09/07/2025, 13.22
VATICANO
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Papa: 'Preghiamo per chi non vede l'urgenza della cura del creato'

Leone XIV ha presieduto all'aperto nei giardini di Castel Gandolfo la prima celebrazione pubblica della Messa ispirata nei suoi testi liturgici all'intenzione particolare della salvaguardia dell'ambiente come casa comune. "Il mondo brucia sia per il surriscaldamento terrestre sia per i conflitti armati. La nostra indignazione è l'indignazione di Dio".

Castel Gandolfo (AsiaNews) – “Abbiamo pregato per la conversione, la nostra conversione. Vorrei aggiungere che dobbiamo pregare per la conversione di tante persone, dentro e fuori della Chiesa, che ancora non riconoscono l’urgenza di curare la casa comune. Tanti disastri naturali che ancora vediamo nel mondo, quasi tutti i giorni in tanti luoghi, in tanti Paesi, sono in parte causati anche dagli eccessi dell’essere umano, col suo stile di vita. Perciò dobbiamo chiederci se noi stessi stiamo vivendo o no quella conversione: quanto ce n’è bisogno”.

Lo ha detto questa mattina Leone XIV durante la Messa presieduta nel Borgo Laudato Sì, voluto dal suo predecessore papa Francesco nella residenza pontificia di Castel Gandolfo, sui colli romani, come “laboratorio” di “quell’armonia con il creato che è per noi guarigione e riconciliazione”, al centro dell’omonima enciclica che Bergoglio pubblicò dieci anni fa. La celebrazione di oggi è stata anche l’occasione per il primo utilizzo pubblico della Messa per la cura del creato, il nuovo formulario per una celebrazione eucaristica con questa specifica intenzione promulgato nei giorni scorsi nel Messale romano dal Dicastero per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti.

“Qui – ha detto Leone XIV facendo riferimento al laghetto di fronte al quale era posto l’altare della celebrazione avvenuta all’aperto - è come nelle Chiese antiche dei primi secoli, che avevano il fonte battesimale per il quale si doveva passare per poi entrare nella chiesa. Non vorrei essere battezzato in quest’acqua … però il simbolo di passare attraverso l’acqua per essere lavati tutti dai nostri peccati, dalle nostre debolezze, e così poter entrare nel grande mistero della Chiesa è qualcosa che viviamo anche oggi”.

Nell’omelia della Messa  - commentando il brano evangelico della tempesta sedata da Gesù (Mt 8,23-27) – il pontefice ha fatto riferimento a “un mondo che brucia, sia per il surriscaldamento terrestre sia per i conflitti armati, che rendono tanto attuale il messaggio di papa Francesco nelle sue Encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti”. La paura dei discepoli nella tempesta oggi “è quella di larga parte dell’umanità. Però nel cuore dell’anno del Giubileo noi confessiamo - e possiamo dirlo più volte: c’è speranza! L’abbiamo incontrata in Gesù. Egli ancora calma la tempesta. Il suo potere non sconvolge, ma crea; non distrugge, ma fa essere, dando nuova vita”.

Il papa si è poi soffermato sullo stupore dei discepoli che sulla barca con Gesù si chiedono “Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?”. “Lo stupore, che questa domanda esprime – ha spiegato - è il primo passo che ci fa uscire dalla paura. Attorno al lago di Galilea, Gesù aveva abitato e pregato. Là aveva chiamato i suoi primi discepoli nei loro luoghi di vita e di lavoro. Le parabole, con le quali annunciava il Regno di Dio, rivelano un profondo legame con quella terra e con quelle acque, col ritmo delle stagioni e la vita delle creature”. Questa consapevolezza - resa ancora più piena dall’incontro con il Risorto - per il papa fa sì che “la nostra missione di custodire il creato, di portarvi pace e riconciliazione, sia la sua stessa missione: la missione che il Signore ci ha affidato. Noi ascoltiamo il grido della terra, noi ascoltiamo il grido dei poveri, perché questo grido è giunto al cuore di Dio. La nostra indignazione è la sua indignazione, il nostro lavoro è il suo lavoro”.

Ed è il motivo per cui per la Chiesa è importante vivere la custodia del creato anche attraverso una speciale celebrazione eucaristica. Leone XIV ha citato un passaggio dell’enciclica Laudato Sì in cui Francesco scriveva che “nell’Eucaristia il creato trova la sua maggiore elevazione. La grazia, che tende a manifestarsi in modo sensibile, raggiunge un’espressione meravigliosa quando Dio stesso, fatto uomo, arriva a farsi mangiare dalla sua creatura”. E ha concluso riprendendo le parole con cui sant’Agostino, nelle ultime pagine delle sue Confessioni, associa le cose create e l’uomo in una lode cosmica: “O Signore, ‘le tue opere ti lodano affinché ti amiamo, e noi ti amiamo affinché ti lodino le tue opere’ (Sant’Agostino, Confessioni, XIII, 33,48). Sia questa l’armonia che diffondiamo nel mondo”.
 

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