Papa per la pace in Terra Santa: 'No a uso indiscriminato della forza e spostamenti forzati'
All'udienza generale nuovo appello per la liberazione degli ostaggi isrealiani, un cessate il fuoco permanente e l'ingresso di aiuti umanitari a Gaza. Sostegno alla dichiarazione di ieri dei patriarchi latino e greco-ortodosso di Gerusalemme. Ordine di evacuazione alla chiesa ortodossa di San Porfirio. Nella catechesi ai fedeli, commentando l'atteggiamento di Gesù all'inizio della sua Passione: "Anche nell’ora più buia, si può restare liberi di amare fino in fondo”.
Città del Vaticano (AsiaNews) - “Supplico che siano liberati tutti gli ostaggi, si raggiunga un cessate-il-fuoco permanente, si faciliti l'ingresso sicuro degli aiuti umanitari e venga integralmente rispettato il diritto umanitario, in particolare l'obbligo di tutelare i civili e i divieti di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e di spostamento forzato della popolazione”.
A pochi giorni dalla giornata di preghiera e digiuno da lui indetta la scorsa settimana per i fratelli e le sorelle che soffrono a causa delle guerre, papa Leone XIV al termine dell’udienza generale di oggi è tornato a rivolgere “un forte appello sia alle parti implicate che alla comunità internazionale affinché si ponga termine al conflitto in Terra Santa, che tanto terrore, distruzione e morte ha causato”.
“Mi associo alla Dichiarazione congiunta dei Patriarchi greco-ortodosso e latino di Gerusalemme che ieri hanno chiesto di porre fine a questa spirale di violenza, di porre fine alla guerra e di dare priorità al bene comune delle persone – ha aggiunto ancora il pontefice rivolgendosi parlando ai fedeli presenti nell’Aula Paolo VI -. Imploriamo Maria, Regina della pace, fonte di consolazione e di speranza: la sua intercessione ottenga riconciliazione e pace in quella terra a tutti tanto cara”.
Le parole del papa giungono mentre dalla Terra Santa continuano ad arrivare notizie drammatiche, con sempre nuovi morti causati dai raid aerei e dalla fame nella Striscia di Gaza. E nonostante le nuove manifestazioni di ieri che hanno visto 350mila persone in piazza a Tel Aviv per chiedere il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas, il governo Netanyahu anche ieri ha rifiutato di rispondere all’ipotesi di accordo per fasi negoziata da Qatar ed Egitto e che ricalca la proposta avanzata qualche settimana dall’inviato americano Steve Witkoff. Oggi si attende l’esito di un altro vertice convocato a Washington dall’amministrazione Trump e a cui sarà presente il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, ma un’intesa continua ad apparire lontana e come scrivevano ieri i patriarchi da Gerusalemme intanto l’operazione militare israeliana a Gaza City “è già realtà”.
Proprio oggi l'esercito israeliano ha distribuito gli ordini di evacuazione per nuove zone, tra cui anche quella in cui sorge la chiesa ortodossa di San Porfirio, la più antica di Gaza, le cui origini risalgono al V secolo. Resta ancora fuori invece (per ora) l'area della parrocchia latina della Sacra Famiglia. Come hanno scritto ieri i patriarchi i sacerdoti e le religiose delle due comunità non ubbidiranno a questo ordine perché per molti "fuggire verso sud equivale a una condanna a morte" e occorre "prendersi cura di tutti coloro che si troveranno nei due complessi”.
Tornando all’udienza di Leone XIV, il nuovo appello per la Terra Santa è giunto al termine della catechesi settimanale che, nell’ambito del ciclo giubilare dedicato a “Gesù Cristo nostra speranza”, oggi si è soffermata sul racconto di Gesù che si consegna all’arresto per la sua Passione nell’orto degli ulivi. “Gesù sa. Tuttavia, decide di non indietreggiare. Si consegna – ha commentato il papa -. Non per debolezza, ma per amore. Un amore così pieno, così maturo, da non temere il rifiuto. Gesù non viene preso: si lascia prendere. Non è vittima di un arresto, ma autore di un dono. In questo gesto si incarna una speranza di salvezza per la nostra umanità: sapere che, anche nell’ora più buia, si può restare liberi di amare fino in fondo”.
“Nel cuore della notte, quando tutto sembra crollare – ha aggiunto ancora - Gesù mostra che la speranza cristiana non è evasione, ma decisione. Questo atteggiamento è il frutto di una preghiera profonda in cui non si chiede a Dio di essere risparmiati dalla sofferenza, ma di avere la forza di perseverare nell’amore, consapevoli che la vita liberamente offerta per amore non ci può essere tolta da nessuno”.
Il pontefice ha citato anche il passaggio del Vangelo di Marco in cui si racconta di un giovane che, quando Gesù viene arrestato, scappa via nudo (Mc 14,51). “È un’immagine enigmatica, ma profondamente evocativa - ha commentato -. Anche noi, nel tentativo di seguire Gesù, viviamo momenti in cui siamo colti alla sprovvista e restiamo spogliati delle nostre certezze. Sono i momenti più difficili, nei quali siamo tentati di abbandonare la via del Vangelo perché l’amore ci sembra un viaggio impossibile. Eppure, sarà proprio un giovane, alla fine del Vangelo, ad annunciare la risurrezione alle donne, non più nudo, ma rivestito di una veste bianca”.
“Questa – ha concluso Leone XIV - è la speranza della nostra fede: i nostri peccati e le nostre esitazioni non impediscono a Dio di perdonarci e di restituirci il desiderio di riprendere la nostra sequela, per renderci capaci di donare la vita per gli altri”.
02/03/2024 13:14
16/01/2009