16/10/2004, 00.00
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Rinviato il Sinodo della Chiesa caldea

L'insicurezza in Iraq colpisce la minoranza cristiana. Cattolici da Baghdad: "Cristiani, cosa fate per i vostri fratelli iracheni?"

Baghdad (AsiaNews) – La decisione è stata presa questa settimana dal patriarca caldeo Emmanuel Delly: il Sinodo della Chiesa caldea - che doveva svolgersi dal 19 al 21 ottobre a Baghdad - è stato rinviato a causa della situazione di insicurezza e di violenza in cui versa il paese, sconvolto dagli attentati terroristici. Lo conferma ad AsiaNews il procuratore della Chiesa caldea a Roma padre Philip Najim, precisando che la decisione è stata presa prima degli attentati che questa notte hanno colpito 5 chiese a Baghdad.

Secondo p. Najim "è chiaro che questi attentati sono compiuti per impedire ai cristiani di tutti i riti di effettuare le loro cerimonie religiose domenicali". "Si tratta di forze oscure che vengono dall'estero, non di iracheni" precisa p. Najim. "I musulmani iracheni non colpiscono i loro fratelli cristiani. Sono terroristi venuti dall'estero che vogliono cacciare i cristiani dall'Iraq".

La paura affiora dalle parole dei testimoni degli attentati di questa notte: "Abbiamo sentito un forte scoppio. Alla mattina siamo usciti e abbiamo visto la nostra chiesa colpita in modo grave". Da Baghdad parla Najwa (nome di fantasia per motivi di sicurezza), cristiana caldea della parrocchia di san Tommaso a Mansour, danneggiata da una delle bombe di questa notte. "Abbiamo molta paura, da agosto scorso non andiamo a messa nella nostra chiesa per timore di attentati" racconta Najwa. "Per fortuna questa notte non c'era nessuno vicino alla parrocchia, per questo non ci sono feriti. Ma è stato un attacco forte, la chiesa ha subito molti danni".

I cristiani iracheni temono per la loro sicurezza: "Vediamo in giro per le strade manifesti e volantini con scritto: 'Cristiani andate via, lasciate l'Iraq'. In tanti ci chiediamo: 'Cosa fanno i cattolici di tutto il mondo per noi?'. Ogni giorno uccidono un cristiano, fanno attentati contro le chiese: sì, abbiamo paura" afferma Najwa.

La situazione dei cristiani è cambiata non solo a Baghdad ma anche in altre zone dell'Iraq: a Mossul, ad esempio, da ieri, inizio del Ramadan, le donne cristiane devono portare il velo e l'abito lungo. Una studentessa cristiana, Bushra, racconta ad AsiaNews che il preside della sua scuola è stato minacciato dai terroristi musulmani: non deve permettere alle alunne di entrare a scuola senza velo.

Alcuni cristiani iracheni sono sicuri che gli attentati di questa notte sono da mettere in relazione con le recenti dichiarazioni polemiche di Muhamad Bashar Al Fayyaadh, un imam che dice di parlare a nome della commissione dei religiosi musulmani iracheni. Durante il programma 'Hasad al yawm' ('La raccolta del giorno') della tv araba Al Jazeera, Al Fayyaadh nei giorni scorsi aveva accusato i cristiani di non aver condannato i raid americani contro le moschee di Ramadi (ovest dell'Iraq). Le forze americane avevano giustificato il loro attacco affermando che nelle moschee "si rifugiano noti terroristi e vengono ammassate le armi usate nelle violenze contro il popolo iracheno". Un portavoce dell'esercito Usa aveva specificato che "i nostri soldati non entrano mai nelle moschee",  ma che tale azione "viene delegata alle forze di polizia irachene".

Il patriarca di Baghdad Delly, intervistato da un sito internet cristiano locale, aveva condannato l'episodio affermando che "cristiani e musulmani fanno parte della grande famiglia irachena: quello che succede agli uni, accade anche agli altri". Alcuni sacerdoti e religiosi cristiani iracheni avevano scritto una lettera in cui condannavano le violenze di Ramadi. (LF)

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