27/07/2005, 00.00
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Papa: occidente stanco di Dio; Asia ed Africa al crocevia

Una disamina della missione della Chiesa nel mondo contemporaneo e la preoccupazione per i giovani nelle parole di Benedetto XVI al clero di Aosta.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Un'analisi della vita della Chiesa nel mondo, con le sue tristezze (soprattutto in occidente) e le sue speranze (in Africa e in Asia): è quanto ha presentato papa Benedetto XVI in un discorso ai preti della diocesi di Aosta,. Il discorso, pronunciato a braccio il 25 luglio scorso,  è stato pubblicato oggi in versione integrale dall'Osservatore Romano. È stato tenuto nella chiesa parrocchiale di Introd.

Il papa parte da una constatazione: "la gente sembra non avere bisogno di noi, sembra inutile tutto quanto facciamo". Egli ha sottolineato che non ha ricette già pronte: "Condivido con voi queste domande.. Soffro anch'io".

Parlando della mancanza di vocazioni nel mondo occidentale, il papa ha additato fra le cause la stessa mentalità dell'occidente, da lui definito "stanco della sua propria cultura", giunto ormai alla conclusione che "non c'è più evidenza della necessità di Dio, tantomeno di Cristo,… nel quale sembra che l'uomo stesso potrebbe costruirsi da se… In questo clima di razionalismo che si chiude in sé, che considera il modello delle scienze l'unico modello di conoscenza, tutto il resto è soggettivo. Anche…la vita cristiana diventa una scelta soggettiva, quindi arbitraria e non più la strada della vita. E perciò… diventa difficile credere e… offrire la vita al Signore per essere suo servo".

Benedetto XVI, ricordando le visite ad limina di alcuni vescovi asiatici ed africani, ha detto poi che "qui crescono le vocazioni., anzi sono così tante che non possono costruire sufficienti seminari per accogliere questi giovani che vogliono farsi sacerdoti". "Naturalmente – ha continuato – una parte [di essi] viene nella speranza di una promozione sociale… I vescovi devono essere molto attenti nel discernimento…Tuttavia c'è un certo entusiasmo della fede".

Il papa ha spiegato che tale entusiasmo dipende dal fatto che queste culture "sono in un'ora determinata della storia, cioè nell'ora nella quale le religioni tradizionali.. si rivelano non più sufficienti". "Queste religioni tradizionali – ha continuato – portano in sé una promessa, ma aspettano qualcosa. Aspettano una nuova risposta che purifica e, diciamo, assume in sé tutto il bello e libera tali aspetti insufficienti e negativi. In questo momento di passaggio, dove realmente la loro cultura si protende verso un'ora nuova della storia, le due offerte – cristianesimo e islam – sono le possibili risposte storiche".

Ai cristiani e ai sacerdoti tocca vivere queste sfide con "pazienza, nella certezza che senza Dio  il mondo non può vivere; il Dio della Rivelazione – e non qualunque Dio: vediamo come può essere pericoloso un Dio crudele, un Dio non vero – il Dio che ha mostrato in Gesù Cristo il suo Volto. Questo Volto che ha sofferto per noi, questo Volto di amore che trasforma il mondo nel modo del chicco di grano caduto in terra… Senza il Dio concreto, il Dio col Volto di Cristo, il mondo si autodistrugge… l'uomo di autodistrugge".

Il papa ha poi chiesto ai sacerdoti di "approfondire questa certezza in una relazione personale e profonda col Signore… anche con considerazioni razionali". Attraverso questa "personalizzazione… crescono anche nuove vocazioni. Lo vediamo nella nuova generazione dopo la grandi crisi di questa lotta culturale scatenata nel '68 dove realmente sembrava passata l'era storia del cristianesimo".

Il papa ha anche suggerito ai sacerdoti una maggiore vita comune: "se i giovani vedono sacerdoti molto isolati, tristi, stanchi, pensano: se questo è il mio futuro allora non ce la faccio. Si deve creare realmente questa comunione di vita che dimostra ai giovani: sì, questo può essere un futuro anche per me, così si può vivere".

Rispondendo alla fine ad alcune domande poste dai sacerdoti presenti, Benedetto XVI ha sottolineato ancora una volta  sulla "necessità di attirare alla Chiesa i giovani". "È importante che i giovani possano scoprire la bellezza della fede,… che è bello avere un Dio amico… Questo fattore intellettuale deve essere poi accompagnato da un fattore affettivo e sociale, cioè da una socializzazione nella fede.. affinché la fede formi comunità, offra luoghi di vita e convinca in un insieme di pensiero, di affetto, di amicizia della vita. … E per questo devono essere accompagnati con risposte intelligenti alle domande del nostro tempo: c'è ancora bisogno di Dio? È ancora una cosa ragionevole credere in Dio? Cristo è solamente una figura della storia delle religioni o è realmente il Volto di Dio del quale tutti abbiamo bisogno? Possiamo vivere bene senza conoscere Cristo? Occorre capire che costruire la vita, il futuro, esige anche la pazienza e la sofferenza. La croce non può mancare anche nella vita dei giovani e far capire questo non è facile".

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