29/04/2022, 10.22
COREA DEL SUD
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Seoul, democratici vogliono riformare la giustizia prima di Yoon

di Guido Alberto Casanova

A pochi giorni dall'insediamento il parlamento uscente dovrebbe votare una legge che limita i poteri del procuratore generale, l'incarico rivestito fino a pochi mesi fa dal nuovo presidente. Sullo sfondo il timore che il nuovo corso politico riaccenda il ciclo delle indagini giudiziarie. Ma i conservatori si appellano alla Corte costituzionale.

Seoul (AsiaNews) - C’è grande confusione a Seoul, dove in queste ultime settimane la politica è in fibrillazione. Non solo per l’imminente insediamento il 10 maggio del presidente conservatore Yoon Suk-yeol, ma anche per l’acceso dibattito che ha generato il progetto di riforma della giustizia. La proposta, formulata dal Partito Democratico del presidente uscente Moon Jae-in, è ora in parlamento e già martedì 3 maggio potrebbe essere approvata.

Sebbene il progetto di ridurre i poteri del procuratore generale fosse un sogno nel cassetto custodito a lungo dall’attuale amministrazione democratica, la vittoria alle elezioni presidenziali di Yoon lo scorso 9 marzo ha accelerato notevolmente gli eventi.

In Corea del Sud l’ufficio del procuratore generale riveste tradizionalmente un ruolo molto rilevante nella vita pubblica del Paese. Anzi, in molti frangenti è stata additata come un’indebita influenza nella politica sudcoreana: solo durante l’ultimo quinquennio due ex presidenti sono stati incriminati e alcuni ministri sono finiti nel mirino del procuratore. Ora che Moon si appresta a lasciare la presidenza, i democratici temono che il nuovo corso politico conservatore possa riaccendere il ciclo di indagini giudiziarie, che caratterizza il conflitto politico a Seoul, e portare in carcere alcuni membri del governo democratico. Yoon stesso si è detto favorevole a un processo per corruzione contro Moon e contro il candidato presidenziale dei democratici, Lee Jae-myung.

La riforma proposta dai democratici prevede infatti di sottrarre gradualmente al procuratore generale i propri poteri di indagine. Dopo settimane di polemica, democratici e conservatori avevano raggiunto un accordo lo scorso venerdì per permettere al procuratore generale di condurre ancora indagini su corruzione e crimini economici finché una nuova agenzia non lo solleverà dall’incarico. Tuttavia già durante il fine settimana il partito conservatore ha fatto retromarcia, sconfessando il compromesso appena raggiunto anche in considerazione di alcuni sondaggi che indicavano la contrarietà dell’opinione pubblica alla riforma.

Il Partito Democratico però ha deciso di proseguire per la sua strada, portando i due emendamenti che costituiscono la riforma in parlamento. Dovendosi scontrare con una solida maggioranza democratica (171 seggi su 300), l’opposizione conservatrice è ricorsa a discorsi-fiume da parte dei propri parlamentari. La maggioranza però ha adottato uno stratagemma procedurale per chiudere il dibattito e aggirare l’ostruzionismo: il primo emendamento verrà votato senza discussione sabato 30 aprile e il secondo verrà votato martedì 3 maggio. Se tutto dovesse andare secondo i piani, martedì stesso la riforma approvata dal parlamento potrebbe arrivare sul tavolo di Moon per la promulgazione a meno di una settimana dall’entrata in carica di Yoon, che invece apporrebbe il proprio veto.

I conservatori sono coscienti di non poter vincere la battaglia parlamentare e hanno già iniziato a muoversi su altri fronti. Mercoledì stesso i conservatori hanno reso noto di aver presentato una richiesta alla Corte Costituzionale di sospendere la riforma per irregolarità procedurali durante l’approvazione parlamentare. Un’azione simile è stata intrapresa anche dall’ufficio del procuratore, che ha già iniziato a preparare la propria task force per contrastare la riforma.

La diatriba tra i conservatori del presidente Yoon e il parlamento a maggioranza democratica lascia intravedere pochi spiragli di cooperazione politica in un Paese diviso come la Corea del Sud di oggi. La riforma della giustizia rivelerà qual è il livello dello scontro politico in atto a Seoul.

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