30/10/2004, 00.00
ITALIA – CINA
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Pasotti: "Il cinema cinese offre enormi potenzialità"

di Dario Salvi

Roma (AsiaNews) – "Il mercato cinese ha un valore strategico fondamentale perché offre un bacino di utenza vastissimo, di oltre un miliardo e mezzo di potenziali spettatori. Dobbiamo inoltre tenere presente anche gli altri paesi dell'oriente come Giappone, Indonesia, Malesia e Filippine: un mercato davvero vasto". Lo afferma in un'intervista rilasciata ad AsiaNews Giorgio Pasotti, il popolare attore de "L'ultimo bacio" e "Dopo mezzanotte", che proprio nel paese asiatico ha interpretato i primi film.

Pasotti, non ancora 20 enne, si trasferì in Cina per approfondire la tecnica del wushu, arte marziale caratteristica della tradizione buddista cinese; scritturato da un produttore cinematografico di Hong Kong, ha cominciato a girare i primi film. Il cinema popolare cinese, sottolinea Giorgio Pasotti, affonda le radici nella tradizione della lotta: "E' un cinema caratteristico che varia dalle arti marziali al poliziesco, comunque incentrato in prevalenza sui combattimenti. Adesso cercano di valorizzarlo per esportarlo con maggior forza all'estero, com'è successo nel nostro paese per la commedia all'italiana o il genere "spaghetti-western".

Bruce Lee è un'icona del genere: ora assisteremo all'invasione di tanti cloni?

Quello è un caso a sé. La personalità di Bruce Lee ha creato un genere che ha fatto epoca; ora la situazione è diversa. Oggi di personalità come la sua ce ne sono pochissime, forse l'unico è Li Lian Jie. Il punto è che si sta diffondo proprio un genere particolare, legato alle arti marziali. Negli ultimi tempi anche un autore "impegnato" come Zhang Yimou si è prestato al cinema di "genere" adattandolo alla sua sensibilità; sto parlando del film "Hero" e devo proprio ammettere che ne è scaturito un film dalle indubbie qualità figurative, con delle immagini spettacolari.

Il cinema è apprezzato dai cinesi?

Il cinema europeo lo adorano: la filosofia orientale è affascinante perché è profonda, legata alla natura e allo stesso tempo ingenua…in questo senso la cultura cinese ha sempre abbracciato la cinematografia occidentale nei suoi aspetti più commerciali. Ma quello che veramente amano è il loro cinema, la loro tradizione cinematografica.

In Cina hai mosso i tuoi primi passi da attore: che ricordo hai di quella esperienza?

Bellissimo! Provate ad immaginare un ragazzo di 20 anni che all'improvviso si trova a fare dei film di arti marziali in Cina…ho vissuto quella prima esperienza con stupore e divertimento, inconsapevole di quel che sarei diventato o di quello che avrei voluto davvero fare. A quel tempo non pensavo che il cinema sarebbe diventata una professione, allora era quasi un gioco, stupendo e affascinante.

Che rapporto c'è fra lo spettatore e l'attore?

Per prima cosa quando si parla di cinema cinese bisogna tener presente che si parla delle produzioni "made in Hong Kong", perché è lì che nascono i film e le opere più prestigiose. La forma di divismo è uguale all'occidente, perché Hong Kong è impregnata dalla cultura e dai simboli dell'occidente…ma è una realtà completamente diversa rispetto alle sconfinate campagne del continente.  

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