15/04/2023, 13.57
VATICANO - MYANMAR
Invia ad un amico

Papa: il beato Cremonesi e la sete di pace del Myanmar oggi

Ricevendo in udienza un pellegrinaggio della diocesi di Crema, da cui partì il missionario ucciso dall'esercito birmano 70 anni fa, Francesco ha invitato a pregare per questa "terra tormentata che porto nel cuore". Presenti all'incontro anche i seminaristi della diocesi di Taungngu che a causa della guerra studiano in Italia nel seminario del Pime. Salito a 165 morti il bilancio delle vittime del bombardamento dell'aviazione sul villaggio di Pa Zi Gyi nel Sagaing.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Il Myanmar è “una terra tormentata che porto nel cuore e per la quale vi invito a pregare, implorando da Dio il dono della pace”. Lo ha detto questa mattina papa Francesco ricevendo in udienza in Vaticano i partecipanti a un pellegrinaggio organizzato dalla diocesi di Crema, la terra d’origine del beato Alfredo Cremonesi, missionario del Pime morto martire sotto i colpi dell’esercito a Donoku nell’allora Birmania il 7 febbraio 1953 e beatificato il 19 ottobre 2019.

All’incontro nell'aula Paolo VI con il gruppo di circa 2mila pellegrini di Crema guidato dal vescovo mons. Daniele Gianotti, erano significativamente presenti anche il superiore generale del Pime p. Ferruccio Brambillasca e un gruppo di seminaristi della diocesi di Taungngu, in Myanmar, che proprio a causa delle condizioni in cui il Paese si trova a causa del conflitto da due anni ormai sono stati inviati a proseguire i loro studi in Italia nel Seminario teologico del Pime a Monza. Anche la diocesi di Crema ha mantenuto stretto il legame con il Myanmar, nel nome del beato Cremonesi, una figura di cui papa Francesco oggi ha voluto ricordare la grande attualità, a settant’anni dalla sua uccisione.

In particolare ha ricordato la sua forte volontà di tornare nel suo villaggio di montagna “nonostante mille difficoltà e pericoli, per stare vicino alla sua gente e per costruire e ricostruire quello che la guerra e la violenza continuavano a distruggere. Colpisce - ha commentato il pontefice - la tenacia con cui ha esercitato il suo ministero, donandosi senza calcoli e senza risparmio per il bene delle persone a lui affidate, credenti e non credenti, cattolici e non cattolici. Un uomo universale, per tutti”.

”Ha esercitato la carità specialmente verso i più bisognosi - ha proseguito - ritrovandosi più volte senza nulla, costretto lui stesso a mendicare. Si è speso per l’educazione dei giovani e non si è lasciato intimidire né scoraggiare da incomprensioni e opposizioni violente, fino alla raffica di mitra che lo ha stroncato. Ma anche questa estrema violenza non ha fermato il suo spirito e non ha zittito la sua voce”.

Francesco si è soffermato anche su una frase lasciata scritta da p. Cremonesi: “Noi missionari non siamo davvero nulla. Il nostro è il più misterioso e meraviglioso lavoro che sia dato all’uomo non di compiere, ma di vedere: scorgere delle anime che si convertono è un miracolo più grande di ogni miracolo”. “In queste parole - ha commentato il papa - sono riassunte alcune caratteristiche importanti del missionario, su cui vi invito a riflettere e che vi invito a fare vostre: l’umile consapevolezza di essere un piccolo strumento nelle grandi mani di Dio; la gioia di svolgere un ‘meraviglioso lavoro’ facendo incontrare fratelli e sorelle con Gesù; lo stupore davanti a quello che il Signore stesso opera in chi Lo incontra ed accoglie. Umiltà, gioia e stupore - ha concluso - tre bellissimi tratti del nostro apostolato, in ogni condizione e stato di vita”.

L’invocazione del papa alla preghiera per la pace in Myanmar e il ricordo dell’esempio del beato Cremonesi giungono proprio mentre emerge ogni giorno di più nella sua gravità il bilancio del bombardamento compiuto l’11 aprile dall’esercito nel villaggio di Pa Zi Gyi nella regione del Sagaing. Il governo ombra di unità nazionale del Paese ha annunciato che il numero dei morti è salito a 165, tra cui 27 donne e 19 minori; sono ancora in corso sforzi per identificare le vittime e per questo il loro numero probabilmente aumenterà ancora, mentre almeno 17 persone sono state “gravemente ferite” e sottoposte a interventi chirurgici importanti.

I residenti hanno inoltre riferito a Radio Free Asia che di tanto in tanto sono stati visti jet militari sorvolare il villaggio per sorvegliare il sito, mentre una colonna di militari è stata posizionata a circa due miglia a est. Un testimone ha detto che i soccorritori stanno cremando velocemente i resti in una situazione che resta rischiosa per la sicurezza.

Intanto, nonostante i padiglioni allestiti dalla giunta per la festa dell’acqua che segna il Capodanno birmano, il 13 aprile le strade delle città di Naypyidaw, Yangon e Mandalay sono rimaste deserte come gesto di protesta contro la nuova strage. Gli attivisti pro-democrazia avevano definito i festeggiamenti ufficiali come un tentativo di mostrare al mondo che il Paese è tornato alla normalità e avevano invitato il pubblico a tenersi alla larga in segno di solidarietà con quanti sono oppressi dalla brutale repressione dei militari.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Card. Becciu: Il beato Cremonesi, un incoraggiamento alla Chiesa del Myanmar
19/10/2019 19:31
«Immensi desideri»: p. Alfredo Cremonesi sarà beatificato il 19 ottobre
17/10/2019 16:45
Taungngu, presto una chiesa dedicata a p. Cremonesi
18/10/2019 12:58
Studi interrotti per la guerra: cinque giovani di Taungngu accolti al Seminario del Pime
08/04/2022 10:14
L’impegno dei giovani, ‘colonna portante’ della diocesi di Taungngu
11/10/2017 15:58


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”