27/01/2006, 00.00
Cina
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Si ripete il dramma del Capodanno lunare: migranti senza paga

Nonostante le promesse del premier Wen Jiabao, ancora diffusa l'abitudine fra gli imprenditori di non pagare gli operai e sparire nel nulla. "Il governo - dice un capomastro – chiede la nostra fiducia e non fa nulla".

Pechino (AsiaNews/Scmp) – In occasione delle feste per il Capodanno cinese, tutti i lavoratori migranti cercano di rientrare a casa dai luoghi di lavoro, portando a casa i ricavi di un anno. Ma quasi il 75 % di essi non riceve alcuno stipendio e non ha quindi modo di partire. Sono decine di milioni i lavoratori migranti nel Paese, oggetto di sfruttamento forsennato da parte delle industrie cinesi, che non ricevono alcun tipo di compenso per mesi e a volte per anni.

Il problema diventa tragico con l' avvicinarsi del Capodanno cinese. Per l'occasione, i lavoratori che sono in città cercano di ritornare al loro paese ed alla loro famiglia di origine, ma vogliono  portare con sé i risparmi accumulati in un anno di lavoro. I soldi servono a migliorare la vita familiare e a pagare i debiti. Secondo la tradizione cinese occorre pagare i propri debiti entro la fine dell'anno, per non cadere nella vergogna. Ma quasi i ¾ dei lavoratori migranti non riceve alcuno stipendio.

Le proteste dei lavoratori per i salari non pagati, che includono anche tentativi di suicidio, sono aumentate nel corso dell'anno ed hanno provocato nel governo centrale la paura di sommosse. Il premier Wen Jiabao ha detto, dopo il capodanno scorso, che avrebbe risolto il problema, ed ha avviato una campagna che, secondo Pechino, ha "sostanzialmente risolto" il problema. Wen sostiene di aver risolto il 90 % dei casi di salari non pagati.

Sembra non essere d'accordo con il primo ministro un capomastro edile, Zhou Zhiyong, che ha scoperto a ridosso delle feste quanto è difficile per i lavoratori migranti chiedere la paga arretrata in Cina.

Zhou, operaio specializzato fino al 1996, ha lavorato con fatica fino a raggiungere nel 2004 il ruolo di capomastro: all'inizio dello scorso anno ha "reclutato" un team di 700 persone per costruire un centro commerciale a Pechino. Il piccolo imprenditore, che conosce la realtà del suo Paese, ha improntato la sua opera cercando in ogni modo di tutelare se stesso ed il suo gruppo di lavoro. Non ha voluto firmare un contratto di subappalto con il committente – gesto che lo avrebbe reso penalmente responsabile di ogni questione inerente la costruzione – ma si è accontentato del ruolo di supervisore del cantiere.

Quando l'imprenditore, nel giugno 2004, si è rifiutato di pagare i salari agli operai, Zhou li ha guidati in un sit-in di protesta per Malian Road ed è riuscito a coinvolgere il governo, che ha intimato al committente di pagare. Sotto costrizione, l'uomo ha onorato i suoi debiti con circa 300 operai, ha firmato un accordo che gli consentiva di dilazionare il pagamento agli altri, ed è sparito nel nulla.

"E' incredibile – dice Zhou – abbiamo vinto ogni causa legale, il governo ha chiesto la nostra fiducia ed ha promesso di aiutarci. Ora ci dicono che non possono fare nulla e che è compito nostro trovare il nascondiglio dell'uomo che dovrebbe pagarci".

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