06/02/2008, 00.00
CINA
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Segnali contrastanti di Pechino sui diritti umani

Quattro 4 anni di carcere a Lu Gengsong per avere parlato della corruzione di funzionari pubblici. In galera oltre 40 giornalisti per accuse analoghe. Ma ieri è stato liberato il giornalista Ching Cheong ed è stato dimesso un dirigente che ha ordinato un arresto illegale. I due volti del Paese.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Condannato a 4 anni di carcere l’attivista per i diritti Lu Gengsong per avere criticato funzionari pubblici. Ma ieri è stato pure allontanato un dirigente del Partito comunista (Pc) che ha ordinato un arresto illegale e il giornalista Ching Cheong ha ritrovato la libertà. Nell’anno Olimpico, Pechino appare sempre più oscillare tra la “consueta” repressione e un maggiore rispetto dei diritti.

Ieri il tribunale di Hangzhou ha condannato Lu (a destra nella foto) per “istigazione sovversiva contro lo Stato”, senza consentirgli di fare richieste o dichiarazioni. E’ un’accusa generica, molto usata contro chi è dissidente e critico verso il governo. La moglie Wang Xue’e ha detto che è stata permessa la presenza solo a lei, alla figlia e a due amici.  “Il giudice – racconta Wang – ha letto la sentenza immediatamente. Non ci sono state domande e nessuno ha potuto dire qualcosa”.

Il legale di Lu spiega che l’accusa ha soltanto elencato i 19 scritti da lui messi su internet, alcuni dei quali parlano della corruzione di pubblici ufficiali collusi con imprenditori immobiliari per realizzare progetti di sviluppo. Lu è stato arrestato ad agosto 2007.

Intanto, sempre ieri,  Zhang Zhiguo, segretario del Pc della contea di Yifeng (Liaoning), è stato costretto a dimettersi. Zhang aveva ordinato a 3 poliziotti di andare fino a Pechino (distante 800 chilometri) per arrestare la giornalista Zhu Wenna per diffamazione. La reporter aveva scritto sulla rivista Legal Man la storia di Zhao Junping, proprietaria di una pompa di benzina espropriata nel 2006, che ha accusato Zhang di non averle dato un adeguato indennizzo. Zhu riuscì ad evitare l’arresto per caso e la vicenda è finita sulla stampa nazionale. In un giorno su internet ci sono stati oltre 30mila commenti, critici sull’uso strumentale del “potere giudiziario locale” da parte dei funzionari pubblici. “Che differenza c’è – chiede un messaggio – fra questo e gli imperatori feudali?”.

L’ordine di arresto è stato revocato e la polizia è tornata dopo 4 giorni a scusarsi. Ora il Comitato del Pc di Tieling ha ritenuto che Zhang ha dimostrato “una debole consapevolezza dello Stato di diritto”. Peraltro esperti osservano che “l’ordine di dimettersi” è una sanzione molto meno grave della “espulsione” e non impedisce un futuro nuovo incarico di potere.

Va detto che il direttore di Legal Man, Wang Fengbin, che ha criticato in pubbico il tentato arresto, è stato costretto a dimettersi. E l’ex benzinaia Zhao, che ha diffuso messaggi telefonici per raccontare la storia e reclamare il suo giusto indennizzo, è ancora in carcere per diffamazione.

Ieri mattina è stato rilasciato su cauzione Ching Cheong, giornalista di Hong Kong condannato senza prove a 5 anni di carcere per “spionaggio a favore di Taiwan”, dopo aver trascorso in una galera di Guangzhou metà della pena.

A pochi mesi dalle Olimpiadi, la Cina manda segnali contrastanti. Colpisce con forza critici e attivisti per i diritti e mantiene un rigido controllo sui media e internet. Ma è molto attenta a fare gesti che non esasperino le critiche internazionali. Alllo stesso tempo, appare più sensibile all’opinione pubblica interna e punisce funzionari responsabili di malgoverno e corruzione. Forse per evitare maggiori rivolte sociali.

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