01/12/2010, 00.00
VATICANO-CINA
Invia ad un amico

Papa: i vescovi cinesi testimonino con coraggio la loro fede

Appello di Benedetto XVI al termine dell’udienza generale. I cattolici di Cina possano vivere la loro fede, contribuendo all’armonia del loro popolo. Nel discorso per i presenti ricorda l’insegnamento di Giuliana di Norwich: nei disegni della Provvidenza, anche dal male Dio sa trarre un bene più grande.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Appello del Papa per la Chiesa cinese, che “sta vivendo momenti particolarmente difficili”. Benedetto XVI invita a pregare per “tutti i vescovi cinesi, a me tanto cari, affinché testimonino la loro fede con coraggio, riponendo ogni speranza nel Salvatore che attendiamo. Affidiamo inoltre alla Vergine tutti i cattolici di quell’amato Paese, perché, con la sua intercessione, possano realizzare un’autentica esistenza cristiana in comunione con la Chiesa universale, contribuendo così anche all’armonia e al bene comune del loro nobile Popolo”.
 
Un appello, quello del Papa, fatto al termine dell’udienza generale e in certo modo collegabile a quanto aveva detto ai presenti, che nei misteriosi disegni della Provvidenza, anche dal male Dio sa trarre un bene più grande. E’ la risposta, che nasce dalla consapevolezza che “Dio è amore” e che una mistica inglese vissuta a cavallo del XIV e XV secolo, Giuliana di Norwich, dette alla domanda: “se Dio è sommamente buono e sapiente perchè esistono il male e la sofferenza degli innocenti?”. Risposta fatta proprio dal Catechismo della Chiesa cattolica e ricordato oggi da Benedetto XVI nel discoro rivolto alle ottomila persone presenti all’udienza generale, del quale egli ha indicato il senso: “Le promesse di Dio sono sempre più grandi delle nostre attese, se si ogni ocsa sarà bene è il messaggio che Giuliana ci trasmette e che anch’io vi propongo quest’oggi”.
 
Giuliana, venerata sia dalla Chiesa cattolica che da quella anglicana, nacque nel 1342, in un periodo tormentato sia per la Chiesa, scossa dallo scisma seguito al ritorno dei papi da Avignone, sia per il suo Paese, in guerra con la Francia. A conferma che “Dio, anche nei tempi di tribolazione, non cessa di suscitare figure come Giuliana di Norwich, per richiamare gli uomini alla pace, all’amore e alla gioia”.
 
“Non si hanno molte notizie di questa donna gentile e pia”, si sa che nel 1373 fu colpita da una malattia gravissima che la stava portando alla morte, ma quando un sacerdote le portò il crocefisso, Giuliana riacquistò la salute e ricevette le 16 rivelazioni che riportò e commentò nel libro “Rivelazioni dell’amore divino”. “E fu proprio il Signore che, quindici anni dopo questi avvenimenti straordinari, le svelò il senso di quelle visioni. ‘Vorresti sapere cosa ha inteso il tuo Signore e conoscere il senso di questa rivelazione? Sappilo bene: amore è ciò che Lui ha inteso. Chi te lo rivela? L’amore. Perché te lo rivela? Per amore. Così imparai che nostro Signore significa amore”
 
“Giuliana operò una scelta radicale. Come un’antica anacoreta, scelse di vivere all’interno di una cella, collocata in prossimità della chiesa intitolata a san Giuliano, a Norwich, e forse, assunse il nome di Giuliana proprio da quello del santo. “Potrebbe sorprenderci e persino lasciarci perplessi questa decisione di vivere ‘reclusa’, come si diceva ai suoi tempi. Ma non era la sola a compiere tale scelta: in quei secoli un numero considerevole di donne optò per questo genere di vita, adottando delle regole appositamente elaborate per esse”. “Le anacorete o recluse, all’interno della loro cella, si dedicavano alla preghiera, alla meditazione e allo studio. In tal modo, maturavano una sensibilità umana e religiosa finissima, che le rendeva venerate dalla gente. Uomini e donne di ogni età e condizione, bisognosi di consigli e di conforto, le ricercavano devotamente".
 
Perché "le donne e gli uomini che si ritirano per vivere in compagnia di Dio proprio grazie a questa loro scelta, acquisiscono un grande senso di compassione per le pene e le debolezze degli altri. Amiche ed amici di Dio, dispongono di una sapienza che il mondo, da cui si allontanano, non possiede e, con amabilità, la condividono con coloro che bussano alla loro porta. Penso, dunque, con ammirazione e riconoscenza, ai monasteri di clausura femminili e maschili che, oggi più che mai, sono oasi di pace e di speranza, prezioso tesoro per tutta la Chiesa, specialmente nel richiamare il primato di Dio e l’importanza di una preghiera costante e intensa per il cammino di fede”.
 
In Giuliana è centrale il tema dell’amore divino. Le sue “Rivelazioni” contengono “un messaggio di ottimismo fondato sulla certezza di essere amati da Dio e di essere protetti dalla sua Provvidenza”.
 
"Con una certa audacia”, Giuliana non esita a paragonare l’amore di Dio a quello materno. “È questo uno dei messaggi più caratteristici della sua teologia mistica ... Dio, però, supera sempre ogni amore umano, come dice il profeta Isaia: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai” (Is 49, 15). Giuliana di Norwich ha compreso il messaggio centrale per la vita spirituale: Dio è amore e solo quando ci si apre totalmente a questo amore e si lascia che esso diventi l’unica guida dell’esistenza, tutto viene trasfigurato, si trovano la vera pace e la vera gioia e si è capaci di diffonderle intorno a sé".  
TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Papa: cresca nei cristiani la coscienza di essere tutti missionari
05/05/2007
Papa: una Provvidenza col tempo illumina di significato anche il dolore che ci ha colpiti
01/12/2021 10:52
Papa: impariamo da Maria a testimoniare la nostra fede, pronti a pagare di persona
13/09/2009
Papa: giovani, credete nel vero amore
05/02/2007
Papa: dobbiamo impare ad affidarci di più alla Provvidenza, alla volontà di Dio
01/02/2012


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”