30/10/2016, 12.15
VATICANO
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Papa: Vicino alle popolazioni dell’Italia Centrale colpite dal terremoto

All’Angelus papa Francesco prega per i feriti e le famiglie vittime del sisma, a poche ore da una nuova scossa avvenuta stamane. Il popolo vede in Zaccheo “un furfante, che si è arricchito sulla pelle del prossimo.  Ma Gesù, guidato dalla misericordia, cercava proprio lui”. “È il dare fiducia alle persone che le fa crescere e cambiare. Così si comporta Dio con tutti noi: non è bloccato dal nostro peccato, ma lo supera con l’amore e ci fa sentire la nostalgia del bene”. Quattro nuovi beati in Spagna, martiri della guerra civile. Preghiere per il viaggio in Svezia e l’incontro con i luterani. Il papa è andato ieri a santa Maria Maggiore per affidare alla Madonna questo viaggio.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Papa Francesco ha espresso la sua “vicinanza alle popolazioni dell’Italia Centrale colpite dal terremoto” a conclusione della preghiera dell’Angelus oggi con i pellegrini in piazza san Pietro. Egli ha ricordato che “anche questa mattina c’è stata una forte scossa”. In effetti poche ore prima, alle 7.40, vi è stata ancora una forte scossa di magnitudo 6.5, il cui epicentro era quasi lo stesso del terremoto del 24 agosto scorso. Quest’ultimo aveva fatto 298 morti e quasi 400 feriti. Quello di stamattina non ha provocato morti, ma solo qualche decina di feriti, insieme a danni ad abitazioni, chiese e altri beni architettonici.

“Prego – ha aggiunto il papa - per i feriti e per le famiglie che hanno subito maggiori danni, come pure per il personale impegnato nei soccorsi e nell’assistenza. Il Signore Risorto dia loro forza e la Madonna li custodisca”. I pellegrini hanno espresso la loro partecipazione con un lungo applauso.

In precedenza Francesco aveva commentato il vangelo della messa di oggi (31ma per anno, C, Luca 19,1-10), che racconta l’incontro fra Gesù e Zaccheo. “Zaccheo – ha spiegato il pontefice - il capo dei ‘pubblicani’, cioè degli esattori delle tasse…. era un ricco collaboratore degli odiati occupanti romani, uno sfruttatore del suo popolo. Anche lui voleva vedere Gesù, ma la sua condizione di pubblico peccatore non gli permetteva di avvicinarsi al Maestro; per di più, era piccolo di statura; per questo sale su un albero, un sicomoro, lungo la strada dove Gesù doveva passare.

Quando arriva vicino a quell’albero, Gesù alza lo sguardo e gli dice: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua» (v. 5). Possiamo immaginare lo stupore di Zaccheo! Ma perché Gesù dice «devo fermarmi a casa tua»? Di quale dovere si tratta? Sappiamo che il suo dovere supremo è attuare il disegno del Padre sull’umanità, che si compie a Gerusalemme con la sua condanna a morte, la crocifissione e, al terzo giorno, la risurrezione. È il disegno di salvezza della misericordia del Padre. E in questo disegno c’è anche la salvezza di Zaccheo, un uomo disonesto e disprezzato da tutti, e perciò bisognoso di conversione. Infatti il Vangelo dice che, quando Gesù lo chiamò, «tutti mormoravano: “È entrato in casa di un peccatore!”» (v. 7). Il popolo vede in lui un furfante, che si è arricchito sulla pelle del prossimo.  Ma Gesù, guidato dalla misericordia, cercava proprio lui”.

A braccio, Francesco ha aggiunto: “E se Gesù avesse detto: Scendi tu, traditore del popolo, e vieni a parlare con me! Di sicuro il popolo lo avrebbe applaudito. Ma Gesù va a casa di lui, dello sfruttatore”.

“Lo sguardo di Gesù – ha continuato - va oltre i peccati e i pregiudizi; vede la persona con gli occhi di Dio, che non si ferma al male passato, ma intravede il bene futuro; non si rassegna alle chiusure, ma apre nuovi spazi di vita; non si ferma alle apparenze, ma guarda al cuore… Guarda al cuore ferito dal peccato, dalla cupidigia, dal male…”.

“A volte – ha concluso - noi cerchiamo di correggere e convertire un peccatore rimproverandolo, rinfacciandogli i suoi sbagli e il suo comportamento ingiusto. L’atteggiamento di Gesù con Zaccheo ci indica un’altra strada: quella di mostrare a chi sbaglia il suo valore, quel valore che Dio continua a vedere malgrado tutto. Questo può provocare una sorpresa positiva, che intenerisce il cuore e spinge la persona a tirare fuori il buono che ha in sé. È il dare fiducia alle persone che le fa crescere e cambiare. Così si comporta Dio con tutti noi: non è bloccato dal nostro peccato, ma lo supera con l’amore e ci fa sentire la nostalgia del bene”.

“Tutti abbiamo sentito la nostalgia del bene dopo uno sbaglio. Non esiste una persona che non ha qualcosa di buono. Questo guarda Dio”.

Dopo la preghiera mariana, il papa ha ricordato che ieri a Madrid sono stati proclamati beati i sacerdoti benedettini José Antón Gómez, Antolín Pablos Villanueva, Juan Rafael Mariano Alcocer Martínez e Luis Vidaurrázaga Gonzáles, martiri, uccisi in Spagna nel secolo scorso, durante le persecuzioni contro la Chiesa. “Lodiamo il Signore – ha detto - e affidiamo alla loro intercessione i fratelli e le sorelle che purtroppo ancora oggi, in varie parti del mondo, sono perseguitati per la fede in Cristo”.

Infine, Francesco ha dato notizia a tutti del viaggio che intraprenderà domani in Svezia, in occasione dei 500 anni della Riforma protestante. “Nei prossimi due giorni – ha spiegato il pontefice - compirò un Viaggio apostolico in Svezia, in occasione della commemorazione della Riforma, che vedrà cattolici e luterani raccolti insieme nel ricordo e nella preghiera. Chiedo a tutti voi di pregare affinché questo viaggio sia una nuova tappa nel cammino di fraternità verso la piena comunione”.

Com’è sua abitudine prima di ogni viaggio, anche ieri sera, alla vigilia di questo viaggio in Svezia, Francesco si è recato a pregare davanti all’icona di Maria, Salus Populi Romani, nella basilica di S. Maria Maggiore, “per affidare alla Madonna il Suo imminente viaggio”, come ha comunicato la Sala stampa vaticana.

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