22/02/2023, 12.54
VATICANO
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Papa sull'Ucraina: 'Si è fatto tutto il possibile per fermare la guerra?'

A un anno dall'inizio della guerra il monito di Francesco all'udienza generale: "Non ci può essere vittoria sulle macerie". Nel primo giorno della Quaresima l'invito ai fedeli: "intensifichiamo durante questo periodo la preghiera, la meditazione della parola di Dio e il servizio ai fratelli”. Oggi il rito delle Ceneri a Santa Sabina.

Città del Vaticano (AsiaNews) - “Vorrà il Signore perdonare tanti crimini e tanta violenza? Egli è il Dio della pace, restiamo vicini al martoriato popolo ucraino che continua a soffrire e chiediamoci: è stato fatto tutto il possibile per fermare la guerra?”. Nel primo giorno della Quaresima, che cade a poche ore dal "triste anniversario" dell’inizio della guerra "assurda, triste e crudele" in Ucraina, papa Francesco con queste parole è tornato ancora una volta a levare il suo grido perché tacciano le armi. Lo ha fatto al termine dell’udienza generale nell’aula Paolo VI, rinnovando l’appello a “quanti hanno autorità sulle nazioni, perché si impegnino concretamente, per la fine del conflitto, per raggiungere il cessate il fuoco e avviare negoziati di pace”. Quella “costruita sulle macerie - ha aggiunto - non sarà mai una vera vittoria”.

"Oggi inizia la Quaresima - ha poi ricordato - tempo privilegiato di conversione e di penitenza per il nostro spirito. Vorrei chiedere a tutti voi di intensificare durante questo periodo la preghiera, la meditazione della parola di Dio e il servizio ai fratelli”. Questo pomeriggio il papa stesso - come consuetudine - presiederà il rito delle ceneri nella basilica di Santa Sabina, sul colle dell’Aventino a Roma.

Tornando all’udienza generale, nella sua catechesi settimanale il pontefice ha proseguito il ciclo di riflessioni sullo zelo apostolico nell’evangelizzazione. Il Risorto - ha osservato il papa - esorta ad andare “non a indottrinare o a fare proseliti, ma a fare discepoli, cioè a dare ad ognuno la possibilità di entrare in contatto con Gesù, di conoscerlo e amarlo”. Lo stesso invito a battezzare “prima di indicare un’azione liturgica, esprime un’azione vitale: immergere la propria vita nel Padre, nel Figlio, nello Spirito Santo; provare ogni giorno la gioia della presenza di Dio che ci è vicino come Padre, come Fratello, come Spirito che agisce in noi, nel nostro stesso spirito”. 

È lo Spirito Santo, infatti, “il motore dell’evangelizzazione”. E per spiegare come agisce Francesco ha fatto riferimento al racconto degli Atti degli Apostoli sul primo Concilio di Gerusalemme, quello della decisione su come comportarsi con i pagani che venivano alla fede senza appartenere al popolo ebraico. Un tema su cui anche nella prima comunità esistevano opinioni diverse. “Si sarebbe potuto cercare un buon compromesso - ha osservato il pontefice - tra tradizione e innovazione: alcune norme si osservano, altre si tralasciano. Eppure gli Apostoli non seguono questa sapienza umana, ma si adeguano all’opera dello Spirito, che li aveva anticipati, discendendo sui pagani come su di loro”. Fu una scelta in obbedienza al “principio dell’annuncio: nella Chiesa tutto va conformato alle esigenze dell’annuncio del Vangelo; non alle opinioni dei conservatori o dei progressisti, ma al fatto che Gesù raggiunga la vita della gente. Perciò ogni scelta, uso, struttura e tradizione sono da valutare nella misura in cui favoriscono l’annuncio di Cristo”. "Il Vangelo - ha aggiunto abraccio - non è un'idea o un'ideologia, ma un annuncio che fa cambiare il cuore. Se tu ti rifugi in un’idea, in un’ideologia sia di destra sia di sinistra sia di centro, tu stai facendo del Vangelo un partito politico, una ideologia, un club di gente".

Lo Spirito Santo è dunque “la luce che orienta la Chiesa: fa chiarezza, aiuta a distinguere, a discernere. Per questo - ha aggiunto il papa - occorre invocarlo spesso; facciamolo anche oggi, all’inizio della Quaresima. Perché, come Chiesa, possiamo avere tempi e spazi ben definiti, comunità, istituti e movimenti ben organizzati ma, senza lo Spirito, tutto resta senz’anima. La Chiesa, se non prega e non invoca lo Spirito, si chiude in sé stessa, in dibattiti sterili ed estenuanti, in polarizzazioni logoranti, mentre la fiamma della missione si spegne. Lo Spirito, invece, ci fa uscire, ci spinge ad annunciare la fede per confermarci nella fede, ad andare in missione per ritrovare chi siamo”.

 

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