04/04/2011, 00.00
AFGHANISTAN
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Sacerdote a Kabul: Bruciare il Corano è un atto sacrilego e inqualificabile

Padre Giuseppe Moretti condanna chi ha bruciato il Corano in Florida, causando le proteste in Afghanistan. Intanto le proteste proseguono, con circa 30 morti e decine di feriti. Il presidente Karzai chiede che chi ha bruciato il Corano sia “processato”.

Kabul (AsiaNews) – “In questo momento voglio solo pregare, invitare tutti a pregare per i morti di Mazar-i-Sharif e in altre città, per tutti i morti sia occidentali che afghani. Sono tutte vittime di un atto odioso e inaccettabile”. E’ netta la condanna di padre Giuseppe Moretti, Superiore della Missio sui iuris a Kabul, mentre nell’intero Paese continuano le proteste della popolazione afghana, oltraggiata per il rogo del Corano in Florida, e si contano altre vittime.

Nel Paese le proteste iniziate venerdì, con l’assalto al palazzo delle Nazioni Unite a Mazar-i-sharif, hanno già causato circa 30 morti. Ieri a Kandahar scontri violenti hanno causato la morte di 2 poliziotti e oltre 30 feriti. Sempre a Kandahar il 2 aprile la folla ha marciato sull’ufficio Onu e negli scontri ci sono stati almeno 10 morti e 80 feriti. Il 1° aprile a Mazar-i-Sharif la folla ha trucidato 3 funzionari Onu e 4 soldati nepalesi che li proteggevano, sono pure morti 5 manifestanti. L’intero Paese è in subbuglio: dimostrazioni pacifiche ci sono state ieri a Kabul, Herat, Jalalabad e altrove.

Le proteste sono esplose dopo la diffusione della notizia che il 20 marzo il pastore evangelico Wayne Sapp ha bruciato in pubblico una copia del Corano, in Florida.

Padre Moretti non usa mezzi termini. Ad AsiaNews parla di “un atto inqualificabile e irresponsabile perché il Corano è il testo sacro dell’Islam e bruciare un testo sacro, di qualsiasi religione, è un atto gravissimo e sacrilego. Non è un atto di libertà, perché la libertà non è offendere quanto per altri è sacro. E’ invece un atto contrario allo stesso cristianesimo, che è una religione che insegna ad amare tutti, anche chi la pensa in modo diverso, non dice certo di offendere le altre religioni”.

“Ora – prosegue- chi lo ha fatto deve assumersi la piena responsabilità morale per le conseguenze prevedibili, perché sapeva benissimo come i fedeli islamici avrebbero potuto reagire a questa vera e propria provocazione, per di più in una situazione dove il mondo islamico è già in subbuglio”.

“E’ ovvio che la violenza dei dimostranti è del pari condannabile, quanto il gesto che l’ha provocata. Ma è un gesto sacrilego e nel gesto sacrilego i fedeli islamici vedono un’offesa diretta a loro stessi. Poi, è ovvio che sia pure inaccettabile l’attacco contro chiunque sia occidentale, cristiano, per l’azione di uno soltanto. Prima della Messa di ieri – prosegue – ho invitato tutti a pregare per le vittime di questa vicenda, sia occidentali che afghane”.

In Afghanistan c’è il massimo livello di allerta. Fonti di AsiaNews affermano che a ispirare la protesta vi siano ambienti legati allo stesso presidente Hamid Karzai, per attirarsi le simpatie della popolazione. Karzai ha condannato in modo pubblico il falò del Corano, cosa che gli ha attirato la critica che abbia contribuito a causare le proteste. In questi giorni Karzai ha ripetuto l’invito al governo e al Senato Usa a “condannare l’atto in modo deciso… e portare il responsabile davanti alla giustizia”.

Il presidente Usa Barack Obama ha condannato il falò come atto di “estrema intolleranza e settarismo”.

Il generale David Petraeus, capo della missione Usa contro i Talebani, ha deplorato il gesto come “odioso, del tutto irrispettoso e dimostrazione di enorme intolleranza”.

Il pastore Usa Terry Jones, che nel 2010 aveva minacciato di bruciare un Corano, poi rinunciandoci per le proteste, il 1° aprile ha detto che responsabili per le morti sono l’Islam e i suoi seguaci, non chi ha bruciato il Corano.

Una risposta indiretta gli arriva dal capo Onu in Afghanistan Staffan de Mistura, secondo il quale “la libertà di parola non significa libertà di offendere cultura, religione o tradizioni” di altri. “Chi ha assalito l’edificio [Onu] era furioso per la questione del Corano. Non per ragioni politiche”.

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