07/09/2011, 00.00
CAMBOGIA
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Phnom Penh: morto Vann Nath, l’artista che ha dipinto le atrocità dei Khmer rossi

È uno dei sette sopravvissuti alla famigerata S-21, il centro di detenzione e sterminio dove sono state uccise 15mila persone. Si è salvato riproducendo ritratti di Pol Pot e altri leader della rivoluzione comunista. Oggi le sue immagini sono conservate all’interno della ex-prigione, a testimonianza del dramma cambogiano.
Phnom Penh (AsiaNews/RFA) – Il famoso artista cambogiano Vann Nath, sopravvissuto al centro di tortura e sterminio dei Khmer rossi dipingendo ritratti del loro brutale leader, è morto il 5 settembre scorso all’età di 66 anni. La famiglia ne ha annunciato il decesso, confermando che Vann Nath – le cui opere hanno mostrato al mondo le atrocità commesse dal movimento comunista tra il 1975 e il 1979 – combatteva da anni contro malanni ai reni e ai polmoni. In seguito a un attacco di cuore, il mese scorso egli è andato in coma e da allora non si è più ripreso.

Uno dei suoi figli, Vann Chanarong, ha spiegato che “mio padre è morto attorno alle 12.45 del pomeriggio (orario di Phnom Penh)”, dopo aver “sofferto a lungo per problemi ai reni e ai polmoni”. La nuora Lon Nara aggiunge che “la sua scomparsa rappresenta una perdita immensa per la storia della Cambogia”. Kith Eng, vedova di Vann Nath, afferma che le sue malattie croniche derivano dalle torture che ha patito nell’ex liceo di Tuol Sleng, meglio conosciuto come prigione S-21, al cui interno sono state uccise almeno 15mila persone, considerate “nemiche della Rivoluzione” dalla leadership dei Khmer rossi.

Vann Nath è stato il primo fra i sette sopravvissuti della prigione a testimoniare davanti al Tribunale internazionale delle Nazioni Unite, chiamato a giudicare i crimini di guerra commessi dai vertici dei Khmer rossi.

Mangiare accanto ai cadaveri

In una udienza nel 2009, egli ha raccontato come la fame lo abbia spinto a mangiare insetti, aggiungendo anche che lui stesso, insieme ad altri prigionieri nel carcere, si è cibato accanto ai cadaveri dei prigionieri morti per fame. Davanti ai giudici del tribunale, Vann Nath ha sottolineato in lacrime che “le condizioni erano talmente disumane e il cibo così scarso” da aver pensato che “la carne umana potesse essere un buon alimento” pur di sopravvivere.

In base alla sua testimonianza, il tribunale ha condannato il direttore della prigione di Tuol Sleng, Kaing Guek Eav, meglio conosciuto come compagno Duch, a 30 anni di galera nel luglio scorso per crimini contro l’umanità, torture, e omicidio premeditato.

Vann Nath è sopravvissuto alla prigionia grazie alla sua abilità nella pittura: l’aver prodotto numerosi ritratti di Pol Pot e altri leader dei Khmer rossi, gli ha permesso di scampare ai famigerati e tristemente noti “Killing fields”, i campi di sterminio cambogiani. Con la morte di Vann Nath, rimangono in vita solo due persone sopravvissute al carcere di Tuol Sleng. Chum Mey, 80 anni, uno dei due ex detenuti, ha commentato: “avrebbe dovuto aspettare, per vedere se giustizia sarà fatta dal Tribunale [Onu] contro i leader Khmer rossi”, aggiungendo con una nota di rammarico che “non sarebbe dovuto morire senza conoscere la verità”. Egli ha infine aggiunto che “Vann Nath ha disegnato e dipinto per le future generazioni moltissime immagini della S-21”.

Un promemoria del passato

Neth Pheaktra, portavoce del Tribunale Speciale per i crimini in Cambogia (Eccc), ha affermato che la scomparsa di Vann Nath rappresenta una “perdita immane” per la corte, mentre si profilano all’orizzonte le nuove udienze. “Egli era – aggiunge il portavoce – un teste importante per il procedimento”.

Hong Kim Soun, avvocato di parte civile del Eccc, aggiunge che la sua morte è un segnale inviato al tribunale, perché “velocizzi” i tempi delle udienze. “Il processo è stato rimandato e le vittime muoiono una dopo l’altra” ha affermato il legale, “e di contro, gli accusati hanno ricevuto molte più cure mediche o tutele delle vittime”. L’avvocato chiarisce che “sebbene vi siano così tante vittime che è difficile per il tribunale garantire un pieno sostegno” il prolungamento dei tempi della giustizia “rende vano il sacrificio di quanti sono morti prima che il tribunale abbia ultimato il suo lavoro”.

Vann Nath, nato nel 1946, ha studiato come artista e pittore, ma ha dovuto lavorare a lungo in una cooperativa agricola, dopo che i Khmer rossi hanno conquistato il potere il 17 aprile 1975, con la caduta di Phnom Penh e la cacciata del Primo Ministro filoamericano Lon Nol. Nel 1978 egli è stato accusato di essere un nemico della rivoluzione e imprigionato a Tuol Sleng, dove è rimasto rinchiuso sino al gennaio 1979, con la fuga del regime dopo l’invasione delle truppe vietnamite, che hanno scoperto solo sette persone fra i sopravissuti alla prigione S-21.

In seguito egli ha riprodotto le immagini delle torture e scritte un libro di memorie sull’anno trascorso in prigione.

Le politiche radicali e rivoluzionarie dei Khmer rossi hanno causato la morte di circa due milioni di persone (su un totale di otto milioni) per malattie, malnutrizione, eccessivi carichi di lavoro ed esecuzioni sommarie.

(L’articolo originale è stato pubblicato da Radio Free Asia)
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