24/10/2013, 00.00
COREA DEL SUD
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Seoul, il Partito democratico attacca la Park: Sciolga i Servizi segreti corrotti

di Joseph Yun Li-sun
L'ex candidato alla presidenza Moon Jae-in interviene nel dibattito sui brogli compiuti dal Nis: "La presidentessa ha beneficiato di quanto avvenuto, dimostri di essere onesta". Il Manifesto della Chiesa cattolica sullo scandalo continua a guadagnare consensi nel Paese.

Seoul (AsiaNews) - Le Forze armate e i Servizi segreti "non hanno interferito con la politica coreana almeno dalla fine della dittatura militare. Che ne sia stata consapevole o meno, la presidentessa Park Geun-hye ha beneficiato dei brogli compiuti dai militari. Ora chiedo che dimostri di essere onesta e intervenga per risolvere il problema". È il contenuto di un messaggio pubblicato oggi da Moon Jae-in, deputato democratico ed ex candidato alla presidenza della Repubblica coreana sconfitto per un soffio dall'attuale leader, espressione del Partito conservatore.

Il riferimento contenuto nel messaggio è ai brogli e alle manipolazioni compiute dal Nis, il Servizio segreto nazionale, in occasione del voto: questi sono accusati di aver manipolato le ultime elezioni presidenziali inviando decine di migliaia di messaggi intimidatori agli elettori anziani, manipolando schede e urne e facendo girare dossier diffamatori sui candidati democratici.

Oltre a Moon sono intervenuti nella polemica anche altri deputati democratici, nonostante il Partito abbia deciso di rimanere in Parlamento. Secondo Sul Hoon le elezioni "sono state un'ingiustizia in tutti i sensi", mentre l'ex leader Park Jie-won ha aggiunto che andrebbe presa "in seria considerazione" la possibilità di ricorrere contro il risultato del voto.

Nelle ultime settimane la Chiesa della Corea del Sud ha lanciato un manifesto di protesta contro le interferenze del National Intelligence Service: "Tutte le 15 diocesi del Paese hanno appoggiato il Manifesto - dice una fonte di AsiaNews - che è stato firmato dalla stragrande maggioranza dei sacerdoti e delle religiose. Subito dopo è arrivato anche un pronunciamento da parte della Commissione episcopale Giustizia e Pace". Alle prime 6mila firme in calce al documento se ne sono aggiunte altre 20mila in 15 giorni.

 

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