24/10/2025, 10.04
IRAN
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Pena di morte per uso 'illegale' di internet: la legge sullo ‘spionaggio’ di Teheran

Il presidente Masoud Pezeshkian ha firmato la norma, che è già entrata in vigore. Per i promotori è una risposta alle fughe di informazioni riservate nella “guerra dei 12 giorni” con Israele (e Stati Uniti). I critici rispondono che il governo ha colpito solo persone comuni, senza punire alti funzionari o responsabili. Sullo sfondo la grave crisi economica attraversata dal Paese. 

Teheran (AsiaNews) - Isolata dalla comunità internazionale e ai margini dei dossier sulla regione mediorientale, primo fra tutti la tregua a Gaza, in Iran si registra un’escalation di esecuzioni e un crescendo di leggi repressive, alcune delle quali collegate alla “guerra dei 12 giorni” di giugno con Israele. Ultima in ordine di tempo è quella approvata dal Parlamento e controfirmata la scorsa settimana dal presidente Masoud Pezeshkian, definita da attivisti ed esperti “una delle norme sullo spionaggio più ampie nella storia del Paese”. E, in base alla quale, i cittadini rischiano persino la condanna a morte “per reati minori fra i quali possedere apparecchi Internet via satellite o condividere immagini sui social media”.

Chiamata “Legge sull’intensificazione delle punizioni per lo spionaggio e la cooperazione con il regime sionista e i Paesi ostili”, la legge è entrata in vigore con effetto immediato e rischia di contribuire all’escalation pene capitali, già particolarmente elevata. A preoccupare è anche il momento in cui è stata approvata: due settimane prima della firma del presidente, gli esperti Onu di diritti umani hanno riferito di oltre un migliaio di esecuzioni nei primi nove mesi del 2025, con una media di oltre nove impiccagioni al giorno nelle ultime settimane.

Anziché prestare ascolto alle preoccupazioni della comunità internazionale, il Parlamento iraniano ha risposto approvando una legge che, secondo gli esperti di diritto, viola la Costituzione, il diritto islamico (sharia) e i trattati internazionali sui diritti umani di cui Teheran è firmataria. Gli esperti parlano di “esplosione legislativa” con abuso nell’estensione e uso di norme come “Corruzione sulla terra” per le quali vige la pena capitale. Un ricorso estensivo, afferma Hossein Raisi, professore di diritto dei diritti umani alla Carleton University, la società “non può tollerare né ha la capacità di affrontare”. “Soprattutto perché tali accuse - prosegue - devono essere giudicate dal Tribunale rivoluzionario, un tribunale che non rispetta alcun principio di equo processo”.

Le voci critiche ricordano come il governo abbia impiccato solo giovani senza profili pubblici o piattaforme online con le nuove accuse di spionaggio, e che nessun alto funzionario è stato ritenuto responsabile dei fallimenti dell’intelligence che la legge vuole punire. A maggior ragione, in relazione alla guerra con Israele. Ciononostante Ebrahim Azizi, presidente della Commissione per la sicurezza nazionale e la politica estera del Majles, ha affermato che era necessario dopo il conflitto con Stato ebraico e Usa in cui è emersa la “cooperazione di alcuni elementi interni che hanno danneggiato la sicurezza pubblica”.

L’articolo 3 della nuova legge definisce un elenco esteso di reati capitali che, secondo gli esperti, ha poco in comune con le tradizionali norme sullo spionaggio. La pena di morte si applica ora a chiunque sia coinvolto nella produzione, assemblaggio, fornitura, trasferimento, trasporto, stoccaggio o importazione di vari articoli o nella conduzione di attività che potrebbero essere interpretate come correlate allo spionaggio o ad azioni correlate. I reati relativi alle armi sono punibili con la pena capitale, comprese le armi chimiche, biologiche o nucleari.

Tuttavia, la legge va ben oltre le attrezzature militari convenzionali: anche il possesso o la distribuzione di piccoli droni o quadricotteri con potenziali applicazioni militari, di spionaggio o di disturbo è ora punibile con la pena di morte. Le attività informatiche costituiscono un’altra categoria di reati capitali: qualsiasi guerra informatica, attacco informatico o interruzione delle reti di comunicazione e dei sistemi informativi può comportare l’esecuzione capitale, così come il sabotaggio di strutture private. La legge colpisce pure le criptovalute e le transazioni finanziarie estere, rendendo un reato capitale ricevere “denaro o beni quali immobili, veicoli, oro, valuta e qualsiasi tipo di asset crittografato da spie o affiliati dei servizi di intelligence”. Infine, l’aspetto forse più controverso è che la legge rende la distribuzione di apparecchiature Internet via satellite (vedi Starlink) punibile con la pena di morte se effettuata “con l’intento di opporsi al sistema” o con finalità “di spionaggio” e se l’autore è considerato una “forza nemica”.

Oltre ai reati puniti con la pena di morte, la legge crea un labirinto di reati punibili con la reclusione che comprendono attività che molti iraniani svolgono abitualmente. Fra questi l’uso, il trasporto, la conservazione, l’acquisto o la vendita di apparecchiature satellitari per il web senza licenza per uso personale è ora “vietato e punibile con una pena detentiva da sei mesi a due anni”. L’invio di filmati o immagini con informazioni a reti straniere, media o pagine di social media ritenute contrarie alla sicurezza nazionale può comportare una pena detentiva da due a cinque anni e il licenziamento permanente dal servizio pubblico e governativo. 

In un quadro di crescente repressione, la Repubblica islamica deve fronteggiare anche una grave crisi economica esacerbata dalle sanzioni internazionali collegate al programma atomico degli ayatollah. Fra i rischi vi è quello di iper-inflazione e recessione, che si sommano a criticità persistenti come corruzione e divario crescente di ricchezza, oltre ai blocchi all’esportazione di petrolio e a un quadro di instabilità complessiva. In quest’ottica, avvertono gli esperti, la strategia di autosufficienza di Teheran e un commercio più stretto con gli alleati Cina e Russia potrebbe non bastare per proteggere i 92 milioni di abitanti da un pesantissimo contraccolpo economico. Analisti ed esperti affermano che vi è ancora margine di manovra della diplomazia per risolvere lo stallo (soprattutto il muro contro muro con Washington), anche se il leader supremo Ali Khamenei ha respinto l’offerta del presidente Usa Donald Trump di giungere ad un nuovo accordo su nucleare. 

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