11/02/2005, 00.00
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Missionario a Mindanao: "Fermare le violenze per non bloccare il processo di pace"

Manila (AsiaNews) – "Stiamo cercando di mettere in contatto governo e ribelli per fermare l'escalation delle violenze a Jolo". Lo afferma ad AsiaNews padre Angelo Calvo, missionario spagnolo clarettiano a Zamboanga, nel sud del paese.

Da 5 giorni nella zona di Jolo (arcipelago di Sulu, a sud di Mindanao) sono in corso combattimenti fra i ribelli del Moro National Liberation Front (MNLF) e truppe governative. Finora si sono registrati 90 morti, 30 soldati e 60 ribelli. Il governo ha deciso di inviare altre 2 mila truppe nella regione. Oltre 7 mila persone si sono riversate dalle campagne circostanti nella città di Jolo per sfuggire alle violenze.

Padre Calvo è presidente di Paz (Peace Advocates Zamboanga), un gruppo attivo nella pacificazione della regione, nonchè membro dei Peaces Weavers (Tessitori della pace), sigla interreligiosa di dialogo presente nell'isola meridionale di Mindanao. Il religioso spagnolo è ora in contatto con il ministro filippino per il Processo di pace e con il cognato di Nur Misuari (membro del gruppo di pace), il capo del MNLF ora in carcere: scopo, trovare un accordo che blocchi gli scontri scatenatisi questa settimana.

"Le violenze - racconta p. Calvo - sono iniziate quando truppe filippine antiterrorismo, in un'azione contro il gruppo Abu Sayyaf (noto per il suo legame con Al-Qaeda, ndr), ha ucciso alcuni bambini, adolescenti e donne. Da qui la vendetta del MNLF".

"Da 2 anni la zona di Jolo era tranquilla – sostiene p. Calvo. Per questo vogliamo che le parti tornino a parlarsi perché la situazione non degeneri". Anche un ulema locale, Ulka Ulama, è preoccupato che gli eventi prendano una piega ancora più violenta: "La situazione è molto tesa. Le autorità devono fermare le violenze perché potrebbero degenerare in una guerra a tutto campo".

"La lotta al terrorismo senza colpire i civili è difficile, ma l'esercito deve affrontare questa difficoltà" afferma ancora p. Calvo. "Altrimenti ad ogni piccola provocazione i sostenitori del MILF si ribellano. Per questo abbiamo chiesto al Congresso di trovare una risposta investigativa e non solo militare contro il terrorismo. Con la violenza - conclude il religioso - si rischia di compromette gli sforzi e le attività di pacificazione già in corso".

Il MNLF è la storica sigla che dagli anni '60 si batte per l'indipendenza dell'isola di Mindanao, a maggioranza musulmana. Dalle sue fila nel 1978 si è staccato il Moro Islamic Liberation Front (MILF), che non aveva accettato gli accordi con il governo per la creazione di un governo autonomo nella regione. Nei giorni scorsi il MILF ha dichiarato di voler continuare il processo di pace in corso con Manila sotto la supervisione di alcuni paesi limitrofi, tra i quali Brunei, Malaysia e Indonesia.

Dopo un accordo con il governo centrale nel 1996, il MNLF, guidato da Misuari, ha ripreso la guerriglia contro l'esercito; il suo leader è stato arrestato nel 2001. Negli ultimi anni alcuni esponenti del MNLF si sono accordati con Abu Sayyaf per condurre la lotta verso uno stato islamico nel sud delle Filippine. (LF)

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