22/10/2006, 00.00
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Papa: la missione nasce dal sentirsi amati da Dio e annuncia l'amore di Dio

Appello di Benedetto XVI per l'Iraq: il mondo l'aiuti nella ricostruzione, "nella ricerca di equilibri condivisi, nel rispetto reciproco, nella consapevolezza che la molteplicità delle sue componenti è parte integrante della sua ricchezza".Un augurio di serenità e di pace a tutti i musulmani per la fine del Ramadan.

Città del Vaticano (AsiaNews) – L'opera missionaria nasce dalla consapevolezza dell'amore di Dio e trova la sua vera ragion d'essere nel portare al mondo l'annuncio dell'amore di Dio, come 800 anni or sono fece San Francesco, altrimenti "si riduce ad attività filantropica e sociale". Nell'odierna ottantesima Giornata missionaria mondiale, Benedetto XVI sono state dedicate naturalmente alla missione le parole che ha rivolto alle 40 mila persone presenti in Piazza San Pietro per la recita dell'Angelus. La drammatica situazione dell'Iraq è stata invece evocata dal Papa dopo la recita della preghiera mariana, con un appello al mondo ad aiutare quella popolazione a ricostruire la propria patria ed agli iracheni stessi ad acquisire la consapevolezza che le differenze etniche e religiose sono una ricchezza.

Gran folla per l'Angelus, malgrado la giornata grigia e piovigginosa: particlarmente numerosi i latinoamericani, un folto gruppo dei quali, accompagnati da una banda, è sfilato per Via della Conciliazione con le immagine del crocifisso e della Madonna.

Prima della preghiera, Benedetto XVI ha ricordato che il suo messaggio per la Giornata missionaria aveva per tema "La carità, anima della missione". "In effetti – ha commentato - la missione, se non è animata dall'amore, si riduce ad attività filantropica e sociale. Per i cristiani, invece, valgono le parole dell'apostolo Paolo: 'L'amore del Cristo ci spinge' (2 Cor 5,14)".

"La missione – ha proseguito il Papa - parte dal cuore: quando ci si ferma a pregare davanti al Crocifisso, con lo sguardo rivolto a quel costato trafitto, non si può non sperimentare dentro di sé la gioia di sapersi amati e il desiderio di amare e di farsi strumenti di misericordia e di riconciliazione. Così accadde, proprio 800 anni or sono, al giovane Francesco di Assisi, nella chiesetta di San Damiano, che era allora diroccata. Dall'alto della Croce, custodita ora nella Basilica di Santa Chiara, Francesco sentì Gesù dirgli: 'Va', ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina'. Quella 'casa' era prima di tutto la sua stessa vita, da 'riparare' mediante una vera conversione; era la Chiesa, non quella fatta di mattoni, ma di persone vive, bisognosa sempre di purificazione; era anche l'umanità tutta, nella quale Dio ama abitare".

"La missione – ha detto ancora - parte sempre da un cuore trasformato dall'amore di Dio, come testimoniano innumerevoli storie di santi e di martiri, che con modalità differenti hanno speso la vita al servizio del Vangelo. La missione è dunque un cantiere nel quale c'è posto per tutti: per chi si impegna a realizzare nella propria famiglia il Regno di Dio; per chi vive con spirito cristiano il lavoro professionale; per chi si consacra totalmente al Signore; per chi segue Gesù Buon Pastore nel ministero ordinato al Popolo di Dio; per chi, in modo specifico, parte per annunciare Cristo a quanti ancora non lo conoscono. Ci aiuti Maria Santissima a vivere con rinnovato slancio, ciascuno nella situazione in cui la Provvidenza lo ha posto, la gioia e il coraggio della missione".

Dopo la recita dell'Angelus, Benedetto XVI ha inviato "un cordiale saluto ai musulmani del mondo intero che, in questi giorni, celebrano la conclusione del mese di digiuno del Ramadan. A tutti rivolgo l'augurio di serenità e di pace!".

"Contrastano drammaticamente con questo clima gioioso – ha aggiunto il Papa - le notizie che provengono dall'Iraq sulla gravissima situazione di insicurezza e sulle efferate violenze a cui sono esposti moltissimi innocenti solo perché sciiti, sunniti o cristiani. Percepisco la viva preoccupazione che attraversa la comunità cristiana e desidero assicurare che sono vicino ad essa, come pure a tutte le vittime, e per tutti chiedo forza e consolazione. Vi invito, inoltre, ad unirvi alla mia supplica all'Onnipotente affinché doni la fede e il coraggio necessari ai responsabili religiosi e ai leaders politici, locali e del mondo intero, per sostenere quel popolo sulla strada della ricostruzione della Patria, nella ricerca di equilibri condivisi, nel rispetto reciproco, nella consapevolezza che la molteplicità delle sue componenti è parte integrante della sua ricchezza".

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