16/10/2005, 00.00
IRAQ
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Patriarca caldeo di Baghdad: "Gioia" per un voto pacifico

Supera il 60% l'affluenza alle urne per il referendum costituzionale di ieri in Iraq; risultati provvisori, forse già stasera. Affluenza nelle zone sunnite superiore alle  legislative di gennaio. Condoleeza Rice: la Carta è "probabilmente passata".

Baghdad (AsiaNews) – "Gioia e gratitudine" per il regolare svolgimento del referendum di ieri in Iraq sono state espresse dal patriarca dei caldei di Baghdad, mons. Emmanuel III Delly. Contattato telefonicamente da AsiaNews il patriarca ha "ringraziato il Signore per la pace inaspettata, in cui si sono svolte le operazioni di voto". Mons. Delly non si trovava in Iraq ieri, quando più del 60% degli irakeni aventi diritto, si è recato alle urne per esprimersi sulla nuova Costituzione.

Il patriarca, infatti, in questi giorni è a in Vaticano, per il Sinodo sull'Eucarestia. Ad AsiaNews ha poi anticipato che il Sinodo della Chiesa caldea, annunciato per il prossimo mese a Roma, è ancora in forse.

In Iraq, il premier Ibrahim al-Jaafari, ieri, dopo aver votato ha definito la Costituzione "un segno di civilizzazione". "Questa Costituzione - ha aggiunto - è arrivata dopo duri sacrifici; è una nuova nascita".

Il Segretario di Stato Usa Condoleezza Rice ha detto oggi da Londra che il documento "probabilmente è passato".

Secondo stime provvisorie al referendum di ieri hanno partecipato circa 10 milioni di elettori sui 15,5 milioni registrati. I seggi elettorali per il referendum costituzionale sono stati ufficialmente chiusi in tutto l'Iraq, come previsto alle 17.00 locali, senza proroghe. Incerti i tempi per conoscere i risultati. Secondo la Commissione elettorale, un'indicazione attendibile potrebbe arrivare già stasera ma altre fonti ritengono che ci vorranno almeno 3 giorni. Entro il 24 ottobre, comunque, dovrebbero essere annunciati i risultati ufficiali.

Quello che le forze Usa e irakene prevedevano come un giorno sanguinoso è forse stato il più pacifico degli ultimi mesi. Le operazioni di voto in molte città si sono svolte nella calma, a differenza delle elezioni di gennaio, marcate da dozzine di attacchi e dal richiamo sunnita al boicottaggio completo.

L'affluenza nelle province sunnite è stata maggiore che non alle elezioni per l'Assemblea nazionale ad interim dello scorso gennaio, quando la comunità ha di fatto disertato le urne. Un portavoce della commissione elettorale, Saadallah al-Rawi, ha detto che l'affluenza è stata bassa in 5 città della provincia di al-Anbar. A Ramadi, in pieno triangolo sunnita, i seggi sono rimasti in larga misura deserti tutto ieri. Maggiore la partecipazione al voto a Mosul, Falluja e Baquba. E a Erbil, nel Kurdistan, l'affluenza alle urne è stata inferiore che non a gennaio, a Karbala, nel sud sciita e' stata invece molto maggiore, con punte fino al 50 per cento. Molte persone hanno dichiarato ai giornalisti presenti ai seggi di aver votato sì per mettere fine all'occupazione americana. Particolarmente alta l'affluenza a uno dei seggi di Sadr City, l'agglomerato sciita alla periferia di Baghdad, con il 73% degli aventi diritto al voto.

I temuti attacchi su vasta scala ai seggi elettorali non si sono verificati. Dieci impiegati della Commissione suprema elettorale sono stati sequestrati in 2 località della provincia di Al Anbar. Rubate anche 5 urne da un gruppo di uomini armati che hanno fatto irruzione in un seggio ad Abu Ghraib. Quattro soldati irakeni sono stati uccisi nei pressi di seggi; il 30 gennaio gli attacchi in tutto il Paese furono più di 100 e i morti oltre 40.

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