05/07/2016, 12.11
VATICANO - SIRIA
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Papa: in Siria è impossibile una soluzione militare, serve governo di unità nazionale

Videomessaggio di Francesco in occasione della campagna per la pace in Siria promossa dalla Caritas Internationalis sul tema: «Siria, la pace è possibile». “Incredibili quantità di denaro vengono spese per fornire le armi ai combattenti. E alcuni dei paesi fornitori di queste armi, sono anche fra quelli che parlano di pace. Come si può credere a chi con la mano destra ti accarezza e con la sinistra ti colpisce?”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – In Siria “la pace è possibile”, ma “tutti devono riconoscere che non c’è una soluzione militare”, ma solo una politica attraverso la costruzione di un governo di unità nazionale. L’afferma il Papa in un videomessaggio diffuso oggi in occasione della campagna per la pace in Siria promossa dalla Caritas Internationalis sul tema: «Siria, la pace è possibile».

Nel suo messaggio il Papa torna anche a denunciare il traffico di armi e il fatto che a fornirle sono anche alcuni Paesi che pure parlando di pace.

La guerra in Siria, oramai entrata nel suo quinto anno, dice il Papa, “è una situazione di indicibile sofferenza di cui è vittima il popolo siriano, costretto a sopravvivere sotto le bombe o a trovare vie di fuga verso altri paesi o zone della Siria meno dilaniate dalla guerra: lasciare le loro case, tutto... Penso anche alle comunità cristiane, a cui va tutto il mio sostegno a causa delle discriminazioni che devono sopportare. Ecco, desidero rivolgermi a tutti i fedeli e a coloro i quali sono impegnati, con Caritas, nella costruzione di una società più giusta. Mentre il popolo soffre, incredibili quantità di denaro vengono spese per fornire le armi ai combattenti. E alcuni dei paesi fornitori di queste armi, sono anche fra quelli che parlano di pace. Come si può credere a chi con la mano destra ti accarezza e con la sinistra ti colpisce?”.

“Incoraggio tutti, adulti e giovani, a vivere con entusiasmo quest’Anno della Misericordia per vincere l’indifferenza e proclamare con forza che la pace in Siria è possibile! La pace in Siria è possibile! Per questo, siamo chiamati a incarnare questa Parola di Dio: «Io, infatti, conosco i progetti che ho fatto al vostro riguardo – dice il Signore – progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza» (Geremia 29,11).  L’invito è di pregare per la pace in Siria e per il suo popolo in occasione di veglie di preghiera, di iniziative di sensibilizzazione nei gruppi, nelle parrocchie e nelle comunità, per diffondere un messaggio di pace, un messaggio di unità e di speranza”.

“Alla preghiera, poi, seguano le opere di pace. Vi invito a rivolgervi a coloro i quali sono coinvolti nei negoziati di pace affinché prendano sul serio questi accordi e si impegnino ad agevolare l’accesso agli aiuti umanitari. Tutti devono riconoscere che non c’è una soluzione militare per la Siria, ma solo una politica. La comunità internazionale deve pertanto sostenere i colloqui di pace verso la costruzione dì un governo di unità nazionale. Uniamo le forze, a tutti i livelli, per far sì che la pace nell’amata Siria sia possibile”.

“Questo sì che sarà un grandioso esempio di misericordia e di amore vissuto per il bene di tutta la comunità internazionale! Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca”.

In un suo documento, Caritas internationalis informa del lancio di un nuovo website - syria.caritas.org – per sostenere la campagna per la pace in Siria, nell’ambito della quale la Caritas sta incitando i suoi sostenitori in tutto il mondo a “fare pressione sui governi affinché: facciano sì che tutte le parti del conflitto si uniscano per trovare una soluzione pacifica; sostengano milioni di persone che subiscono le conseguenze della guerra; diano ai Siriani, all’interno e al di fuori del paese, dignità e speranza”.

Nel nuovo sito ci saranno anche un’opera d’arte appositamente commissionata all’artista siriano Tammam Azzam, un film d’animazione sulla guerra, una serie di fotografie premiate, nonché le testimonianze di Siriani rimasti in patria e di rifugiati che vivono nei paesi confinanti o più lontani.

 

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