29/12/2022, 10.09
SIRIA
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Parroco di Aleppo: il Natale illumina il buio della guerra e della povertà

P. Bahjat Karakach, della chiesa di san Francesco d’Assisi, paragona le case alla grotta in cui è nato Gesù, luogo “oscuro e freddo”. I bambini soffrono e i genitori sono impotenti. La “luce della fede” per risollevare una nazione moribonda. Ong cristiana promuove una tombola per bambini e poveri. 

Aleppo (AsiaNews) - Ad Aleppo le case in cui si è celebrato il Natale sono simili “alla grotta nella quale nacque Gesù Cristo: un luogo oscuro e freddo, in cui i bambini soffrono e i genitori sono disperati perché si sentono imponenti”. A lanciare un drammatico grido di allarme sulla situazione in quella che, prima della guerra, era la capitale economica e commerciale della Siria è p. Bahjat Karakach, parroco della chiesa di san Francesco d’Assisi, in una riflessione pubblicata per le festività. Nella missiva, inviata per conoscenza ad AsiaNews, il sacerdote allarga lo sguardo su un Paese che “sembra un moribondo” e che non dà “segni di miglioramento”. Parole a conferma di una realtà segnata dal conflitto e dalle sanzioni internazionali che hanno fatto esplodere la “bomba della povertà”, che spinge i bambini a rovistare nell’immondizia per sopravvivere.

Oggi in Siria circa il 90% della popolazione - stando ai dati ufficiali ma la situazione sul terreno potrebbe essere ben peggiore - vive in povertà con meno di due euro al giorno. Sempre nel Paese arabo oltre 6,5 milioni di bambini necessitano di assistenza umanitaria urgente, il dato più elevato dall’inizio della guerra nel marzo 2011; una intera generazione lotta strenuamente ogni giorno per sopravvivere. A questi si aggiungono i 12,4 milioni che sperimentano, secondo le stime Onu, una condizione quotidiana di “insicurezza alimentare”.

“Dopo aver subito una guerra folle per ben 10 anni, una guerra che ha seminato paura e distruzione, ci troviamo ancora oggi - racconta il parroco di Aleppo - a soffrire condizioni peggiori: freddo, povertà, mancanza di elettricità e gasolio per li riscaldamento e gas per cucinare, deterioramento della moneta locale, e un stretto embargo economico”. Le conseguenze del disastro, prosegue, “colpiscono le fasce più povere della popolazione, persone che sono rimaste e non si son gettate con i propri figli nel mare per sfuggire alla morte, ma si son trovate ad affrontare una morte più lenta”.

Tuttavia, il sacerdote non si ferma alle criticità, al buio della grotta ma guarda al Gesù bambino come segno di speranza: “La buona notizia di cui ci parla il Vangelo ci viene annunciata da San Giovanni: ’La luce risplende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta’. C’è ancora una luce più forte - prosegue p. Karakach - delle tenebre del male: è la luce della fede che spinge migliaia di persone a vivere il Vangelo in modo coerente e concreto”. La festa del Natale insegna che Dio è “estremamente concreto”, un uomo che “possiamo ascoltare, vedere e toccare”. Nel mondo esistono ancora “molti portatori di luce, che illuminano l’oscurità delle nostre dure condizioni”. 

Un segno di speranza sono le donazioni di quanti non si arrendono alla disperazione, ma intercedono per il prossimo - un “popolo sofferente” - e lo servono. Questi gesti rendono chi li compie simile ai Re Magi che “presentano i loro doni al bambino Gesù”: come loro, afferma il parroco, anche “voi ci regalate la vostra vicinanza, la vostra amicizia, li vostro interesse per le nostre sofferenze. Anche se non avete la possibilità di attraversare le distanze, come hanno fatto i Magi, tuttavia non risparmiate sforzo perché potessimo sopravvivere e conservare la speranza”. Da Aleppo che “giace nell’oscurità”, conclude, e “dal cuore delle sue famiglie che tremano dal freddo […] Auguriamo al mondo intero di essere invaso dalla luce e dal calore del Salvatore”.

Fra le iniziative lanciate in queste feste di Natale da enti e associazioni cristiane vi è la tombola di Sos Chrétiens d’Orient, lanciata il 14 dicembre scorso e che si concluderà con l’estrazione finale il prossimo 22 gennaio. Centinaia i biglietti finora venduti, il cui ricavato servirà a donare a bambini e poveri, in particolare anziani, un regalo per la festa ma soprattutto per rafforzare il legame con una comunità troppo a lungo relegata ai margini e dimenticata nella sofferenza. 

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