01/07/2010, 00.00
HONG KONG
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Primo luglio, Hong Kong in piazza per la democrazia

di Annie Lam
Oltre 52 mila persone sfilano nel Territorio per il suffragio universale e l’aumento dei salari minimi. Critiche ai democratici, che hanno fatto passare il pacchetto governativo di riforme senza abolire le corporazioni. Cristiani in preghiera “per la democrazia e chi la ama”.

Hong Kong (AsiaNews) – Almeno 52 mila persone si sono radunate nel centro dell'isola per manifestare a favore del suffragio universale nell’annuale marcia per la democrazia del primo luglio. I dimostranti hanno pure chiesto l’abolizione delle “functional costituencies”, una sorta di corporazioni professionali in genere favorevoli a Pechino, i cui rappresentanti divengono parlamentari. La volontà di abolirle rimane, anche se i deputati del Territorio hanno votato a favore di un pacchetto di riforma elettorale - avanzata dal governo - che le mantiene: il testo è passato grazie a 8 voti cruciali, espressi dal Partito democratico, originariamente contrario.

Per tutto il corteo, il Partito democratico è stato criticato dai manifestanti, che li hanno accusati di aver “venduto” Hong Kong per il loro sostegno al passaggio del pacchetto di riforme politiche voluto dall’esecutivo, vicino a Pechino. Albert Ho, presidente del Pd, ha detto alla stampa di non essere preoccupato dai problemi che si sono presentati alla marcia, e ha aggiunto che le critiche nascono da un “fraintendimento”.

Tuttavia, uno dei manifestanti (il signor Kam, uomo di mezza età), dice ad AsiaNews: “Sono molto arrabbiato con i democratici, che hanno deciso da un giorno all’altro di sostenere il governo. In tutti questi anni ho votato per loro e ho partecipato alla marcia del primo luglio per sostenere le loro richieste”.

La manifestazione avviene il 1° luglio, giorno in cui si celebra il 13esimo anniversario del ritorno di Hong Kong dalla Gran Bretagna alla madrepatria (handover). Essa ha una lunga tradizione, fin dal 2003, quando il governo ha cercato di introdurre una legge sulla sicurezza che dava enormi poteri alla polizia. La legge, ispirata da Pechino e conosciuta come l'art.23, ha ricevuto critiche così forti che il governo ha dovuto archiviarla. Organizzata dal Fronte per i diritti umani e civili, la marcia è partita alle 3 del pomeriggio da Victoria Park. Il gruppo è stato guidato anche dai sindacati, che chiedono una legge sul minimo salariale, e dai migranti asiatici che chiedono l’aumento delle paghe.

I gruppi cattolici e protestanti si sono riuniti nel parco, un’ora prima della marcia, per pregare. Il padre francescano Chan Moon-hung a circa 300 fedeli ha ricordato il primo luglio del 2003, quando 500 mila persone hanno marciato insieme contro la legislazione sulle attività sovversive contenuta nell’art. 23. Oggi, ha aggiunto, “la popolazione è triste per le divisioni all’interno dei democratici”; il religioso ha poi chiesto di pregare “per coloro che hanno a cuore la democrazia”.

Li Wai-yee, portavoce del Fronte, ha spiegato alla stampa che 52 mila persone hanno preso parte alla manifestazione e alla marcia. Ha aggiunto che alcuni cittadini “sono rimasti male” per il passaggio delle riforme politiche e per il comportamento di alcuni politici, e che questo potrebbe aver influito sul numero minore dei partecipanti all’evento. Lo scorso anno vi hanno partecipato almeno 80 mila persone.

In ogni caso, alcuni manifestanti hanno chiesto il rilascio di Liu Xiaobo – il docente cinese autore di Charta ’08, il manifesto pro-democrazia pubblicato in Cina due anni fa, che da allora è in carcere – e una maggiore attenzione per i diritti di donne e disabili. Alcuni pakistani e nepalesi – giovani emigrati che vivono nel Territorio – hanno chiesto l’eliminazione della discriminazione razziale e una piena accettazione degli immigrati nella popolazione locale.

Ma a guidare la marcia erano i gruppi dei lavoratori, che chiedono una legge che imponga un salario minimo di 33 dollari di Hong Kong (circa 3 euro) all’ora. Lee Cheuk-yan, deputato e leader della Confederazione sindacale locale, ha chiesto un largo sostegno a questa richiesta, che deve divenire legge, e l’abolizione delle “functional constituency”, che di fatto difendono gli interessi dei ricchi e delle aziende.

All’inizio della giornata, alla cerimonia ufficiale per l’alzabandiera e il ricordo dell'handover, il capo dell’Esecutivo Donald Tsang ha detto che il varo del pacchetto “è il miglior regalo per l’anniversario dell’handover di Hong Kong”. Tsang ha aggiunto che si tratta di “un passo verso la piena democrazia”, il risultato degli sforzi collettivi della popolazione.

Invece, alcuni cattolici hanno detto ad AsiaNews che quest’anno non hanno partecipato alle cerimonie proprio perché “frustrati” dalla riforma, e hanno aggiunto di voler “vedere come questa proposta possa portare nuovi sviluppi in una democratizzazione stagnante”.

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