15/10/2023, 12.44
VATICANO
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Papa: si rispetti il diritto umanitario a Gaza

Nuovo appello di Francesco all’Angelus che è tornato a chiedere anche la liberazione degli ostaggi. “Già sono morti moltissimi, per favore non si versi altro sangue innocente”. Ai fedeli di tutto il mondo l'invito a unirsi alla Giornata di preghiera e digiuno indetta dalla Chiesa di Terra Santa per martedì 17 ottobre. E sul Nagorno Karabakh: le autorità e la popolazione locale rispettino i monasteri ei luoghi di culto “segno di una fraternità che rende capace di vivere insieme nelle differenze”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Un nuovo appello per la liberazione degli ostaggi presi da Hamas ma anche un forte appello al rispetto del diritto umanitario a Gaza. Lo ha lanciato oggi papa Francesco al termine dell’Angelus recitato davanti ai fedeli riuniti in piazza San Pietro.

“Continuo a seguire con tanto dolore quanto accade in Israele e in Palestina”, ha detto il pontefice che già sette giorni fa e nell’udienza generale di mercoledì aveva levato il suo grido di pace di fronte al conflitto in corso tra Hamas e Israele. “Penso ai tanti, in particolare ai piccoli e agli anziani - ha proseguito -. Rinnovo l’appello per la liberazione degli ostaggi e chiedo con forza che i bambini, i malati, gli anziani le donne e tutti i civili non siano vittime del conflitto. Si rispetti il diritto umanitario soprattutto a Gaza, dove è urgente garantire corridoi umanitari e soccorrere tutta la popolazione. Fratelli e sorelle – ha ammonito - già sono morti moltissimi: per favore non si versi altro sangue innocente né in Terra Santa, né in Ucraina o in qualsiasi altro luogo. Basta. Le guerre sono sempre una sconfitta, sempre”.

Francesco ha invitato i fedeli di tutto il mondo a unirsi alla Chiesa della Terra Santa nella giornata di digiuno e preghiera indetta per martedì 17 ottobre. “La preghiera - ha commentato il papa - è la forza mite e santa da apporre alla forza diabolica dell’odio, del terrorismo e alla guerra”.

Insieme a quello per la Terra Santa il pontefice ha voluto rinnovare anche un altro appello sulla situazione del Nagorno Karabakh, la regione contesa tra Azerbaigian e Armenia dove qualche settimana fa con un’azione militare l’esercito azero ha liquidato l’autoproclamata repubblica dell’Artsakh, spingendo la quasi totalità della popolazione armena locale alla fuga. “Oltre che per la situazione umanitaria degli sfollati che è grave - ha detto il papa - vorrei rivolgere anche un particolare appello in favore della protezione dei monasteri e dei luoghi di culto della regione. Auspico che, a partire dalle autorità e da tutti gli abitanti della regione, possano essere rispettati e tutelati come parte della cultura locale, espressione di fede e segno di una fraternità che rende capace di vivere insieme nelle differenze”.

Francesco ha poi espresso vicinanza alla comunità ebraica di Roma che domani commemora l’80° anniversario del rastrellamento nazista e ricordato l'esortazione apostolica “C’est la confiance” pubblicata oggi in occasione dei 150 anni dalla nascita di santa Teresa di Lisieux, dottore della Chiesa e patrona delle missioni.

Prima della preghiera dell’Angelus - commentando il brano di Vangelo in cui Gesù parla del Padre paragonandolo a un re che prepara un banchetto di nozze per suo figlio (cfr Mt 22,1- 14) – ha invitato ciascuno a riscoprirsi come “un invitato di Dio”. Il Padre – ha spiegato - “ci chiama a stare con Lui, lasciandoci la possibilità di accettare. Non ci propone un rapporto di sudditanza, ma di paternità e di figliolanza, che necessariamente è condizionato dal nostro libero assenso”. E anche di fronte al rifiuto di chi pensa solo alle proprie cose “non si arrende, continua a invitare, anzi allarga l’invito, finché trova chi lo accetta, tra i poveri”. Di qui l’invito a domandarsi “come rispondo agli inviti di Dio? Che spazio gli do nelle mie giornate? La qualità della mia vita dipende dai miei affari e dal mio tempo libero o dall’amore per il Signore e per i fratelli, soprattutto per i più bisognosi? Maria, che con un “sì” ha fatto spazio a Dio – ha concluso - ci aiuti a non essere sordi ai suoi inviti”.

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