisico, ormai completamente cieco - ricorda -. Dopo quella notte di lotta, risollevato nell’animo da un’esperienza spirituale, volle lodare l’Altissimo per quelle creature che più non vedeva, ma che sentiva fratelli e sorelle, perché discendenti dallo stesso Padre e condivise con gli altri uomini e donne. Anch’io, che porto il nome di Francesco – conclude - con il tono accorato di una preghiera vorrei dirvi: lasciamo alle spalle le divisioni e uniamo le forze! E, con l’aiuto di Dio, usciamo dalla notte delle guerre e delle devastazioni ambientali per trasformare l’avvenire comune in un’alba di luce”.

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