22/06/2005, 00.00
Arabia Saudita
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Riyadh, missionario indiano in prigione, accusato di proselitismo

Riyadh (AsiaNews) – Due cristiani pentecostali indiani continuano  a marcire nelle prigioni saudite, accusati di proselitismo. Essi erano stati presi insieme ad altri cristiani lo scorso 28 maggio. Sei di loro sono stati liberati perché la polizia ha riconosciuto che praticavano la loro fede in privato nelle loro case.

Sulla sorte degli altri due si teme il peggio. I cristiani presenti nel regno saudita sono molto preoccupati. Si tratta di due indiani del Kerala. AsiaNews è venuta a conoscenza dell'identità di uno dei due: si tratta di George Kutty, che in passato è stato sotto-ispettore di polizia nel suo paese. Gorge Kutty appartiene alla Missione Pentecostale indiana e aveva rapporti con molti missionari pentecostali nel mondo. Kutty teneva tutte le informazioni e i contatti dentro il suo computer portatile.

Di recente la sua ditta lo aveva trasferito a Tabuk (nella parte nord-ovest del Paese) Mentre stava viaggiando verso Tabuk, la polizia stradale a vigilanza dell'autostrada lo ha fermato per controlli, scoprendo il suo computer. Preso in custodia, hanno controllato il contenuto del computer e hanno scoperto tutte le informazioni sulla sua missione e quella del suo gruppo. Ora George Kutty è accusato di predicare il cristianesimo in Arabia saudita con l'aiuto di organizzazioni missionarie internazionali.

I cristiani che lavorano in Arabia saudita fanno notare che Kutty è accusato solo in base alle informazioni presenti nel computer e non per azioni o gesti espliciti di missione (o "proselitismo"). Il suo arresto e le informazioni in possesso della polizia potrebbero portare a una lunga serie di arresti fra i cristiani presenti nel regno saudita.

Il governo dell'Arabia Saudita proibisce la pratica di ogni religione diversa dall'islam fondamentalista wahabita. È proibita la missione e ogni manifestazione pubblica (avere Bibbie, portare un crocifisso, un rosario, pregare in pubblico). La polizia religiosa, la famigerata Muttawa, conosciuta per la sua spregiudicatezza e violenza nelle torture, vigila sul divieto. Negli ultimi anni, grazie alle pressioni internazionali, la corona saudita ha permesso la pratica di altre religioni, ma solo in privato. La Muttawa, però, continua ad arrestare, imprigionare e torturare persone che praticano altre fedi anche se in privato.

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