14/03/2014, 00.00
CINA - VIETNAM - COREA
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Pechino, Hanoi e Pyongyang: ecco il podio dei "peggiori nemici di internet"

Censura, controllo, rimozione dei contenuti e arresto per chi devia dalle linee ufficiali del governo: è la cronaca quasi quotidiana della libertà di espressione in Cina, Vietnam e Corea del Nord. I tre governi vincono di nuovo la classifica dei peggiori censori della Rete, stilata da Reporter senza frontiere.

Pechino (AsiaNews) - Cina, Vietnam e Corea del Nord sono i peggiori "nemici di internet" di tutto il mondo. Il "Grande Firewall" cinese, le nuove leggi contro i blogger emanate da Hanoi e le Squadre speciali per il "muro del silenzio" di Pyongyang rappresentano le maggiori minacce alla libertà di espressione in Asia. È la denuncia contenuta nell'annuale Rapporto sulla libertà della Rete pubblicato da Reporter senza frontiere, Organizzazione che si occupa di monitorare la libertà di stampa e di espressione in tutto il mondo.

I governi citati come "nemici di internet" hanno programmi statali complessi per controllare, censurare e punire i contenuti ritenuti "non in linea" con le politiche centrali. L'Agenzia coreana per l'Informazione scientifica e tecnologica, il Ministero vietnamita per le Comunicazioni e l'informazione e l'Ufficio statale cinese per internet "usano la difesa della sicurezza nazionale come base per scavalcare i propri confini naturali e spiare, censurare e punire giornalisti, blogger e altre fonti di informazione indipendente".

La denuncia poggia su basi solide, confermate quasi ogni giorno dalle cronache dei Paesi nel mirino. È di ieri, 13 marzo 2014, la notizia della chiusura improvvisa e immotivata di decine di account WeChat, popolare piattaforma di micro-blogging cinese. I profili internet erano gestiti da editorialisti famosi nel Paese - come Xu Danei e Luo Changping - o da aggregatori di notizie come NetEase. Molti avevano centinaia di migliaia di contatti ogni giorno.

WeChat è emersa negli ultimi mesi come rimpiazzo di Sina Weibo, sito di blogging simile a Twitter divenuto con il tempo molto più controllato e quindi meno seguito. L'ordine di sospensione e chiusura degli account è stato emanato durante l'ultimo giorno dell'annuale sessione dell'Assemblea nazionale del Popolo: anche se le autorità non hanno fornito motivazioni per la censura, i profili "incriminati" si occupavano di affari interni e politica nazionale.

Per cercare di sostenere la libertà di informazione e di espressione anche per le popolazioni di questi Paesi, il colosso informatico Google ha annunciato il prossimo rilascio di un sistema di criptazione dei codici sorgenti delle ricerche online per gli utenti in Cina. Si tratta di uno strumento che permetterà libere ricerche sulla Rete - fino a oggi invece bloccate dalle autorità - e darà modo agli utenti di nascondere la provenienza del proprio segnale. Per alcuni, si tratta di una risposta del gigante di Mountain View anche agli scandali legati alle rivelazioni di Edward Snowden sullo spionaggio telematico operato dal governo americano.  

Dal Vietnam è arrivata invece nei giorni scorsi la notizia di un tentativo di manipolazione del processo ai danni di una famosa blogger dissidente. Cinque attivisti vietnamiti non hanno voluto firmare le testimonianze scritte presentate dalla polizia, in cui essi avrebbero "confermato le accuse" a carico di Bui Thi Minh Hang, blogger e attivista per i diritti umani nel Paese. Per quanto riguarda la Corea del Nord, invece, l'accesso alla Rete è consentito solo a un gruppo ristretto di membri dell'elite guidata da Kim Jong-un. Non esistono infrastrutture, computer o cellulari in grado di connettersi al di fuori di questo gruppo, che si ritiene abbia non più di 5mila membri su una popolazione di 22 milioni di persone. 

 

 

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