30/04/2022, 11.49
A. SAUDITA - TURCHIA
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Riyadh, islam e investimenti: Erdogan ‘archivia’ l’omicidio Khashoggi

Il presidente turco in visita ufficiale in Arabia Saudita per ricucire i rapporti con la leadership wahhabita e bin Salman. In abiti da pellegrino ha varcato la soglia della sacra moschea alla Mecca. Il denaro di Riyadh fondamentale per rilanciare l’economia interna. Un boicottaggio non ufficiale in vigore dal 2020 ha tagliato del 98% le importazioni turche. 

Riyadh (AsiaNews) - Ricucire i rapporti con il principe ereditario Mohammad bin Salman (Mbs), ai minimi storici dopo l’omicidio del giornalista e dissidente saudita Jamal Khashoggi a Istanbul, nel 2018; siglare accordi e rafforzare la partnership commerciale, per rilanciare l’economia interna; visitare la Mecca e propagandare l’immagine di pellegrino (e leader) nel mondo musulmano. La visita ufficiale del presidente turco Recep Tayyip Erdogan in Arabia Saudita, almeno secondo le intenzione di Ankara, intende rappresentare una svolta e archiviare le tensioni degli ultimi anni fra le due nazioni musulmane. Un summit favorito dalla decisione della magistratura turca a inizio mese di sospendere il processo in contumacia contro 26 imputati sauditi, trasferendo il fascicolo a Riyadh e sollevando non poche critiche in seno alla comunità internazionale. 

Fautore negli ultimi anni di una politica nazionalismo e islam, Erdogan ha inserito nella due giorni saudita (28 e 29 aprile) una tappa alla sacra moschea della Mecca, con una tappa all’interno della Kaaba, l’edificio più sacro per il mondo musulmano. I media turchi hanno rilanciato, dandone ampio risalto, le immagini del presidente in abiti da pellegrino, accompagnato da alcuni ministri e altri componenti della delegazione ufficiale.

Tuttavia, il cuore della missione era l’incontro a Jeddah con il re saudita Salman e il principe ereditario bin Salman, il vero potere forte del regno wahhabita di cui guida la politica economica ed estera. Erdogan ha sottolineato il concetto di inizio “di una nuova era” nelle relazioni fra Ankara e Riyadh, sebbene più di un esperto di vicende mediorientali ricordi la diffidenza reciproca fra i due personaggi che un incontro, per quanto importante, non basterà certo per archiviare. 

Rapporti che definire burrascosi in seguito alla vicenda Khashoggi è riduttivo - un omicidio perpetrato all’interno del consolato saudita a Istanbul dietro il quale, anche secondo l’Onu, vi sarebbe Mbs -, che si sono sbloccati solo col trasferimento del processo. Una questione che è anche fonte di polemica interna in Turchia, con le durissime accuse lanciate da Kemal Kılıçdaroğlu, presidente del principale movimento di opposizione (il Partito repubblicano Chp). “[Erdogan] fa comminare a persone innocenti l’ergastolo [il riferimento è al filantropo Osman Kavala] e difende l’operato in aeroporto. Poi scende dall’aereo e abbraccia assassini” e “si inchina davanti a quanti hanno smembrato una persona nel suo Paese”. 

Al netto delle polemiche, la missione del “sultano” aveva come obiettivo il rafforzamento della partnership strategica e delle relazioni bilaterali, anche sul piano economico e commerciale, in un quadro di crisi alimentata da pandemia e guerra russa in Ucraina. Sfruttando l’ambizioso programma di riforme “Vision 2030” lanciato da Mbs e i programmi di privatizzazione, soprattutto nella sanità e nell’istruzione, Ankara intende moltiplicare gli investimenti, incentivando una crescita da tempo al palo. 

Inoltre, la visita potrebbe garantire risvolti positivi anche per molte società turche che operano nel campo delle infrastrutture del regno, ripristinando la presenza di società saudite nel mercato turco per immettere fondi e liquidità. Un punto, quest’ultimo, essenziale per frenare una inflazione ormai dilagante e offrire nuove armi alla propaganda di Erdogan, in vista delle elezioni del prossimo anno. La speranza di Ankara è di archiviare il boicottaggio “non ufficiale” imposto da Riyadh alle importazioni turche nel 2020 in una fase di forte tensione, che ha determinato un taglio stimato attorno al 98%. E che oggi appare tramontata in nome dell’islam e del denaro. Lo stesso Erdogan, in un passaggio della due giorni, ha citato la fine del Ramadan, il mese sacro di digiuno e preghiera, come momento opportuno per la visita per “alimentare e rafforzare i legami fraterni”.

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