07/11/2025, 15.37
BRASILE-CINA
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Pechino e la Conferenza sul clima di Belem

Alla vigilia del vertice sul clima la Cina ha dettagliato i suoi obiettivi per la transizione ecologica: riduzione del 7-10% delle emissioni di gas serra entro il 2035 e ulteriore accelerazione nello sviluppo delle energie rinnovabili, settore in cui è già il Paese leader a livello globale. Ma per gli esperti è ancora troppo poco per poter raggiungere i traguardi fissati dagli Accordi di Parigi

Belem (AsiaNews/Agenzie) – Il mondo guarda in queste settimane a Belem – nell’Amazzonia brasiliana – dove i rappresentanti di tutto il mondo sono riuniti per la COP30, l’annuale conferenza dell’Onu che fa il punto sulla lotta al cambiamento climatico. Tra i temi maggiormente destinati a richiamare l’attenzione c’è la posizione della Cina, il Paese che a livello globale resta il maggiore produttore di gas serra ma è contemporaneamente anche quello che più sta corredo nell’adozione delle energie rinnovabili.
A rappresentare la posizione di Pechino all’incontro tra i delegati dei governi che in queste ore sta precede l’inizio dei negoziati formali è il vicepremier Ding Xuexiang che dal Brasile ha lanciato un appello per la fine delle barriere commerciali che ostacolano la transizione energetica globale, invitando i leader presenti a un “vero multilateralismo”.

Ma quanto la Cina oggi sta contribuendo davvero alla lotta al cambiamento climatico? Proprio in vista dell’appuntamento di Belem, Pechino ha dettagliato questa settimana i suoi Obiettivi 2035 nel contributo alla lotta al cambiamento climatico. La novità più importante – già annunciata da Xi Jinping a fine settembre – è il fatto che per la prima volta la Repubblica popolare, oggi il maggiore produttore mondiale di emissioni di gas serra, ha fissato un obiettivo specifico di riduzioni: scenderanno del 7-10% entro il 2035. In passato, la Cina non aveva promesso di ridurre le emissioni di CO2 in termini assoluti, ma solo in rapporto alla dimensione della propria economia - il che significava che le emissioni potevano ancora crescere, ma più lentamente rispetto al PIL, con l’obiettivo di far raggiungere il picco delle emissioni di CO2 prima del 2030 (forse già quest’anno).

I nuovi Obiettivi 2035 segnano dunque un passo avanti, ma molti esperti lo considerano comunque insufficiente: sostengono che per poter raggiungere il traguardo fissato nell’Accordo di Parigi - limitare l’aumento medio della temperatura globale entro i 2 gradi Celsius e idealmente a 1,5 gradi rispetto ai livelli del 1850 - occorrerebbe un taglio di circa il 30% nelle emissioni prodotte da Pechino. La Cina però si difende sostenendo che nessuna grande economia nella storia è stata capace di ridurre le proprie emissioni di oltre il 10% nei cinque anni successivi al raggiungimento del picco.

Molto dipenderà dalla questione della dipendenza dal carbone, la causa principale delle emissioni di gas serra in Cina, questione su cui gli Obiettivi 2035 secondo gli esperti restano vaghi. Al momento il governo di Pechino non sembra disposto a rinunciare a quella che considera la fonte energetica più affidabile, e ha persino incoraggiato la costruzione di nuove centrali a carbone negli ultimi anni.

Dove invece la Cina sta correndo più del previsto è nella produzione di energia da fonti rinnovabili: sull’eolico e il solare ha superato l’obiettivo di 1.200 gigawatt con sei anni di anticipo, raggiungendo 1.680 gigawatt a luglio, secondo i dati dell’Amministrazione nazionale dell’energia. Pechino ora punta entro il 2035 ad aumentare la quota di energia non fossile nei consumi totali dal 20% al 30%; raggiungere i 3.600 gigawatt di capacità eolica e solare e rendere i veicoli elettrici il mezzo di trasporto principale.

 

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