30/09/2018, 12.12
VATICANO
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Papa: Vicino alle popolazioni di Sulawesi, colpite dal maremoto

All’Angelus, papa Francesco prega per i defunti, i feriti e per quanti hanno perso casa e lavoro a causa del terremoto e dello tsunami. Gesù invita a superare “le categorie di ‘amico/nemico’, ‘noi/loro’, ‘chi è dentro/chi è fuori’”, per scoprire l’azione di Dio in ambiti “imprevedibili”. Nell’auto-referenzialità c’è “la radice del proselitismo”. Beatificato oggi a Marsiglia il sacerdote Jean-Baptiste Fouque, “che rimase vice-parroco per tutta la vita”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Papa Francesco è vicino “alle popolazioni dell’isola di Sulawesi, in Indonesia, colpita da un forte maremoto”. Oggi, prima della preghiera dell’Angelus, il pontefice ha ricordato la tragedia avvenuta due giorni fa, che ha fatto quasi 400 vittime, centinaia di feriti ed ingenti danni alle infrastrutture. “Prego – ha continuato il papa - per i defunti, purtroppo numerosi, per i feriti e per quanti hanno perso la casa e il lavoro. Il Signore li consoli e sostenga gli sforzi di quanti si stanno impegnando a portare soccorso”. Egli ha poi invitato tutti i presenti a recitare un’Ave Maria con questa intenzione.

In precedenza Francesco aveva commentato il brano del vangelo di oggi (26ma domenica per anno, B, Mc 9,38-43.45.47-48), che narra l’insegnamento di Gesù verso i discepoli che volevano proibire a un uomo di scacciare i demoni nel suo nome, non facendo parte dei discepoli. Gesù invece lo lascia fare.

“L’atteggiamento dei discepoli di Gesù – ha spiegato Francesco - è molto umano, molto comune, e lo possiamo riscontrare nelle comunità cristiane di tutti i tempi, probabilmente anche in noi stessi. In buona fede, anzi, con zelo, si vorrebbe proteggere l’autenticità di una certa esperienza, tutelando il fondatore o il leader dai falsi imitatori. Ma al tempo stesso c’è come il timore della “concorrenza”, che qualcuno possa sottrarre nuovi seguaci, e allora non si riesce ad apprezzare il bene che gli altri fanno: non va bene perché ‘non è dei nostri’. È una forma di autoreferenzialità. Anzi qui c’è la radice del proselitismo. E la Chiesa, come dice papa Benedetto XVI, la Chiesa cresce non per proselitismo, ma per attrazione”.

L’invito di Gesù è “a non pensare secondo le categorie di ‘amico/nemico’, ‘noi/loro’, ‘chi è dentro/chi è fuori’, ‘mio’/’tuo’, ma ad andare oltre, ad aprire il cuore per poter riconoscere la sua presenza e l’azione di Dio anche in ambiti insoliti e imprevedibili e in persone che non fanno parte della nostra cerchia. Si tratta di essere attenti più alla genuinità del bene, del bello e del vero che viene compiuto, che non al nome e alla provenienza di chi lo compie. E – come ci suggerisce la restante parte del Vangelo di oggi – invece di giudicare gli altri, dobbiamo esaminare noi stessi, e ‘tagliare’ senza compromessi tutto ciò che può scandalizzare le persone più deboli nella fede”.

La Vergine Maria, ha concluso, “ci insegni ad amare la nostra comunità senza gelosie e chiusure, sempre aperti all’orizzonte vasto dell’azione dello Spirito Santo”.

Dopo la preghiera mariana, il papa ha annunciato che oggi a Marsiglia, viene proclamato beato Jean-Baptiste Fouque, sacerdote diocesano, “che rimase vice-parroco per tutta la vita: un bell’esempio per gli arrampicatori. Vissuto tra Otto e Novecento, promosse numerose opere assistenziali e sociali in favore di giovani, anziani, poveri e ammalati. L’esempio e l’intercessione di questo apostolo della carità ci sostengano nell’impegno di accoglienza e condivisione con le persone più deboli e svantaggiate”. E ha proposto un applauso al nuovo beato.

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