06/01/2019, 11.09
VATICANO
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Papa: All’Epifania fare un bel regalo al nostro Re, con oro, incenso e mirra

Nella festa che ricorda l’adorazione del Bambino da parte dei Magi, papa Francesco suggerisce di imitare i Magi. L’oro è l’adorazione; l’incenso la preghiera; la mirra, la cura per i corpi sofferenti. Cercare Dio “non sui palcoscenici fastosi del mondo, ma nella povertà luminosa di Betlemme”.  I Magi “si alzano per essere rivestiti di luce”. “C’è da prendere una via alternativa, … la via dell’amore umile”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Nel giorno dell’Epifania, la festa che ricorda l’adorazione di Gesù da parte dei Magi, abbiamo “l’occasione per fare un bel regalo al nostro Re”. È l’invito che papa Francesco ha rivolto stamane nella messa della solennità, celebrata in una gremitissima basilica di san Pietro. E prendendo spunto dai doni portati dai Magi, oro, incenso e mirra, ha spiegato: “L’oro, ritenuto l’elemento più prezioso, ricorda che a Dio va dato il primo posto. Va adorato. Ma per farlo bisogna privare sé stessi del primo posto e credersi bisognosi, non autosufficienti”. L’incenso simboleggia “la preghiera, che come profumo sale a Dio (cfr Sal 141,2). Ma, come l’incenso per profumare deve bruciare, così per la preghiera occorre “bruciare” un po’ di tempo, spenderlo per il Signore”. E infine, “la mirra, unguento che verrà utilizzato per avvolgere con amore il corpo di Gesù deposto dalla croce (cfr Gv 19,39). Il Signore gradisce che ci prendiamo cura dei corpi provati dalla sofferenza, della sua carne più debole, di chi è rimasto indietro, di chi può solo ricevere senza dare nulla di materiale in cambio”.

Nel corso dell’omelia, Francesco ha sottolineato alcuni punti fondamentali. Il primo è che Gesù è “venuto per tutti, non sui palcoscenici fastosi del mondo, ma nella povertà luminosa di Betlemme”.  Egli ha fatto notare che nei vangeli dell’infanzia si cita la nascita di Gesù affianco ai nomi di potenti come Augusto, Quirinio, Erode.  Ma “Dio non sale alla ribalta del mondo per manifestarsi”.

“La luce di Dio – ha ribadito - non va da chi splende di luce propria. Dio si propone, non si impone; illumina, ma non abbaglia. È sempre grande la tentazione di confondere la luce di Dio con le luci del mondo. Quante volte abbiamo inseguito i seducenti bagliori del potere e della ribalta, convinti di rendere un buon servizio al Vangelo! Ma così abbiamo girato le luci dalla parte sbagliata, perché Dio non era lì. La sua luce gentile risplende nell’amore umile. Quante volte poi, come Chiesa, abbiamo provato a brillare di luce propria! Ma non siamo noi il sole dell’umanità. Siamo la luna, che, pur con le sue ombre, riflette la luce vera, il Signore: Egli è la luce del mondo (cfr Gv 9,5). Lui, non noi”.

Un altro punto sottolineato è l’urgenza ad “alzarsi, cioè levarsi dalla propria sedentarietà e disporsi a camminare. Altrimenti si rimane fermi, come gli scribi consultati da Erode, i quali sapevano bene dov’era nato il Messia, ma non si mossero”.

“I Magi, invece, realizzano la profezia, si alzano per essere rivestiti di luce. Essi soli vedono la stella in cielo: non gli scribi, non Erode, nessuno a Gerusalemme. Per trovare Gesù c’è da impostare un itinerario diverso, c’è da prendere una via alternativa, la sua, la via dell’amore umile. E c’è da mantenerla. Infatti, il Vangelo odierno conclude dicendo che i Magi, incontrato Gesù, «per un’altra strada fecero ritorno al loro paese» (Mt 2,12). Un’altra strada, diversa da quella di Erode. Una via alternativa al mondo, come quella percorsa da quanti a Natale stanno con Gesù: Maria e Giuseppe, i pastori. Essi, come i Magi, hanno lasciato le loro dimore e sono diventati pellegrini sulle vie di Dio. Perché solo chi lascia i propri attaccamenti mondani per mettersi in cammino trova il mistero di Dio”.

“Oggi – ha concluso - siamo invitati a imitare i Magi. Essi non discutono, ma camminano; non rimangono a guardare, ma entrano nella casa di Gesù; non si mettono al centro, ma si prostrano a Lui, che è il centro; non si fissano nei loro piani, ma si dispongono a prendere altre strade. Nei loro gesti c’è un contatto stretto col Signore, un’apertura radicale a Lui, un coinvolgimento totale in Lui… In questo tempo di Natale che volge al termine, non perdiamo l’occasione per fare un bel regalo al nostro Re, venuto per tutti non sui palcoscenici fastosi del mondo, ma nella povertà luminosa di Betlemme. Se lo faremo, la sua luce risplenderà su di noi”.

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