02/08/2007, 00.00
COREA – AFGHANISTAN
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Seoul: per liberare i 21 ostaggi cristiani, negoziati diretti con i talebani

Il governo sudcoreano ha confermato di voler aumentare i suoi rapporti, ufficiali e non, con il gruppo di estremisti che tiene in ostaggio dal 19 luglio scorso 21 cristiani della chiesa presbiteriana di Saemmul. Il leader sunnita Mohammed Sayed Tantawi condanna il rapimento e chiede il rilascio degli ostaggi.
Seoul (AsiaNews) – Il governo sudcoreano ha confermato oggi di voler negoziare direttamente, in maniera ufficiale e non, con il gruppo di talebani afgani che il 19 luglio scorso ha rapito 23 cristiani della chiesa presbiteriana di Saemmul. Due di questi sono stati uccisi nei giorni successivi al sequestro, mentre le 16 donne del gruppo sarebbero “in pessime condizioni”.
 
Nel frattempo, un importante leader sunnita ha condannato il rapimento ed ha chiesto l’immediata liberazione dei cristiani. Mohammed Sayed Tantawi, che guida la prestigiosa università islamica di Al Azhar, ha assicurato ieri all’ambasciatore coreano in Egitto il suo appoggio per “una pacifica risoluzione della vicenda”, ed ha definito “insensato” il comportamento degli estremisti islamici afgani. Contro il rapimento si era già espressa due giorni fa l'Organizzazione della conferenza islamica.
 
La decisione di voler negoziare direttamente con i talebani è stata confermata oggi dal portavoce governativo Cheon Ho-seon, che alla stampa ha detto: “Seoul sta espandendo i suoi contatti con i talebani, con cui ha aperto canali di contatto diretti ed indiretti”. Secondo alcune indiscrezioni, il governatore della provincia afgana di Ghazni, dove è avvenuto il rapimento, avrebbe appoggiato l’idea di un confronto diretto con i rapitori e starebbe “facendo il possibile” per organizzare un incontro fra l’ambasciatore coreano a Kabul ed uno dei rapitori.
 
Nessun commento dall’amministrazione statunitense, che ha più volte ricordato la necessità di non fare alcuna concessione agli estremisti e si è detta a favore di un intervento deciso, anche se non militare, per risolvere la vicenda.
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