20/02/2013, 00.00
CINA
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Pechino risponde alle accuse di spionaggio online: Non avete prove

Il ministero della Difesa di Pechino controbatte al rapporto della Mandiant, che definisce l’esercito cinese “il più prolifico hacker del mondo”. Secondo il regime comunista “non ci sono prove che mettano in collegamento gli hacker ai nostri computer”. Ma la pirateria online dilaga nel Paese: arrestato un imprenditore che “ripuliva l’immagine” dei suoi clienti online.

Pechino (AsiaNews) - Il governo cinese ribatte alle accuse di un'azienda americana che ha definito l'Esercito di liberazione popolare "il più prolifico hacker industriale in circolazione". Secondo il ministero della Difesa di Pechino, "le accuse della Mandiant non sono sostenute da prove tecniche che possano collegare gli hacker ai nostri computer". Secondo l'azienda un'unità dell'esercito di stanza a Shanghai avrebbe "rubato dati sensibili ad almeno 141 compagnie del pianeta", tutte utili per il Piano economico quinquennale cinese.

La dichiarazione del ministero della Difesa è stata pubblicata sul sito internet del governo: secondo il testo, molti degli attacchi cybernetici presi in considerazione dal rapporto della Mandiant "sono stati effettuati attraverso indirizzi IP rubati". Inoltre, prosegue "non esiste una definizione chiara di cosa sia un attacco online: esso è sovranazionale e molto difficile da tracciare".

Secondo diversi analisti, le accuse mosse dall'azienda americana sono "esagerate". Gli Stati Uniti e la Cina combattono da lungo tempo una battaglia - per ora soltanto attraverso offensive mediatiche e diplomatiche - per il controllo dei copyright e per la sicurezza telematica. Washington ritiene che Pechino sia un pirata di internet, ma fino a oggi le accuse rimangono sulla carta.

Tuttavia, la questione dello spionaggio online è un problema anche interno alla Cina. Secondo un'inchiesta del magazine cinese Caixin, infatti, una compagnia milionaria di proprietà di Gu Tengda - noto imprenditore cinese - usava metodi "dubbi" per eliminare la cattiva pubblicità dei propri clienti sulla Rete. Al momento Gu è sotto la custodia della polizia, che sta indagando su un giro di pirateria online e tangenti.

Secondo la ricostruzione del giornale, Gu avrebbe chiesto "decine di migliaia di yuan" ai propri clienti per far "sparire" articoli imbarazzanti o compromettenti da internet. La maggior parte dei suoi utenti è rappresentata da funzionari comunisti di livello medio-basso, ma ci sono anche imprese di proprietà statale e singoli businessmen. Lo scorso anno la Yage Times, la sua compagnia, ha fatturato 50 milioni di yuan. 

 

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