19/08/2025, 12.18
SRI LANKA
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Proteste contro l'eolico a Mannar: governo sospende e avvia colloqui

di Melani Manel Perera

I villaggi nel nord dello Sri Lanka contestano da settimane la seconda fase del progetto di energia eolica da 50 MW. S. Marcus Adigalar, parrocco di Thalaimannar, ad AsiaNews: "Gravi conseguenze ambientali". L'intervento impatta sull'ecosistema marino e costiero. Dissanayake apre al dialogo. I giovani chiedono revoca delle autorizzazioni e una zona protetta.

Colombo (AsiaNews) - A Mannar, nel nord dello Sri Lanka, da quasi due settimane i villaggi stanno dando vita a una protesta ininterrotta per chiedere l’interruzione della seconda fase di un progetto di energia eolica da 50 MW, sostenendo che esso rappresenta una minaccia esistenziale per il loro sostentamento, nonché un disastro ecologico. La protesta è molto sentita: hanno partecipato giovani e leader religiosi, con le loro voci. Alla fine il governo ha sospeso temporaneamente il progetto per avviare dei colloqui.

Decine di abitanti dei villaggi si sono riuniti, insieme a giovani con cartelli con scritte come “No! Non uccidete le nostre vite e non costruite l'impianto eolico”, “Non giocate con il nostro futuro” e “L'impianto eolico è un colpo mortale per noi”. Gli abitanti hanno partecipato alla protesta a turno: l'ultimo turno è stato quello dei villaggi di Vankalai e Thalai Mannar.

A seguito di una riunione tenutasi il 13 agosto a Colombo con i rappresentanti della società civile e i leader religiosi della Provincia Settentrionale, il governo ha deciso di sospendere temporaneamente il progetto per un mese, al fine di studiare le questioni che affliggono la popolazione della zona di Mannar. Ha inoltre affermato che durante questo periodo saranno intraprese misure per identificare i problemi e fornire soluzioni tempestive.

P. S. Marcus Adigalar, parroco di Thalaimannar e presidente del Comitato dei cittadini di Mannar, ha detto ad AsiaNews: “Non possiamo permettere che questo progetto vada avanti perché avrà gravi conseguenze ambientali, proprio come è successo dopo la realizzazione della prima fase”. Negli ultimi anni, la regione si è continuamente allagata a causa della riorganizzazione dei corsi d’acqua naturali e della costruzione di nuove strade. “Pertanto, non possiamo permettere che questo progetto venga realizzato qui”, ha affermato il parroco, che fin dall’inizio ha espresso con forza la propria opposizione. La vicinanza sua e di altri sacerdoti alla popolazione, è stata la grande forza che ha permesso di portare avanti la protesta senza sosta, hanno raccontato alcuni giovani ad AsiaNews

L’isola di Mannar è una zona umida di importanza internazionale e ospita il Vankalai Bird Sanctuary, uno degli habitat palustri più importanti dell’Asia meridionale. Ogni anno migliaia di uccelli migratori vi fanno tappa e il sostentamento di migliaia di famiglie di pescatori dipende dal mare circostante. Il progetto di energia eolica in corso di realizzazione a Mannar rappresenta una grave minaccia per questo fragile ecosistema. Studi globali sui progetti di energia eolica che non tengono conto dei sistemi ambientali dimostrano che le pale delle turbine eoliche alterano le rotte di volo degli uccelli e aumentano il rischio di collisioni mortali.

Inoltre, le mangrovie costiere e la vegetazione litoranea vengono distrutte, danneggiando le zone di riproduzione dei pesci. Il rumore dei lavori di costruzione, le vibrazioni e l'aumento del traffico minacciano le specie marine, in particolare quelle già in via di estinzione. Anche l’erosione costiera aumenta, riducendo i punti di accesso per le attività di pesca. Le valutazioni di impatto ambientale che precedono l’avvio dei lavori non vengono condotte in modo adeguato, e le voci delle comunità locali vengono ignorate.

“Non possiamo distruggere la natura, la fauna selvatica e i mezzi di sussistenza delle persone in nome delle energie rinnovabili. Proteggere la terra, il mare e i cieli di Mannar è una nostra responsabilità comune”, hanno alcuni partecipanti alla lunga protesta. Poiché l’industria della pesca è la principale fonte di sostentamento di migliaia di famiglie di pescatori, molti pescatori hanno registrato una riduzione del pescato negli ultimi anni. “Potrebbe essere dovuto alle turbine o a molti altri fattori, ma non possiamo provarlo. Anche il governo non sta indagando su questo”, ha detto ad AsiaNews il segretario della Federazione delle cooperative di pesca del nord, N. M. Aalam, di Mannar.

Durante la discussione sul tema, il presidente Dissanayake ha sottolineato che l’energia è una risorsa nazionale, non limitata a una sola regione, e che i costi dell’elettricità incidono non solo sulle bollette delle famiglie, ma anche sui costi di produzione, sugli investimenti esteri e sull’intera economia. Ha sottolineato che il governo è sempre pronto a discutere dell'impatto del progetto sui mezzi di sussistenza delle persone, sulla vita quotidiana, nonché ad affrontare le preoccupazioni dell'opinione pubblica.

I giovani hanno affermato che le attività di estrazione della sabbia proposte mettono in pericolo la protezione delle coste, le falde acquifere di acqua dolce e la biodiversità marina, evidenziando che queste conseguenze ambientali sono irreversibili. A seguito della marcia di protesta tenutasi il 6 agosto, è stata lanciata anche una campagna di raccolta firme per chiedere al presidente Anura Kumara Dissanayake di revocare tutte le autorizzazioni e le approvazioni esistenti relative all’estrazione della sabbia ilmenite, e di dichiarare l’isola di Mannar zona ecologica costiera protetta.

Infine, p. Marcus ha dichiarato ad AsiaNews che la popolazione non intende rinunciare alla protesta, ma che tutte le parti interessate, compresa la diocesi di Mannar, sono impegnate in discussioni con le autorità governative per raggiungere una soluzione amichevole. “Non vogliamo creare conflitti o situazioni spiacevoli, ma noi, la nostra gente, dobbiamo poter vivere su quest'isola in pace come in un lontano passato. Dobbiamo poter respirare liberamente. Questo è tutto ciò che chiediamo”, ha detto. 

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