22/03/2021, 08.54
LIBANO
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Patriarca maronita: dall’incontro fra Aoun e Hariri una svolta per il Paese

Nell’omelia della messa domenicale il card. Raï attacca le “nuove proposte e condizioni eccessive” legate alla nascita del nuovo esecutivo. La speranza di “risultati positivi” dal vertice in programma oggi fra presidente e premier incaricato. Le critiche, senza nominarli, a Hezbollah che continua a “paralizzare” la vita politica e istituzionale.

Beirut (AsiaNews/Agenzie) - Un duro attacco “alle nuove proposte e condizioni eccessive” legate alla formazione del nuovo governo e la speranza di “risultati positivi” nell’incontro in programma oggi fra il presidente Michel Aoun e il Primo Ministro incaricato Saad Hariri. Nell’omelia della messa domenicale celebrata ieri, il patriarca maronita card. Beshara Raï è tornato ad affrontare la crisi politica e istituzionale che attraversa il Paese dei cedri, dicendo di sperare che presidente e premier designato possano “smentire quanti scommettono sul loro fallimento”. 

“Lasciamo che rovescino il tavolo - ha detto il porporato - da tutti gli ostacoli e stabiliscano un muro che separa gli interessi del Libano e gli interessi dei gruppi politici e delle nazioni”. Basta, ha proseguito, con “nuove proposte e condizioni paralizzanti volte a ostacolare e procrastinare”. Il riferimento, pur senza nominarlo, è al capo di Hezbollah Sayyed Hassan Nasrallah

Per il patriarca maronita, un governo “per il Libano e i libanesi” non richiederebbe “più di 24 ore” per essere formato. Tuttavia, qualcuno ha interesse a “caricare” la nascita del nuovo esecutivo con “i conflitti della regione, i giochi fra nazioni, la cosa presidenziale, il cambiamento del sistema e il controllo dell’autorità e del Paese”. Tutto questo finirà per “aumentare la frattura fra il popolo e i suoi governanti e spingerà verso il caos” la nazione.

Le parole del patriarca maronita giungono in un contesto sempre più teso: nei giorni scorsi il leader di Hezbollah, Nasrallah, ha “consigliato” ad Hariri di formare un governo “tecnico-politico”, in cui i partiti possono vantare l’ultima parola nell’attribuzione dei portafogli. Una linea ben diversa rispetto a quella invocata dai manifestanti in piazza e dalla comunità internazionale - e del card. Raï - che auspicano la nascita di un esecutivo di specialisti ed esperti indipendenti, slegati dagli interessi e dalle spinte contrapposte dei vari partiti e delle diverse fazioni. 

In questo contesto il patriarca maronita ha poi espresso la speranza che il faccia a faccia di oggi fra il presidente e il premier incaricato possa dare “risultati positivi” e portare alla nascita di una squadra di “tecnocrati indipendenti” dopo “una lunga attesa e il crollo totale del Paese”. Egli ha infine invitato “le nazioni arabe e occidentali amiche” del Libano a “mostrare solidarietà” e a fornire aiuti “materiali e umani” al popolo libanese minacciato dalla carestia e vittima della classe politica al potere. “Non dobbiamo collegare gli aiuti dati alla popolazione - ha concluso - con la formazione del governo, alla presidenza o [alla fornitura di] armi illegali”. 

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