07/03/2010, 00.00
VATICANO
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Papa: conversione è guardare la storia, anche il dolore, con “gli occhi di Dio”

All’Angelus e nella visita a una parrocchia romana Benedetto XVI sottolinea come ciò che accade, anche la sofferenza, deve essere anche occasione per vincere l’illusione di poter vivere senza Dio, il quale “volendo sempre e solo il bene dei suoi figli, per un disegno imperscrutabile del suo amore, talora permette che siano provati dal dolore per condurli a un bene più grande”.
Città del Vaticano (AsiaNews) - L’invito alla conversione, che caratterizza la Quaresima, chiede anche di leggere la storia umana, anche la sofferenza, nella prospettiva della fede e “con gli occhi di Dio”, che anche quando consente che gli uomini siano provati dal dolore, lo fa per un disegno di amore. E’ l’insegnamento che si trae dal Vangelo di oggi, che Benedetto XVI ha illustrato alle 20mila persone presenti amazzogiorno in piazza San Pietro per la recita dell’Angelus e, all’inizio della mattina, quando si recato in visita alla parrocchia romana di San Giovanni della Croce, a Castel Giubileo, nella zona nord della diocesi.
 
“Nel brano del Vangelo odierno – ha detto all’Angelus - Gesù viene interpellato circa alcuni fatti luttuosi: l’uccisione, all’interno del tempio, di alcuni Galilei per ordine di Ponzio Pilato e il crollo di una torre su alcuni passanti (cfr Lc 13,1-5). Di fronte alla facile conclusione di considerare il male come effetto della punizione divina, Gesù proclama l’innocenza di Dio, che è buono e non può volere il male, e mettendo in guardia dal pensare che le sventure siano l’effetto immediato delle colpe personali di chi le subisce, afferma: ‘Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo’ (Lc 13,2-3)”.
 
“Gesù - ha proseguito - invita a fare una lettura diversa di quei fatti, collocandoli nella prospettiva della conversione: le sventure, gli eventi luttuosi, non devono suscitare in noi curiosità o ricerca di presunti colpevoli, ma devono rappresentare occasioni per riflettere, per vincere l’illusione di poter vivere senza Dio, e per rafforzare, con l’aiuto del Signore, l’impegno di cambiare vita. Di fronte al peccato, Dio si rivela pieno di misericordia e non manca di richiamare i peccatori ad evitare il male, a crescere nel suo amore e ad aiutare concretamente il prossimo in necessità, per vivere la gioia della grazia e non andare incontro alla morte eterna. Ma la possibilità di conversione esige che impariamo a leggere i fatti della vita nella prospettiva della fede, animati cioè dal santo timore di Dio. In presenza di sofferenze e lutti, vera saggezza è lasciarsi interpellare dalla precarietà dell’esistenza e leggere la storia umana con gli occhi di Dio, il quale, volendo sempre e solo il bene dei suoi figli, per un disegno imperscrutabile del suo amore, talora permette che siano provati dal dolore per condurli a un bene più grande”.
 
Sempre prendendo spunto dal Vanglo di oggi, nella visita in parrocchia il Papa ha sottolineato che Gesù chiede “un maggiore impegno nel cammino di conversione, perché è proprio il chiudersi al Signore, il non percorrere la strada della conversione di se stessi, che porta alla morte, quella dell’anima. In Quaresima - ha proseguito - ciascuno di noi è invitato da Dio a dare una svolta alla propria esistenza pensando e vivendo secondo il Vangelo, correggendo qualcosa nel proprio modo di pregare, di agire, di lavorare e nelle relazioni con gli altri. Gesù ci rivolge questo appello non con una severità fine a se stessa, ma proprio perché è preoccupato del nostro bene, della nostra felicità, della nostra salvezza. Da parte nostra, dobbiamo rispondergli con un sincero sforzo interiore, chiedendogli di farci capire in quali punti in particolare dobbiamo convertirci”.
 
Ma nel Vangelo di oggi c’è anche, ha rilevato Benedetto XVI, “la prospettiva della misericordia”. “Riferendosi ad un uso del suo tempo, Gesù presenta la parabola di un fico piantato in una vigna; questo fico, però, risulta sterile, non dà frutti (cfr Lc 13,6-9). Il dialogo che si sviluppa tra il padrone e il vignaiolo, manifesta, da una parte, la misericordia di Dio, che ha pazienza e lascia all’uomo un tempo per la conversione; e, dall’altra, la necessità di avviare subito il cambiamento interiore ed esteriore della vita per non perdere le occasioni che la misericordia di Dio ci offre per superare la nostra pigrizia spirituale e corrispondere all’amore di Dio con il nostro amore filiale”.
 
 
Nel corso della visita, Benedetto XVI ha lodato l’apertura della parrocchia ai movimenti ed alle nuove Comunità ecclesiali. “Vi esorto - ha detto ancora - a proseguire con coraggio in questa direzione, impegnandovi, però, a coinvolgere tutte le realtà presenti in un progetto pastorale unitario”.
 
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