24/10/2018, 10.45
VATICANO
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Papa: il matrimonio va preparato, non bastano ‘tre o quattro conferenze’ in parrocchia

Parlando del Comandamento “Non commettere adulterio”, Francesco ha affermato che serve un “catecumenato” per i fidanzati. Non si deve “sopravvalutare l’attrazione fisica, che in sé è un dono di Dio ma è finalizzata a preparare la strada a un rapporto autentico e fedele”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Il matrimonio ha bisogno di una preparazione accurata, un “catecumenato” che non può essere ridotto a “tre o quattro conferenze” in parrocchia: “la chiamata alla vita coniugale richiede un accurato discernimento sulla qualità del rapporto e un tempo di fidanzamento per verificarla”. La necessità della preparazione al sacramento del matrimonio e di “rivolgersi a Cristo” per trovarne il fondamento sono state al centro della riflessione di papa Francesco dedicata al Comandamento “Non commettere adulterio”.

Alle oltre 20mila persone presenti in piazza san Pietro, il Papa ha detto dunque che non si deve “sopravvalutare l’attrazione fisica, che in sé è un dono di Dio ma è finalizzata a preparare la strada a un rapporto autentico e fedele” e che due persone “non possono promettersi fedeltà «nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia», e di amarsi e onorarsi tutti i giorni della loro vita, solo sulla base della buona volontà o della speranza che ‘la cosa funzioni’. Hanno bisogno di basarsi sul terreno solido dell’Amore fedele di Dio”.

“Solo l'amore basato sulla roccia della fede in Dio – ha spiegato nel saluto ai fedeli arabi - e sulla fiducia nell'altro, può resistere al vento delle tentazioni, alle tempeste degli sbalzi d'umore e delle seduzioni del mondo. La parola ‘ti amo’, in realtà, racchiude in se stessa la promessa della permanente fedeltà”.

Il “Non commettere adulterio” della Sesta parola, aveva detto nella catechesi, è un “richiamo immediato alla fedeltà, e in effetti nessun rapporto umano è autentico senza fedeltà e lealtà. Non si può amare solo finché ‘conviene’; l’amore si manifesta proprio oltre la soglia del proprio tornaconto, quando si dona tutto senza riserve. Come afferma il Catechismo: «L’amore vuole essere definitivo. Non può essere ‘fino a nuovo ordine’» (n. 1646). La fedeltà è la caratteristica della relazione umana libera, matura, responsabile. Anche un amico si dimostra autentico perché resta tale in qualunque evenienza, altrimenti non è un amico. Cristo rivela l’amore autentico, Lui che vive dell’amore sconfinato del Padre, e in forza di questo è l’Amico fedele che ci accoglie anche quando sbagliamo e vuole sempre il nostro bene, anche quando non lo meritiamo”.

“L’essere umano ha bisogno di essere amato senza condizioni, e chi non riceve questa accoglienza porta in sé una certa incompletezza, spesso senza saperlo. Il cuore umano cerca di riempire questo vuoto con dei surrogati, accettando compromessi e mediocrità che dell’amore hanno solo un vago sapore. Il rischio è quello di chiamare ‘amore’ delle relazioni acerbe e immature, con l’illusione di trovare luce di vita in qualcosa che, nel migliore dei casi, ne è solo un riflesso. Così avviene di sopravvalutare l’attrazione fisica, che in sé è un dono di Dio ma è finalizzata a preparare la strada a un rapporto autentico e fedele con la persona. Come diceva San Giovanni Paolo II, l’essere umano «è chiamato alla piena e matura spontaneità dei rapporti», che «è il graduale frutto del discernimento degli impulsi del proprio cuore». È qualcosa che si conquista, dal momento che ogni essere umano «deve con perseveranza e coerenza imparare che cosa è il significato del corpo» (cfr Catechesi, 12 novembre 1980)”.

“La chiamata alla vita coniugale richiede, pertanto, un accurato discernimento sulla qualità del rapporto e un tempo di fidanzamento per verificarla. Per accedere al Sacramento del matrimonio, i fidanzati devono maturare la certezza che nel loro legame c’è la mano di Dio, che li precede e li accompagna”.

“Per questo prima di ricevere il sacramento del matrimonio ci vuole un’accurata preparazione, direi un catecumenato”. “Non si può dire preparazione tre o quattro conferenze tenute in parrocchia, la responsabilità è del parroco o del vescovo che permettono queste cose. Il matrimonio  è un sacramento che si deve preparare”.

“Sono tanti gli adultèri da cui ci può salvaguardare la Sesta Parola. La fedeltà infatti è un modo di essere, uno stile di vita. Si lavora con lealtà, si parla con sincerità, si resta fedeli alla verità nei propri pensieri, nelle proprie azioni. Una vita intessuta di fedeltà si esprime in tutte le dimensioni e porta ad essere uomini e donne fedeli e affidabili in ogni circostanza. Ma per arrivare ad una vita così bella non basta la nostra natura umana, occorre che la fedeltà di Dio entri nella nostra esistenza. Questa Sesta Parola ci chiama a rivolgere lo sguardo a Cristo, che con la sua fedeltà può togliere da noi un cuore adultero e donarci un cuore fedele. In Lui, e solo in Lui, c’è l’amore senza riserve e ripensamenti, la donazione completa senza parentesi e la tenacia dell’accoglienza fino in fondo. Dalla sua morte e risurrezione deriva la nostra fedeltà, dal suo amore incondizionato deriva la costanza nei rapporti. Dalla comunione con Lui, con il Padre e con lo Spirito Santo deriva la comunione fra di noi e il saper vivere nella fedeltà i nostri legami”.

Tra le persone presenti all’udienza alle quali Francesco ha rivolto un pensiero, “il gruppo di undici ciclisti che hanno fatto un percorso di 1160 km in bicicletta da Zagabria fino a Roma”, ringraziati “per questa testimonianza di fede e di adesione al Successore di Pietro”.

Francesco ha ricordato, infine, che “domenica prossima, la Chiesa in Polonia celebra la X Giornata di solidarietà con la Chiesa perseguitata, organizzata dalla Fondazione papale ‘L’Aiuto per la Chiesa che Soffre’, insieme alla Conferenza episcopale Polacca. Il sostegno economico verrà devoluto quest’anno ai cristiani in Pakistan. Grazie per queste iniziative di pace e di solidarietà”.

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