04/09/2025, 13.56
LANTERNE ROSSE
Invia ad un amico

Putin e Xi parlano di immortalità, ma i trapianti forzati in Cina restano un problema

Nel dialogo captato con il presidente russo Vladimir Putin, Xi Jinping ha parlato della possibilità che grazie ai trapianti di organi si possa vivere anche fino a 150 anni. Ma Pechino non ha mai adottato un sistema chiaro e trasparente sulla donazioni di organi. E nonostante l'approvazione di diversi regolamenti nel corso degli anni, continuano a circolare informazioni sui prelievi forzati a scapito soprattutto delle minoranze. 

Pechino (AsiaNews) - Un microfono lasciato acceso ha captato il dialogo tra il presidente russo Vladimir Russo e l’omologo cinese Xi Jinping durante la parata per l’80° anniversario dalla fine della Seconda guerra mondiale organizzata ieri da Pechino. Nella registrazione si sente l’interprete di Putin affermare in cinese che “gli organi umani possono essere continuamente trapiantati. Più a lungo si vive, più giovane si diventa: si può persino raggiungere l’immortalità”. Al che Xi risponde sostenendo che oggi si possa estendere la vita fino a 150 anni. 

Nonostante l’apparente superficialità dello scambio, la questione dei trapianti di organi in Cina è stata a lungo argomento di dibattito, sia in patria che all’estero. Solo nel 2024 è entrato in vigore un nuovo regolamento sulla donazione e il trapianto di organi umani per soddisfare gli standard internazionali imposti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e rispettare i principi contenuti nella Dichiarazione di Istanbul sul traffico di organi e il turismo dei trapianti. Tuttavia alcuni gruppi di attivisti sostengono che anche con l’approvazione della normativa continueranno i trapianti di organi dai prigionieri o da alcuni gruppi etnici e sicuramente non metterà fine al turismo dei trapianti in Cina.

Nel 2021 gli esperti di diritti umani delle Nazioni unite avevano espresso preoccupazione riguardo i resoconti sui presunti “prelievi di organi” a danno di gruppi specifici di persone, inclusi i praticanti del Falun Gong, a lungo perseguitati da Pechino, e gli appartenenti alle minoranze etniche e religiose, come “uiguri, tibetani, musulmani e cristiani” e pure i detenuti nelle carceri. Nella loro dichiarazione, i relatori dell’Onu sostenevano “di aver ricevuto informazioni attendibili secondo cui i detenuti appartenenti a minoranze etniche, linguistiche o religiose potrebbero essere sottoposti con la forza ad analisi del sangue e ad esami di organi come ecografie e radiografie, senza il loro consenso informato; mentre altri prigionieri non sono tenuti a sottoporsi a tali esami. I risultati degli esami sarebbero registrati in un database di fonti di organi viventi che ne facilita l’assegnazione”.

Già in passato la Cina aveva emanato norme contro il commercio illegale di organi, eppure secondo alcune fonti interpellate da Radio Free Asia, circa la metà dei trapianti per persone appartenenti all'élite politica e militare cinese avvengono all’interno di ospedali militari. Già dal 2015 era stato imposto che le donazioni di organi fossero esclusivamente volontarie ed effettuate tra parenti viventi, ma la domanda ha continuato a superare l’offerta e decine di migliaia di trapianti effettuati in Cina non trovano giustificazione nei registri ufficiali secondo gli attivisti che si occupano del tema. Anche un tribunale cinese nel 2020 era giunto alla conclusione che “in Cina il prelievo forzato di organi da prigionieri di coscienza è stato praticato per un periodo di tempo considerevole, coinvolgendo un numero molto elevato di vittime”, mentre il turismo dei trapianti continua a essere un business da miliardi di dollari, al punto che l’isola di Taiwan ha dovuto introdurre una serie di restrizioni per ostacolare la pratica. 

In seguito alla pubblicazione della sentenza definitiva del Tribunale indipendente sul prelievo forzato di organi dai prigionieri di coscienza in Cina nel 2020, diverse commissioni negli Stati Uniti hanno affrontato il tema del prelievo forzato di organi. Secondo una testimonianza rilasciata lo scorso anno da Ethan Gutmann, ricercatore presso la Victims of Communism Memorial Foundation, la Cina avrebbe iniziato a effettuare test biometrici su larga scala sugli uiguri a partire dal 2014 a causa dell'esaurimento delle scorte di praticanti del Falun Gong in età ottimale per il prelievo di organi.

Gli esperti delle Nazioni unite per i diritti umani avevano già sollevato la questione con il governo cinese nel 2006 e nel 2007, ma le risposte si erano dimostrate carenti e poco trasparenti. Il problema principale nel descrivere il fenomeno riguarda infatti la mancanza di dati disponibili e l’assenza di sistemi di condivisione delle informazioni trasparente, impedendo la tracciabilità delle donazioni e delle operazioni effettuate. 

"LANTERNE ROSSE" È LA NEWSLETTER DI ASIANEWS DEDICATA ALLA CINA. VUOI RICEVERLA OGNI GIOVEDI’ SULLA TUA MAIL? ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER A QUESTO LINK

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Vietata una mostra su corpi umani cinesi: si teme siano di condannati della Falun Gong
17/10/2018 12:44
Mons. Sanchez Sorondo nel Paese delle meraviglie
07/02/2018 10:33
Mons. Sanchez Sorondo: La Cina migliore realizzatrice della dottrina sociale della Chiesa
07/02/2018 08:20
Traffico di organi: Vaticano in difesa della Cina. Huang Jiefu: Non ho nessun compito diplomatico
08/02/2017 12:11
Ex ministro cinese parla oggi in Vaticano sul traffico di organi
07/02/2017 09:02


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”