15/07/2025, 11.39
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Siria: le violenze tra beduini e drusi e le rese dei conti del Medio Oriente di oggi

di Fady Noun

Le forze armate siriane sono schierate da ieri ad Al-Suwayda e hanno imposto il coprifuoco. Negli scontri innescati da un incidente isolato sono morte un centinaio di persone, fra le quali 60 drusi. In gioco la nuova fase di “integrazione” della provincia con la Siria islamista di Ahmed al-Sharaa ma anche le relazioni con Israele. Sventato un attentato a una chiesa a Tartus. 

Beirut (AsiaNews) - Le forze armate siriane sono schierate da ieri mattina ad al-Suwayda, il capoluogo dell’omonima provincia nel sud del Paese, e hanno imposto un coprifuoco generalizzato in tutta l’area. Nonostante gli sporadici spari in città, sembra che le autorità di Damasco siano riuscite a mettere a tacere i combattenti drusi, che inizialmente si sono scontrati con le milizie sunnite locali prima di estendere il confronto armato con le forze regolari. Da parte loro, i notabili e gli ecclesiastici drusi, musulmani e cristiani della città hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui chiedono ai ribelli di deporre le armi e consegnarle alle forze legittime, confidando nelle discussioni in corso per stabilizzare città e provincia.

Ma cosa è successo da domenica 13 luglio nella provincia di al-Suwayda, a maggioranza drusa? A innescare le violenze un incidente apparentemente isolato: i membri di una tribù beduina, minoranza nell’area, avrebbero allestito un posto di blocco e attaccato, derubandolo, un commerciante in verdure druso sull’autostrada al-Suwayda-Damasco, innescando in questo modo scontri su larga scala tra le due comunità. Le tensioni hanno riguardato in particolare il quartiere beduino della città di al-Suwayda e i villaggi circostanti. In due giorni sono state uccise un centinaio di persone, tra cui 60 drusi. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh), tra le vittime ci sono due donne e due bambini e altre sette persone non identificate.

Secondo alcune agenzie, la maggior parte delle vittime sarebbero dei combattenti. Tuttavia, i video diffusi ieri hanno mostrato la presa di ostaggi, spesso adolescenti spaventati e umiliati, combattenti in posa davanti alle loro vittime insanguinate come se fossero un gioco, e furgoni ammassati di cadaveri. Gli scontri, che si sono estesi ad altri villaggi della regione, sono stati costellati anche da incendi di case, facendo rivivere in molti la memoria dei massacri degli alawiti sulla costa siriana e degli scontri di aprile-maggio a Jaramana, un quartiere prevalentemente druso di Damasco.

Secondo fonti confermate i combattenti beduini hanno preso parte, insieme alle forze governative, all’assalto delle località druse. “Uccidono, bruciano e saccheggiano” denunciano testimoni oculari interni alla comunità drusa. Intanto i loro capi hanno accusato il nuovo governo di Damasco di fare il vecchio gioco del “pompiere-pirata”, già ampiamente utilizzato al tempo della dittatura di Bashar al-Assad, che è quello di provocare deliberatamente scontri tra fazioni rivali per meglio estendere la presa sulla popolazione.

Il fattore Israele

Questa accusa è stata mossa da una delle autorità religiose druse della provincia, lo sceicco Hikmat el-Hijri, che ha sempre rifiutato alle autorità siriane il diritto di entrare a al-Suwayda, chiedendo “protezione internazionale”. Una espressione che, secondo osservatori ed esperti di politica locale, significa invocare la protezione israeliana. Tuttavia, la popolazione drusa rimane riservata e abbottonata sull’argomento. Ad esempio, solo il 5% dei drusi del Golan annesso ha accettato la nazionalità israeliana, nonostante i suoi vantaggi a livello sociale.

L’argomento ha ancora meno peso presso la popolazione dopo l’incontro in Arabia Saudita tra il presidente statunitense Donald Trump e l’omologo ad interim siriano Ahmed al-Sharaa, sotto l’egida del principe ereditario Mohammad bin Salman (Mbs). Al centro dei colloqui la revoca delle sanzioni americane ed europee alla Siria e l’opposizione di Washington alla spartizione della Siria; a questo si aggiunge anche il contatto diretto appena avvenuto a Baku (Azerbaigian) tra siriani e israeliani e la prossima presenza siriana prevista alla sessione del Parlamento europeo dedicata al Medio oriente.

È vero che gli israeliani hanno reagito ieri sulle alture del Golan bombardando i carri armati siriani, non tanto però per proteggere i drusi quanto per definire il proprio perimetro difensivo. Inoltre, sebbene il ministro israeliano della Difesa abbia ribadito la volontà dello Stato ebraico di proteggere i drusi in Siria, è certo che ciò non avverrà con truppe di terra. In un certo senso, l’epilogo di ieri conferma i limiti della partita giocata dagli israeliani, che non potranno più “proteggere i drusi” come intendevano fare qualche mese fa.

Resta il fatto che questo non è un nuovo Medio oriente, ma il Medio oriente dei più forti, che sta prendendo forma in questo momento; ed è l’intera posizione geopolitica di Israele che sembra essere in gioco. Per il momento, questa posizione si basa unicamente sulla logica della forza e dell’astuzia, abilmente mascherata da una “pace abramitica” di stampo americano che sembra voler giustificare tutto, anche l’ingiustificabile.

In sostanza, gli scontri di al-Suwayda rientrano in questa logica israelo-americana, con il mondo arabo che non ha altra scelta se non quella di piegarsi al grande gioco americano, firmando accordi di non belligeranza con un Israele che ha il controllo totale del suo spazio aereo. Al tempo stesso, però, conservando il diritto di rifiutare la “normalizzazione” e limitando le sue relazioni con questo Stato, come fanno Egitto e Giordania, alle grandi esigenze di sicurezza, energetiche e commerciali.

Joumblatt per lo Stato siriano

Realista come sempre il leader druso libanese Walid Joumblatt, che gode di ampio seguito nella sua comunità, ha invocato ieri la fine dei combattimenti. Egli si è dichiarato a favore del “ripristino della sicurezza e della conclusione di una riconciliazione ad al-Suwayda, sotto l’egida dello Stato siriano”, affermando che “al-Suwayda, come Jaramana, Homs e tutte le regioni della Siria, sono sotto la protezione dello Stato siriano”. Il leader druso si è detto chiaramente contrario a qualsiasi ricorso alla “protezione straniera, e ovviamente a quella israeliana”.

Interpellato da AsiaNews l’ex ministro libanese dell’Istruzione Abbas Halabi, vicino al leader druso, ha ipotizzato che le autorità siriane abbiano abilmente approfittato di questi scontri, nati in maniera fortuita da un incidente, per indebolire il campo separatista druso favorevole a Israele. “In ogni caso - ha aggiunto Halabi - i drusi del mondo arabo rimangono saldamente radicati nella loro cultura. Sanno che la fedeltà a Israele porterà loro solo grattacapi e preoccupazioni che la sua eteronomia sta già causando a Israele nel mondo arabo”.

Da parte sua Bassem Fakhr, portavoce del Movimento uomini per la dignità, uno dei principali gruppi armati drusi insieme alla Brigata della Montagna, ha dichiarato di essere pronto a unirsi a un nuovo esercito nazionale, ma a determinate condizioni. Egli ha ricordato che nel gennaio 2025 era stato raggiunto un accordo col ministero della Difesa per “la formazione di un’entità militare e di sicurezza composta dai figli di al-Suwayda”, che avrebbe controllato la città sotto l’egida delle autorità. I prossimi giorni diranno se questo vecchio accordo rimarrà in vigore o decadrà.

Chiese nel mirino

Infine dalla Siria giungono anche notizie di nuove minacce - sventate - contro i cristiani, dopo l’omicidio di un commerciante a Homs e la strage alla chiesa greco-ortodossa di Damasco, una ferita ancora aperta per una comunità dal futuro incerto. A tre settimane dall’attacco a Sant’Elia, una nuova chiesa è scampata per poco a un attentato: il 13 luglio scorso, infatti, tre persone sono state arrestate dopo essere state sorprese con 20 kg di esplosivo - oltre a volantini, slogan e simboli estremisti.- nei pressi del luogo di culto cristiano nel villaggio di al-Kharibat, vicino a Tartus, nell’ovest del Paese. “La gente ha visto movimenti sospetti e ha informato le forze di sicurezza” ha spiegato una fonte a Open Doors. "Li hanno inseguiti e hanno scovato esplosivi e volantini". I sospetti “sono stati arrestati - conclude - ma la gente è terrorizzata da futuri attacchi”.

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