26/02/2007, 00.00
LIBANO
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Sfeir: come ai tempi della guerra civile, i partiti ricominciano ad armarsi

di Youssef Hourany
Il patriarca maronita chiede anche lo spostamento del sit-in dell’opposizione che sta “asfissiando” l’economia di Beirut. Riuniti in Pakistan i ministri degli esteri di sette Paesi sunniti in vista del vertice sulle situazioni di crisi in Medio Oriente promossa dall’Arabia Saudita.

Beirut (AsiaNews) – La corsa alle armi da parte dei partiti politici, che ricorda i tristi anni della guerra civile (1975-1990) – “dai quali poco si è imparato” -  e la necessità che l’opposizione “liberi” il centro di Beirut, dove dal primo dicembre si tiene un sit-in che sta bloccando tutte le attività economiche, sono stati al centro del pensiero che il patriarca maronita Nasrallah Sfeir ha dedicato, durante la messa domenicale, alla situazione “critica più che mai” che sta vivendo il Libano.

La crisi libanese continua, intanto, ad essere oggetto di numerosi interventi internazionali. Se ne parla in Pakistan, alla riunione che vede riuniti ad Islamabad i ministri degli esteri di sette Paesi sunniti: Egitto, Indonesia, Giordania, Malaysia, Arabia Saudita, Turchia e Pakistan, più il segretario generale dell’Organizzazione della conferenza islamica, Ekmeleddin Ihsanoglu. Obiettivo dell’incontro è elaborare un calendario di lavoro per il summit dei leder arabi promosso da re Abdullah dell’Arabia Saudita,  in programma per il 28 e 29 marzo. Il summit, al quale re Abdullah ha invitato anche il presidente siriano Assad, si propone esaminare i conflitti che agitano la regione, dalla guerra in Iraq alla crisi libanese, dal confronto per il nucleare tra Iran e Occidente alla ricerca di un rilancio del processo di pace tra palestinesi e israeliani.

Il pericolo che il continuo aggravarsi della crisi libanese porti di nuovo a far esplodere la violenza è stato dunque denunciato dal patriarca maronita. “Ci troviamo di fronte – ha detto - ad un fenomeno molto grave, cioè al riarmo dei partiti politici, come se fossimo condannati a tornare indietro di 20 anni”. “Sembra - ha aggiunto – che abbiamo dimenticato che lo scontro ci ha portati alla distruzione del Paese e ha costretto la gente a cercare un altro luogo ove vivere”.

Il patriarca Sfeir, che ha presieduto la messa nella chiesa del patriarcato a Bkerke alla presenza di molti fedeli provenienti da tutte le parti del Paese si è rivolto a tutti i responsabili perché raddoppiano i loro sforzi in modo da fare uscire il Paese “dalla prigionia della violenza".

Sfeir è tornato poi a criticare coloro che “asfissiano” la debole economia con il sit-in – promosso dall’opposizione - nel pieno centro della capitale libanese “che ha costretto molti a licenziare gli impiegati, a causa della chiusura forzata del centro commerciale di Beirut”. “Bisogna che chi l’ha organizzato lo sposti altrove”.

Egli si è anche rivolto ai responsabili delle strutture educative, perché cercano di tenere gli alunni delle scuole e delle università lontano da questo clima distruttivo, chiamando tutti a risparmiare queste forze vive, che possono costituire l'unica vera ricchezza del Paese dei cedri.

Il patriarca, infine, ha rivolto un appello perché, in questo tempo di Quaresima, ci siano gesti di solidarietà nei riguardi dei fratelli più bisognosi.

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