21/02/2022, 09.18
IRAN - ONU
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Relatore Onu su Teheran: decine di cristiani arrestati nel 2021

Il rapporto ufficiale delle Nazioni Unite riferisce di “almeno 53 arresti” fra i membri della minoranza. Ed esprime “preoccupazioni” per la “continua repressione”. Un gruppo di convertiti costretto a subire sessioni di “rieducazione” alla fede islamica. Il ruolo dei Pasdaran negli attacchi anti-cristiani. 

Teheran (AsiaNews) - Fra gennaio e dicembre 2021 “almeno 53 cristiani sono stati arrestati” per il solo fatto di aver “praticato il culto legato alla propria fede”. La conferma dei ripetuti casi di violazione alla libertà religiosa nella Repubblica islamica, che colpiscono anche i cristiani, arriva dal relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani in Iran Javaid Rehman. Nel rapporto pubblicato nei giorni scorsi, in previsione della 49ma sessione regolare del Consiglio Onu sui diritti umani dal 28 febbraio al primo aprile, l’esperto rilancia le “preoccupazioni” per “la continua repressione delle minoranze religiose” comprese le detenzioni arbitrarie. 

Fra le violazioni contenute all’interno del rapporto Onu si ricordano “le chiusure forzate” dei luoghi di preghiera, soprattutto le chiese domestiche, con il pretesto di presunte violazioni “alla sicurezza nazionale”. Rehman rilancia l’appello per “la liberazione di quanti sono stati arrestati” per aver praticato solo “il diritto alla libertà di opinione, di espressione, di associazione e di assemblea pacifica”. Al contempo egli sottolinea che, all’atto pratico, risulta disattesa l’affermazione governativa secondo cui “le minoranze sono rispettate” e i “cristiani, ebrei, zoroastriani sono liberi di praticare i riti della loro religione in base all’art. 13 della Costituzione”. 

Una ulteriore conferma alle denunce di abusi e violazioni alla libertà religiosa arriva dagli attivisti di Article18, sito specializzato nel documentare le repressioni in atto nella Repubblica islamica. Nei giorni scorsi è emersa la vicenda di un gruppo di cristiani convertiti, prosciolti nel novembre scorso dall’accusa di violazioni della legge e propaganda anti-statale, oggi costretti a sottoporsi a sedute di “rieducazione” partecipando a classi e seminari tenuti da esperti musulmani. 

Il gruppo di cristiani è originario di Dezful, nell’ovest del Paese, ed è stato contattato da agenti dell’intelligence appartenenti al Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (i Pasdaran) in piena notte, chiedendo loro di presentarsi negli uffici la mattina successiva. Nonostante gli avvertimenti degli avvocati che suggerivano di non rispondere alla convocazione, parte del gruppo si è presentata subendo una sorta di indottrinamento. I funzionari hanno detto loro di essere stati “ingannati” in materia di fede e che presto sarebbero state organizzate 10 sessioni con leader islamici per “guidarli nel giusto cammino”. 

Il gruppo di cristiani dovrà - salvo ripensamenti dell’ultima ora da parte delle autorità - partecipare a gruppi di lavoro il cui obiettivo di fondo è di riconvertirli. Un provvedimento che costituisce una palese violazione alla libera pratica del culto in base alle norme e ai trattati internazionali, dei quali Teheran è una nazione firmataria. Le sessioni di “rieducazione”, spiegano gli attivisti, stanno diventando sempre più comuni negli ultimi anni tanto da apparire nell’elenco delle “punizioni correttive” nei documenti ufficiali dei tribunali. Nell’ultimo anno è aumentato anche il coinvolgimento dei Pasdaran negli attacchi contro i cristiani: in almeno 12 dei 38 casi di persecuzioni o violenze registrati nel 2021 vi è la responsabilità diretta dei Guardiani della rivoluzione con arresti, irruzioni nelle case o nelle chiese domestiche, confische di beni. 

L’ong internazionale con base negli Stati Uniti International Christian Concern sottolinea che “le classi obbligatorie di rieducazione islamica sono in conflitto con le sentenze” del tribunale di Dezful, secondo cui il gruppo “si è solo convertito a una religione diversa”. I giudici, conclude la nota Icc, hanno stabilito che l’apostasia “potrebbe” essere punita in base alla sharia, la legge islamica, ma “non rappresentano un crimine” secondo le norme della Repubblica iraniana; escluso il reato di propaganda verso altri gruppi (religiosi). 

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