25/11/2007, 00.00
VATICANO
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Papa: Dio dia pace ad israeliani e palestinesi che si incontrano ad Annapolis

Al termine della messa celebrata con i nuovi cardinali, Benedetto XVI invita ad unirsi alla Giornata di preghiera indetta dai vescovi degli Stati Uniti e chiede i doni "della saggezza e del coraggio" per coloro che partecipano all'incontro.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Preghiamo perché Dio doni la pace ad israeliani e palestinesi: “per il dono della saggezza e del coraggio per tutti i protagonisti” della conferenza di Annapolisi per la pace tra israeliani e palestinesi. L’invito alla preghiera per la pace, che Benedetto XI stamattina aveva rivolto ai nuovi cardinali con i quali ha celebrato una solenne messa nella basilica di San Pietro, lo ha indirizzato, all’Angelus, a tutti i fedeli, perché si uniscano alla Giornata di preghiera annunciata per oggi dai vescovi degli Stati Uniti.
 
“Martedì prossimo, ad Annapolis, negli Stati Uniti – ha detto, parlando dal sagrato della basilica - israeliani e palestinesi, con l’aiuto della Comunità internazionale, intendono rilanciare il processo negoziale per trovare una soluzione giusta e definitiva al conflitto che da sessant’anni insanguina la Terra Santa e tante lacrime e sofferenze ha provocato nei due popoli. Vi chiedo – ha aggiunto - di unirvi alla Giornata di preghiera indetta per oggi dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti d’America per implorare dallo Spirito di Dio la pace per quella regione a noi tanto cara e i doni della saggezza e del coraggio per tutti i protagonisti dell’importante incontro”.
 
La preghiera per la pace e l’unità dei ristiani costituisca la “prima e principale missione” dei nuovi cardinali, chiamati, come l’intera Chiesa, ad essere al suo servizio. Era stato il concetto centrale intorno al quale Benedetto XVI ha svolto l’omelia per la solenne messa celebrata nella basilica di San Pietro con i 23 nuovi cardinali, che lo stesso Papa ha creato ieri. Intorno ai nuovi porporati, più di 100 altri cardinali, centinaia di vescovi, sacerdoti e fedeli provenienti per lo più dalle diocesi dei neo-cardinali.
 
Ai cardinali, il Papa ha però ricordato che “il trono” sul quale è stato innalzato è la Croce e che “l’intera gerarchia della Chiesa, ogni carisma e ministero, tutto e tutti siamo al servizio della sua signoria”.
 
E’ una cerimonia festosa e suggestiva, nella basilica colorata di fiori, nel corso della quale il Papa consegna ai nuovi porporati l’ultima insegna del loro nuovo ruolo, l’annello cardinalizio e che ha la sua conclusione nel pranzo che Benedetto XVI fa con loro nell’atrio dell’Aula Paolo VI Ma a coloro che da ieri fanno parte del “senato” della Chiesa, Benedetto XVI ha ricordato che proprio su quell’anello è rappresentata la crocefissione. “Questo, cari Fratelli neo-Cardinali, - dice il Papa - sarà sempre per voi un invito a ricordare di quale Re siete servitori, su quale trono Egli è stato innalzato e come è stato fedele fino alla fine per vincere il peccato e la morte con la forza della divina misericordia. La madre Chiesa, sposa di Cristo, vi dona questa insegna come memoria del suo Sposo, che l’ha amata e ha consegnato se stesso per lei (cfr Ef 5,25). Così, portando l’anello cardinalizio, voi siete costantemente richiamati a dare la vita per la Chiesa”.
 
Benedetto XVI prende poi spunto dalla odiernza ricorrenza liturgica di Cristo Re e “dall’inno cristologico della Lettera ai Colossesi” per dire che “questo testo dell’Apostolo esprime una sintesi di verità e di fede così potente che non possiamo non restarne profondamente ammirati. La Chiesa è depositaria del mistero di Cristo: lo è in tutta umiltà e senza ombra di orgoglio o arroganza, perché si tratta del dono massimo che ha ricevuto senza alcun merito e che è chiamata ad offrire gratuitamente all’umanità di ogni epoca, come orizzonte di significato e di salvezza. Non è una filosofia, non è una gnosi, sebbene comprenda anche la sapienza e la conoscenza. È il mistero di Cristo; è Cristo stesso, Logos incarnato, morto e risorto, costituito Re dell’universo. Come non provare un empito di entusiasmo colmo di gratitudine per essere stati ammessi a contemplare lo splendore di questa rivelazione? Come non sentire al tempo stesso la gioia e la responsabilità di servire questo Re, di testimoniare con la vita e con la parola la sua signoria? Questo è, in modo particolare, il nostro compito, venerati Fratelli Cardinali: annunciare al mondo la verità di Cristo, speranza per ogni uomo e per l’intera famiglia umana”.
 
“Sulla scia del Concilio Ecumenico Vaticano II – aggiunge - i miei venerati Predecessori, i Servi di Dio Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, sono stati autentici araldi della regalità di Cristo nel mondo contemporaneo. Ed è per me motivo di consolazione poter contare sempre su di voi, sia collegialmente che singolarmente, per portare a compimento anch’io tale compito fondamentale del ministero petrino. Strettamente unito a questa missione – conclude il Papa - è un aspetto che vorrei, in conclusione, toccare e affidare alla vostra preghiera: la pace tra tutti i discepoli di Cristo, come segno della pace che Gesù è venuto a instaurare nel mondo”.
 
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