29/11/2006, 00.00
CINA
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Shanghai, crescono del 70% i malati di Aids

L'80% dei nuovi casi riguarda i lavoratori migranti: la causa principale, l'assunzione di droga per endovena. La Sanità pubblica vuole combattere il fenomeno con opuscoli informativi e manifesti.

Shanghai (AsiaNews/Agenzie) – In un anno, Shanghai ha registrato un aumento del 70% della diffusione dell'Aids. L'infezione è al momento molto diffusa tra i lavoratori migranti, ma la percentuale cresce anche tra i residenti.

Secondo i dati diffusi dal Centro di controllo cittadino per le malattie infettive, al 20 novembre risultano registrati 621 nuovi casi di infezione da Hiv nella città, con 46 nuovi malati di Aids; erano 370 nello stesso periodo del 2005. Il totale è di 2.216 malati, dei quali 97 sono morti. I maschi sono 4,5 volte più delle femmine e sono più colpite le persone tra 25 e 44 anni.

L'80% dei nuovi casi riguarda lavoratori migranti di altre province, infettati soprattutto a causa di assunzione di droghe per endovena. I residenti, invece, si ammalano anzitutto per rapporti sessuali non protetti.

In percentuale, il dato è molto superiore a quello della Cina che, secondo le cifre ufficiali riportate la settimana scorsa, conta 183.733 malati, con un aumento del 30%, causato anzitutto dall'assunzione di droga per via endovenosa. I dati del ministero della Sanità, riferiti all'intero Paese, dimostrano che più del 50% dei drogati usa lo stesso ago più volte e con diversi partner.

Ma le stesse autorità sanitarie dicono che il dato reale è "con probabilità molte volte maggiore" e che occorre più impegno per la prevenzione, il controllo e la cura dell'infezione.

Cai Wei, direttore dell'Ufficio per la sanità pubblica a Shanghai, ritiene che "l'aumento dell'Aids a Shanghai dipende dalla scarsa conoscenza delle misure di prevenzione e dall'aumento della popolazione migrante".

Tuttavia nella città, come nel resto del Paese, mancano progetti precisi su come combattere il fenomeno. L'Ufficio per la sanità di Shanghai pensa di assicurare una maggiore assistenza per i drogati con la costituzione di 3 nuovi centri per somministrare ai tossicodipendenti il metadone per via orale, così che non debbano iniettarselo nelle vene. Ma trascura il fatto che i migranti non sono assistiti dal sistema sanitario e che, non avendo residenza nella città, non hanno interesse a farsi registrare presso un centro medico come "presenti in modo stabile". Del resto, da anni la Cina si impegna a promuovere il sesso protetto e la cura dei tossicodipendenti tramite metadone, ma con questi metodi non ha ottenuto una diminuzione dell'infezione di Hiv.

L'Ufficio pensa anche di esporre cartelli sul pericolo nei luoghi più frequentati dai migranti e distribuire loro opuscoli informativi e profilattici. Non appare in progetto, invece, rendere il sistema sanitario e altri servizi accessibili anche ai migranti, ovvero intervenire sulle cause che rendono la tossicodipendenza diffusa tra persone venute nella megalopoli solo per avere un lavoro migliore. (PB)

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