22/12/2023, 07.36
RUSSIA-ASIA CENTRALE
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Putin vuole nuovi immigrati dal Kazakistan

Un nuovo decreto firmato pochi giorni fa rende ancora più facile per i kazachi ottenere la cittadinanza russa. Una misura che quarda soprattutto agli abitanti delle regioni settentrionali a maggioranza russofona, che sono di fatto le più povere di tutto il Paese. I migranti servono alla Russia nell’immediato per rimpolpare le fila dell’esercito, ma serviranno soprattutto dopo la guerra.

Mosca (AsiaNews) - Il decreto firmato dal presidente russo Vladimir Putin lo scorso 18 dicembre, che permette ai cittadini del Kazakistan (insieme a quelli di Moldavia e Bielorussia) di ottenere facilmente la cittadinanza russa, ha rilanciato la spinta ad emigrare in Russia, soprattutto da parte dei cittadini kazachi di etnia russa, o comunque attratti da migliori condizioni di vita. Ora non sarà più necessario sostenere esami di storia e di “fondamenti della statualità russa”, anche se bisognerà dimostrare di possedere la lingua.

Acquisire il passaporto rosso con l’aquila bicipite non era molto difficile neanche prima per i kazachi, ma ora la procedura è stata semplificata al massimo. Secondo il decreto putiniano, qualunque abitante del Kazakistan può diventare cittadino russo subito dopo l’ottenimento del permesso di soggiorno, con una semplice verifica linguistica, e questo stimolerà soprattutto i kazachi delle regioni settentrionali a maggioranza russofona, che sono di fatto le più povere di tutto il Paese.

Secondo l’Ufficio di statistica, le emigrazioni dei kazachi in Russia seguivano una curva discendente da tempo: se nel 2000 erano oltre 108mila, l’anno scorso si erano ridotti a 19mila, il minimo dell’ultimo ventennio. Eppure, come sostiene il politologo Gaziz Abišev, le nuove condizioni possono davvero cambiare le dinamiche, e ad andarsene potrebbero ora essere anche le persone con maggiori qualifiche professionali: “i tecnici specializzati da noi non cercano necessariamente di emigrare, ma in patria non trovano offerte adeguate, e chi potrebbe essere competitivo sul mercato russo del lavoro viene certamente invogliato”.

Questo potrebbe comportare un deficit di personale e un forte squilibrio nel settore tecnologico in Kazakistan, e anche gli studenti preferiscono rivolgersi verso la Russia, per accedere a istituti di livello più alto, nonostante il rischio di essere coinvolti nelle operazioni militari. Come afferma l’economista Arman Bejsembaev, “qualunque sia l’esito della guerra in Ucraina, l’economia russa si rimetterà velocemente in sesto, appena finiscono gli scontri armati”. Se non accadranno catastrofi di livello planetario, con la disgregazione dello Stato e la guerra civile, la Russia riuscirà a ritornare ai livelli di prima del conflitto, ma per questo scopo serviranno molte forze lavorative, in tutti i campi.

Sarà la Russia ad aver sempre più bisogno dei kazachi, piuttosto che l’inverso, spiega Bejsembaev: “il rublo continuerà a svalutarsi, la ripresa economica non potrà avvenire in modo automatico, ma il mercato russo rimarrà sempre il più remunerativo tra tutti i Paesi dell’area post-sovietica, essendo il più ampio e diversificato”. I migranti servono alla Russia nell’immediato per rimpolpare le fila dell’esercito, ma serviranno soprattutto dopo la guerra.

Ora il governo di Mosca vuole evitare a tutti i costi di dover annunciare una nuova mobilitazione, con lo scontento che causerebbe durante la campagna elettorale presidenziale. Già a ottobre il capo del Comitato investigativo, Aleksandr Bastrykin, aveva proposto di privare i migranti del passaporto appena ottenuto se avessero rifiutato di partecipare alle azioni belliche in Ucraina, ma per evitare contraccolpi negativi sull’immigrazione è stato deciso di passare dalle minacce alle lusinghe.

L’ondata di nuovi migranti che si attende soprattutto dal Kazakistan porterà certamente diversi nuovi arruolamenti nell’esercito, grazie alla promessa di forti compensi. Lo scopo sarà però quello di contrastare il calo demografico, e la perdita di molti lavoratori proprio a causa della guerra, con le tante migliaia di caduti e di feriti gravi.

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