28/04/2004, 00.00
THAILANDIA
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Più di cento morti negli scontri tra militanti musulmani e polizia

Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – Più di 100 giovanissimi militanti islamici sono rimasti uccisi durante scontri con la polizia nel sud del paese. Sono morti anche 5 uomini delle forze dell'ordine. All'alba di questa mattina, gruppi di separatisti musulmani -  di età compresa tra i 16 e i 20 anni – hanno attaccato più di 15 stazioni di polizia e uffici distrettuali nelle province di Yala, Pattani e Songkhla, a maggioranza musulmana, nel tentativo di rubare armi. Secondo fonti locali, gli aggressori indossavano abiti neri con fasce intorno alla testa e avevano poche pistole, coltelli e machete. Una trentina di militanti sono riusciti a scappare e si sono rifugiati nella moschea di Kruesei, ma l'esercito li ha uccisi dopo aver lanciato bombe a mano contro l'edificio e aver usato gas lacrimogeni. Secondo fonti della polizia, le operazioni di oggi hanno portato all'arresto di 17 musulmani e al ferimento di  altri 15. Il primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra, ha promesso di sradicare i "fautori di disordini" e ha negato l'esistenza di qualsiasi legame fra le milizie musulmane del paese e le organizzazioni integraliste del terrorismo internazionale.

Gli attacchi di questa mattina sono stati i più gravi di una lunga serie che sta affliggendo il sud del paese dall'inizio dell'anno, ad opera di gruppi islamici armati della Thailandia che hanno iniziato ad aggredire forze dell'ordine, monaci buddisti e soldati dell'esercito rivendicando la secessione delle province meridionali governate dai buddisti e la creazione di uno stato islamico indipendente. Le truppe governative hanno rafforzato i controlli lungo il confine con la Malaysia, paese musulmano confinante, dove, secondo Bangkok, sono dislocate molte basi dei combattenti separatisti islamici. Il governo thailandese ha tentato di minimizzare evitando di parlare di separatisti, preferendo addossare la colpa di queste azioni a delle « bande di criminosi e di trafficanti di droga ed armi ». Ma molti analisti sono del parere che ci siano collegamenti con il terrorismo islamico internazionale. Uno dei combattenti rimasto ucciso indossava una maglietta con la sigla "JI" - Jemaah Islamiah – il gruppo terroristico del Sud-est asiatico responsabile degli attentati di Bali. Il ministro della difesa, generale Chettha Thanajaro, ritiene che i militanti abbiamo perso almeno un terzo dei loro combattenti negli scontri di oggi.

Preoccupazione serpeggia anche tra la popolazione, che teme di dover sopportare sempre maggiori disordini nelle zone abitate dai musulmani. Durante attacchi simili, la settimana scorsa sono stati incendiati 50 palazzi governativi in una sola notte.

In Thailandia, i buddisti sono il 94,8% della popolazione, mentre le minoranze musulmana e cristiana contano rispettivamente per il 4% e lo 0,6%.

I musulmani delle province meridionali chiedono maggiore rispetto per la loro lingua e la loro cultura, lamentando che nelle scuole pubbliche si insegna soltanto la lingua thai, mentre essi parlano la lingua yawi, un dialetto parlato nella vicina Malaysia. Essi sono anche fra i più poveri del paese.

La frustrazione causata dalle politiche del governo thailandese ha portato i musulmani thailandesi a decenni di lotta separatista, che si è conclusa negli anni '80 con un'amnistia. Lo scorso 4 gennaio ha avuto inizio una nuova esplosione di violenze, con un attacco a un campo militare e l'incendio di 21 scuole. Dall'inizio dell'anno, gli scontri hanno causato circa 160 vittime. (PB, MR)

 

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