22/01/2013, 00.00
CINA
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Per il Capodanno cinese “scrivete a Gao Zhisheng, in prigione per la giustizia”

L’appello viene da Hu Jia, uno dei più noti dissidenti del Paese, che spiega: “Non importa se riceve o meno i nostri auguri, l’importante è che le autorità si rendano conto di quante persone si curano di lui”. Dopo quasi un anno, la famiglia riesce a incontrarlo per 30 minuti “ma senza parlare di politica”.

Pechino (AsiaNews) - Hu Jia, uno dei più noti dissidenti cinesi, ha lanciato una campagna online per chiedere a tutti i simpatizzanti della democrazia in Cina di inviare cartoline di auguri a Gao Zhisheng, avvocato che per la sua strenua difesa dei diritti umani è in carcere nella remota provincia dello Xinjiang, in occasione del Capodanno cinese. La festività - una delle più sentite di tutta l'Asia - cade il prossimo 10 febbraio: la campagna è iniziata con gli auguri natalizi, dato che Gao è cristiano.

Secondo Hu Jia, attivista anti-Aids e 'ponte' fra la dissidenza cinese e i media internazionali, "non è importante che Gao riceva o meno questi auguri. L'importante è spedirli, dato che maggiore è il numero di cartoline ricevute e migliore sarà il trattamento che le autorità del carcere gli riserveranno. Questo tipo di iniziative ha sempre aiutato le condizioni dei prigionieri politici".

Gao Zhisheng è stato condannato per l'ennesima volta nel dicembre 2011 dalle autorità giudiziarie di Pechino a tre anni di galera per "aver violato i termini della libertà condizionata". In realtà l'avvocato è nel mirino del Partito sin dal 2006, quando è divenuto famoso in tutto il mondo per la sua opera a sostegno delle minoranze religiose ed etniche vessate dalla legge dello Stato.

Prima della sua conversione al cristianesimo, Gao era uno dei "10 migliori avvocati della Cina": la sua decisione di aiutare il prossimo - in maniera gratuita e sempre all'interno della legislatura nazionale - ha spinto il governo ad arrestarlo per cercare di farlo sparire dalle scene. Nel corso della sua carriera ha difeso cristiani non ufficiali, membri del Falun Gong e buddisti tibetani.

Dopo la prima condanna emessa nel 2006 per "incitamento alla sovversione" (in seguito sospesa dopo l'appello vinto dall'avvocato) le autorità hanno continuato a perseguitarlo con arresti illegali, sparizioni e torture in carcere. Nel novembre del 2011 Gao è sparito nel nulla: il mese dopo la Xinhua, agenzia di stampa del regime, ha annunciato che era stato condannato a 3 anni di carcere.

Lo scorso 12 gennaio, dopo mesi di silenzio completo, la sua famiglia ha potuto visitarlo in galera ma è stata costretta a "non parlare di argomenti sensibili". Nel corso dei 30 minuti di colloquio con il fratello minore e con il suocero Geng Yunjia sono stati guardati a vista dagli agenti carcerari e hanno parlato "della vita di tutti i giorni". L'ultimo incontro con i familiari risaliva al 24 marzo del 2012.

La moglie Geng He, che vive in esilio negli Stati Uniti con i due figli, racconta: "Nel complesso, mi hanno detto di averlo trovato abbastanza bene. Cammina senza bisogno di aiuto e non sembra malato: ha la testa rasata. Non ha potuto inviarmi alcun messaggio se non quello di curare bene i bambini e di non preoccuparmi troppo per la situazione".

 

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